Vita di città
In viaggio nella "Movida" andriese: la voce della strada
Tra i comunicati di comitati e partiti vi è il sentire del territorio
Andria - mercoledì 11 giugno 2014
10.14
Mentre in città riprende vigore lo scontro di opinione tra comitati e partiti politici attraverso comunicati stampa e post sul noto social network "facebook", il centro storico cittadino continua a vivere la sua diversa estate 2014. Diversa perchè, come non mai, il punto di ritrovo dei giovani è divenuto proprio il centro antico ed ormai non è più insolito veder percorrere le strette viuzze da decine di ragazzi che si spostano da un punto all'altro. In principio fu Piazza Catuma, il boom della cosiddetta "movida" è stato nella principale agorà della città e tanti furono i problemi di ordine pubblico con diverse risse e qualche ferito, poi, l'animazione di un luogo immerso nel centro antico come l'Officina San Domenico, ha riportato centinaia di ragazzi in un luogo simbolo di cultura e commercio, infine è arrivato l'anello attorno al Palazzo Ducale sino a Piazza Duomo sino alla chiusura serale al traffico veicolare di un'ampia fetta di borgo antico.
Estate diversa perchè, per la prima volta in assoluto, tutti questi luoghi hanno un comune denominatore: vivere sino a tardi la città con i tanti piccoli eventi immaginati dagli esercenti che hanno investito nel centro antico. Sono circa 40 rispetto agli iniziali 8 coloro i quali hanno insediato le proprie attività nell'anello centrale del borgo antico. Il 90% degli esercizi commerciali aperti sono della categoria bar o food take away: «Io e il mio gruppo - ci dice Chiara, 17 anni - ci spostiamo facilmente e prima ci piaceva sostare nei pressi della Villa Comunale. Ma ora è bello poter vivere il centro storico semplicemente sedendosi su di un gradino con qualche risata, un pezzo di pizza e poca voglia di rientrar a casa con il caldo afoso di questi giorni». La discussione incardinatasi sulla "movida" ha spesso dimenticato un principio base: ragazzi e famiglie devono vivere la loro città ed attrarre, in questa spirale nuova, i residenti dei comuni limitrofi e non solo. Il problema è, tuttavia, il semplicissimo rispetto di regole già esistenti ed a cui poca attenzione viene posta: «La difficoltà più grande è far rispettare anche i più semplici e scontati principi di convivenza civile - ci dice un agente di Polizia Locale di Andria in servizio - sembra che soprattutto a molti giovanissimi, anche se è pessimo generalizzare, non interessino assolutamente i luoghi in cui si è, le persone che vi sono attorno e le dinamiche poste in atto anche con un semplice grido. Stare ai varchi è uno di quegli esercizi di pazienza tipici di chi deve occuparsi dell'ordine collettivo».
Sì perchè di sera i quattro varchi di accesso al centro antico sono chiusi e, teoricamente, gli autoveicoli non dovrebbero passarci. Ma alcuni "Alonso" che la nostra comunità conta tra le sue fila, hanno scambiato le piccole strade come parterre perfetto per la propria sbruffonaggine e per la Polizia Locale è complesso intervenire. Sono decine gli episodi di questo genere che ogni sera caratterizzano un momento, un istante del centro antico. «Abbiamo fatto un grande investimento - ci dice Nicola, commerciante - e crediamo che anche grazie al nostro lanciarci in un luogo deserto si è riusciti a ricreare entusiasmo e vita. Le regole vanno rispettate ma anche venendo incontro alle nostre esigenze che ad ogni saracinesca aperta dobbiamo rischiare del capitale. Tanto lavoro per molti giovani e tanti imprenditori che hanno trovato la loro strada». Imprenditori, giovani e meno giovani a cui va riconosciuto il merito di aver rischiato, e che cercano di rispettare le regole imposte. No alla vendita di bottiglie di vetro all'esterno dei locali, musica stop entro mezzanotte e pulizia dei loro spazi attigui. Resta il nodo bidoni della differenziata di cui resta ancora un duello burocratico da dipanare tra esterno ed interno degli esercizi commerciali.
«Credo nessuno possa dire di essere anti-movida e credo che anche il comitato dei residenti non si sia mai espresso contro questa famosa movida - ci dice Francesco un giovane residente del centro antico - il problema è che qui è complesso riposare, davanti a molte abitazioni, anche le più nascoste nelle viuzze, ci si ritrova la mattina a dover spostare bottiglie o pulire non sappiamo cosa, è complesso dimostrare ai vigili la necessità di dover attraversare i varchi perchè magari un figlio deve accompagnare un suo genitore anziano alla propria abitazione. Gli esempi potrebbero proseguire, ma chiedo solo che vi sia più organizzazione. Non si può pensare ad una così ampia zona riempita di centinaia se non migliaia di persone e non immaginare di imporre regole precise ed opportune che facciano star sereni commercianti, residenti e movida. Le proposte ci sono, basterebbe sedersi attorno ad un tavolo e provare a far sintesi». L'aspetto rilevante, infatti, è senza dubbio quello delle regole. Ma resta lo sfondo di quello che in tanti pensano e pochi dicono: bisogna educare al rispetto comune, la famosa e tanto snobbata educazione civica. Per educare serve prevenzione e dove è necessario un pizzico di repressione. "Movida" non deve divenire una parola dispregiativa nello slang collettivo, ma un'opportunità per mitigare i morsi della crisi, per il lavoro, per l'economia e soprattutto per la riscoperta della nostra storia.
Estate diversa perchè, per la prima volta in assoluto, tutti questi luoghi hanno un comune denominatore: vivere sino a tardi la città con i tanti piccoli eventi immaginati dagli esercenti che hanno investito nel centro antico. Sono circa 40 rispetto agli iniziali 8 coloro i quali hanno insediato le proprie attività nell'anello centrale del borgo antico. Il 90% degli esercizi commerciali aperti sono della categoria bar o food take away: «Io e il mio gruppo - ci dice Chiara, 17 anni - ci spostiamo facilmente e prima ci piaceva sostare nei pressi della Villa Comunale. Ma ora è bello poter vivere il centro storico semplicemente sedendosi su di un gradino con qualche risata, un pezzo di pizza e poca voglia di rientrar a casa con il caldo afoso di questi giorni». La discussione incardinatasi sulla "movida" ha spesso dimenticato un principio base: ragazzi e famiglie devono vivere la loro città ed attrarre, in questa spirale nuova, i residenti dei comuni limitrofi e non solo. Il problema è, tuttavia, il semplicissimo rispetto di regole già esistenti ed a cui poca attenzione viene posta: «La difficoltà più grande è far rispettare anche i più semplici e scontati principi di convivenza civile - ci dice un agente di Polizia Locale di Andria in servizio - sembra che soprattutto a molti giovanissimi, anche se è pessimo generalizzare, non interessino assolutamente i luoghi in cui si è, le persone che vi sono attorno e le dinamiche poste in atto anche con un semplice grido. Stare ai varchi è uno di quegli esercizi di pazienza tipici di chi deve occuparsi dell'ordine collettivo».
Sì perchè di sera i quattro varchi di accesso al centro antico sono chiusi e, teoricamente, gli autoveicoli non dovrebbero passarci. Ma alcuni "Alonso" che la nostra comunità conta tra le sue fila, hanno scambiato le piccole strade come parterre perfetto per la propria sbruffonaggine e per la Polizia Locale è complesso intervenire. Sono decine gli episodi di questo genere che ogni sera caratterizzano un momento, un istante del centro antico. «Abbiamo fatto un grande investimento - ci dice Nicola, commerciante - e crediamo che anche grazie al nostro lanciarci in un luogo deserto si è riusciti a ricreare entusiasmo e vita. Le regole vanno rispettate ma anche venendo incontro alle nostre esigenze che ad ogni saracinesca aperta dobbiamo rischiare del capitale. Tanto lavoro per molti giovani e tanti imprenditori che hanno trovato la loro strada». Imprenditori, giovani e meno giovani a cui va riconosciuto il merito di aver rischiato, e che cercano di rispettare le regole imposte. No alla vendita di bottiglie di vetro all'esterno dei locali, musica stop entro mezzanotte e pulizia dei loro spazi attigui. Resta il nodo bidoni della differenziata di cui resta ancora un duello burocratico da dipanare tra esterno ed interno degli esercizi commerciali.
«Credo nessuno possa dire di essere anti-movida e credo che anche il comitato dei residenti non si sia mai espresso contro questa famosa movida - ci dice Francesco un giovane residente del centro antico - il problema è che qui è complesso riposare, davanti a molte abitazioni, anche le più nascoste nelle viuzze, ci si ritrova la mattina a dover spostare bottiglie o pulire non sappiamo cosa, è complesso dimostrare ai vigili la necessità di dover attraversare i varchi perchè magari un figlio deve accompagnare un suo genitore anziano alla propria abitazione. Gli esempi potrebbero proseguire, ma chiedo solo che vi sia più organizzazione. Non si può pensare ad una così ampia zona riempita di centinaia se non migliaia di persone e non immaginare di imporre regole precise ed opportune che facciano star sereni commercianti, residenti e movida. Le proposte ci sono, basterebbe sedersi attorno ad un tavolo e provare a far sintesi». L'aspetto rilevante, infatti, è senza dubbio quello delle regole. Ma resta lo sfondo di quello che in tanti pensano e pochi dicono: bisogna educare al rispetto comune, la famosa e tanto snobbata educazione civica. Per educare serve prevenzione e dove è necessario un pizzico di repressione. "Movida" non deve divenire una parola dispregiativa nello slang collettivo, ma un'opportunità per mitigare i morsi della crisi, per il lavoro, per l'economia e soprattutto per la riscoperta della nostra storia.