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Legambiente, anche Andria tra gli impianti di depurazione da adeguare

Effettuato nel 2016 un monitoraggio sulla conformità dei reflui in uscita

Come ormai ogni anno Legambiente fa lo screening degli gli impianti di depurazione in Puglia e tra questi quello di Andria -finito nel passato in alcune indagini della magistratura tranese- risulta tra quelli da potenziare.

In Puglia, sono 185 gli impianti di depurazione presenti, di cui 183 gestiti da Acquedotto Pugliese e 2 gestiti direttamente dai comuni nei casi di Lesina Marina e Sannicandro Garganico-Torre Mileto.

I recapiti finali nella nostra regione sono però alquanto condizionati da una scarsa disponibilità idrica superficiale: tale situazione comporta che solo il 4% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 78% è costituito da corsi d'acqua minori o dal suolo e il 16% recapita a mare. Gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere, sono 4, ossia Casamassima Vecchio, Lesina Marina, Manduria Vecchio e Martina Franca.

Nel 2016 l'Arpa Puglia ha effettuato un monitoraggio, con oltre 2000 controlli, sulla conformità dei reflui in uscita, evidenziando superamenti su 37 impianti di depurazione. Per una buona parte di essi, tra cui come dicevamo l'impianto di Andria, sono stati avviati i lavori di adeguamento e potenziamento e operazioni di collaudo; per alcuni impianti sono stati già programmati interventi, allo stato attuale in fase di progettazione, altri sono stati dismessi mentre per una decina di impianti non sono ancora stati attivati interventi di manutenzione. Nel ciclo di programmazione 2016-2019, sono state stanziate ingenti risorse per migliorare il comparto depurativo: sono infatti 186 gli interventi previsti per il settore, 74 dei quali mirano al potenziamento della capacità di trattamento, 67 (tra cui Trani e Bisceglie nella Bat) mirano al confinamento e trattamento degli odori in altrettanti impianti non ancora dotati di coperture e sistemi di filtrazione e deodorizzazione delle stazioni più impattanti dal punto di vista delle emissioni odorigene maleodoranti (pretrattamenti e linee fanghi), 9 sono volti invece a potenziare e adeguare i sistemi di smaltimento e allontanamento dei reflui depurati per rendere possibile un successivo riutilizzo.

Il processo depurativo può essere però ostacolato da ulteriori fattori, tra cui gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). Sono 35 gli impianti di depurazione più frequentemente soggetti a scarichi anomali. Le criticità sui depuratori dovute al refluo in ingresso sono comunque in progressiva diminuzione, grazie anche agli oltre 1600 controlli effettuati nel 2016 sugli scarichi nella rete fognaria che confluisce ai depuratori. Negli ultimi anni, inoltre, la Regione Puglia ha messo in campo numerose iniziative finalizzate ad incentivare il riuso delle acque reflue in agricoltura, cofinanziando interventi di adeguamento degli impianti depurativi e di risanamento o realizzazione di sistemi di distribuzione irrigua.

D'altro canto, vi sono alcuni agglomerati, 27 nello specifico, interessati dalla procedura di infrazione ai danni dell'Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane. Tra i fattori inquinanti c'è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Per questa ragione, anche quest'anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L'olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che deve essere smaltito correttamente. L'olio usato è però anche un'importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un'ottica di economia circolare: il 95% dell'olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell'Italia il Paese leader in Europa. In Puglia, nel 2016, il Consorzio ha raccolto 9.210 tonnellate di oli usati.
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