Politica
Immigrazione, Zinni (ESP): "Mio fratello che guardi il mondo..."
Il commento dopo l'interpretazione di Favino nella serata conclusiva del Festival di Sanremo
Andria - domenica 11 febbraio 2018
12.37
«Mio fratello che guardi il mondo e il mondo non somiglia a te,
mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda…
… se non c'è strada dentro al cuore degli altri, prima o poi si traccerà»
(I. Fossati)
Ha lasciato il segno la performance di Pierfrancesco Favino nell'ultima serata di Sanremo e il consigliere regionale Sabino Zinni, a caldo, ha avvertito l'urgenza di commentare:
«In questi giorni sono state pronunciate, a proposito e a sproposito, tante parole pro e contro gli immigrati, pro e contro la condanna senza se e senza ma di chi parla e agisce come un razzista, pro e contro, questa volta sì senza se e senza ma, contro chi specula sulla sofferenza degli altri, sulla paura del diverso, per raccattare qualche voto in più.
Io non voglio dire più niente. Credo davvero che le "parole siano pietre", come ci ha insegnato Carlo Levi.
Io non voglio più dire niente di mio.
Vi invito solo a fermarvi qualche minuto, per riascoltare il monologo tratto da "La notte poco prima delle foreste", atto unico del drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès del 1977.
Ieri, davanti all'interpretazione di Pierfrancesco Favino, per quasi 5 minuti, l'Ariston si è fermato. La commozione è salita. Le parole si sono zittite.
Oggi, io vorrei che l'Italia si fermasse e pensasse.
Noi, il popolo delle ondate migratorie. Noi, il Paese che ha figli in America del Sud, in America del Nord, in tutta Europa.
Noi, che ora non siamo più capaci di dire "mio fratello" allo straniero.
Vi prego, fermiamoci. Riascoltiamo il monologo di un incredibile Favino che si commuove fino alle lacrime. E subito dopo riascoltiamo il canto di Fossati interpretato dalla Mannoia e Baglioni.
Forse un miracolo può ancora succedere…»
mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda…
… se non c'è strada dentro al cuore degli altri, prima o poi si traccerà»
(I. Fossati)
Ha lasciato il segno la performance di Pierfrancesco Favino nell'ultima serata di Sanremo e il consigliere regionale Sabino Zinni, a caldo, ha avvertito l'urgenza di commentare:
«In questi giorni sono state pronunciate, a proposito e a sproposito, tante parole pro e contro gli immigrati, pro e contro la condanna senza se e senza ma di chi parla e agisce come un razzista, pro e contro, questa volta sì senza se e senza ma, contro chi specula sulla sofferenza degli altri, sulla paura del diverso, per raccattare qualche voto in più.
Io non voglio dire più niente. Credo davvero che le "parole siano pietre", come ci ha insegnato Carlo Levi.
Io non voglio più dire niente di mio.
Vi invito solo a fermarvi qualche minuto, per riascoltare il monologo tratto da "La notte poco prima delle foreste", atto unico del drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès del 1977.
Ieri, davanti all'interpretazione di Pierfrancesco Favino, per quasi 5 minuti, l'Ariston si è fermato. La commozione è salita. Le parole si sono zittite.
Oggi, io vorrei che l'Italia si fermasse e pensasse.
Noi, il popolo delle ondate migratorie. Noi, il Paese che ha figli in America del Sud, in America del Nord, in tutta Europa.
Noi, che ora non siamo più capaci di dire "mio fratello" allo straniero.
Vi prego, fermiamoci. Riascoltiamo il monologo di un incredibile Favino che si commuove fino alle lacrime. E subito dopo riascoltiamo il canto di Fossati interpretato dalla Mannoia e Baglioni.
Forse un miracolo può ancora succedere…»