Associazioni
Il vuoto devastante della politica
Anche i ragazzi del centro Zenith chiedono di poter uscire: di seguito le parole del responsabile prof. Fortunato
Andria - martedì 28 aprile 2020
11.02
Oltre un mese e mezzo di quarantena forzata nelle proprie case. Adesso sono in tanti, se non tutti, a chiedere di poter uscire e tornare a riassaporare la bellezza del mondo esterno. Lo chiedono a gran voce anche i ragazzi del centro Zenith di Andria, lo chiede il loro responsabile prof. Antonello Fortunato: «Antonello chiama e i ragazzi dello Zenith rispondono: 48° giorno. Credo che siano al limite. 48 giorni di clausura. Giustissima la prevenzione, la prudenza e le misure di sicurezza... E tuttavia il concetto di salute è un concetto a 360°gradi. Il benessere è fisico, psicologico, relazionale.
Al netto di tutte le misure di sicurezza, non capisco perchè non affidarsi alla responsabilità dei cittadini. Ho l'impressione di essere coercitavamente costretto a rimanere a casa per un retaggio culturale che vuole il popolo bue e poco responsabile. Un concetto lontano dalla nostra convinzione e dal nostro impegno. Nella giornata di ieri, nella tanto attesa conferenza, nessun riferimento ai diversamente abili. Ascoltate le loro voci...chiedono di poter uscire.... non chiedono la luna. chiedono di poter vivere o convivere con il virus mettendo in campo ogni azione per tutelare l' incolumità delle loro e delle nostre vite».
Al netto di tutte le misure di sicurezza, non capisco perchè non affidarsi alla responsabilità dei cittadini. Ho l'impressione di essere coercitavamente costretto a rimanere a casa per un retaggio culturale che vuole il popolo bue e poco responsabile. Un concetto lontano dalla nostra convinzione e dal nostro impegno. Nella giornata di ieri, nella tanto attesa conferenza, nessun riferimento ai diversamente abili. Ascoltate le loro voci...chiedono di poter uscire.... non chiedono la luna. chiedono di poter vivere o convivere con il virus mettendo in campo ogni azione per tutelare l' incolumità delle loro e delle nostre vite».