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Politica

Il ricordo di Aldo Moro a 38 anni dalla sua morte

Le parole di Giovanna Bruno presidente del Centro Studi intitolato al capo della DC

9 maggio 1978 - 9 maggio 2016: 38 anni fa veniva ritrovato il corpo del presidente democristiano ucciso dalle BR, dopo un sequestro di 55 giorni, iniziato il 16 marzo 1978 con la strage di via Fani a Roma, in cui persero la vita i 5 uomini della scorta di Aldo Moro.

L'Italia tutta ha il dovere di ricordare. Sempre. Il 9 maggio è diventato il giorno della memoria delle vittime di tanti atti terroristici che hanno insanguinato l'Italia per lunghi anni. La figura di Aldo Moro deve essere costante elemento e momento di riflessione, perché costituisce un monito a tenere alta la guardia di fronte a tutti quegli insidiosi pericoli che possono metterla in discussione. Vivo e di grande attualità resta il pensiero moroteo, soprattutto per la sua straordinaria capacità di lungimiranza e profondità, caratteristiche ormai divenute impensabili nell'attuale panorama politico, in cui si è solo preoccupati di navigare a vista, di gestire il potere. Aldo Moro è stato capace di cogliere con grande anticipo i tempi nuovi, di indagare le trasformazioni di una società che si avviava a diventare sempre più complessa. Aldo Moro è patrimonio della cultura politica dell'intero Paese, è un uomo senza più tempo, con una storia ormai senza più confini. Da questa idea ha iniziato a muovere i suoi primi passi il Centro Studi Aldo Moro Sezione di Andria, impegnandosi a divulgare al meglio la costante del pensiero moroteo: la centralità della persona umana. L'uomo prima di tutto, il punto di partenza e quello di arrivo di ogni agire politico. Si tratta di un punto cruciale di grande attualità, soprattutto nel nostro attuale contesto storico-sociale, in cui imperversa la sottovalutazione della dimensione umana, a vantaggio di una vuota ed imponente autoreferenzialità. Autoreferenzialità che ha svuotato i partiti, in cui tanto Moro credeva e per cui tanto si è battuto, finanche immaginando e tracciando percorsi di collaborazione "istituzionale" per il bene del Paese. Autoreferenzialità che ha svilito le competenze, il senso di responsabilità, la moralità. Quell'avvenimento del 16 marzo 1978 e i 54 giorni successivi, sono ancora presenti nella vita di questo Paese e su ciascuno di noi ricade il compito di non dimenticare. E' da quel tragico evento, da quella fosca vicenda della Prima Repubblica, ancora in gran parte da chiarire, che la politica italiana è entrata in crisi, inaugurando una stagione in cui si è avvitata su se stessa, dimenandosi in una impotenza onnivora. E' impotente di fronte ai problemi economici e sociali; poco o niente riesce a fare per arginare il degrado morale che essa stessa ha con-causato, provocando disaffezione e allontanamento della gente dalla res publica. In una lettera dalla prigione del 24.4.1978, Aldo Moro scrive: "Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa". Purtroppo lui non c'è più stato, ma dal suo nome e nel suo solco può partire una mobilitazione culturale e sociale per il riscatto della Politica, che rimetta l'uomo al centro. "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". Credo che questo pensiero rappresenti il testamento morale del grande statista democristiano, il cui sacrificio e quello degli uomini della sua scorta non può essere derubricato solo ad una pagina di storia da sfogliare ogni tanto.

Dopo la presentazione del libro dell'ing. Luigi Ferlicchia "I tempi di Aldo Moro" avvenuto il mese scorso in sala consiliare, con la collaborazione dell'Amministrazione Comunale di Andria, a breve il Centro Studi "Aldo Moro" regionale e sezione di Andria faranno dono alla Città di un'opera scultorea commemorativa, a perenne ricordo del Presidente della DC e della sua scorta.
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