Commento
Il prossimo futuro? Nella nostra agricoltura!
Nicola Montepulciano, storico conservazionista analizza un aspetto del nostro settore primario, poco considerato e dalle grandi potenzialità
Andria - martedì 2 luglio 2019
7.37
Il settore primario, l'agricoltura ha rappresentato un volano importantissimo della nostra economia. E mentre accade che i nostri giovani sono costretti ad emigrare al nord o all'estero per poter mettere a frutto gli studi compiuti, assistiamo ad un fenomeno importante e non da sottovalutare -in controtendenza rispetto all'appel del lavoro agricolo nell'occupazione del territorio- ovvero l'insediamento nel nostro territorio di aziende del centro nord che acquistano terreni per impiantarvi degli allevamenti arborei intensivi, ulivi ed uve in primis. Ma ecco un interessante articolo propostoci dal conservazionista Nicola Montepulciano, storico esponente dell'ambientalismo pugliese.
"Un "economista" locale ci informa che il reddito degli andriesi è diminuito, rispetto a quelli degli abitanti di città vicine, di mille-duemila euro e ritiene necessario interventi pubblici di sostegno economico. Se i dati sono quelli si devono accettare. Non si può, invece, accettare la necessità del sostegno economico, senza aver condotto una specifica analisi della situazione reale per correre ai ripari.
Tutti sappiamo che Andria ha una fortissima e antichissima vocazione agricola dovuta alla fertilità della sua terra. Quando, poi, questa terra fertile incontra imprenditori agricoli intelligenti, che hanno la possibilità di agire in pace, i risultati sono notevoli. Testi di storia locale ci fanno sapere che in tempi passati l'agricoltura andriese primeggiava. Dalla "Storia di Andria" del Canonico Riccardo D'Urso del 1842, cito solo due passi:<<…sono così abbondanti i cereali che sarebbero sufficienti, sarei per dire, a sostenere la Provincia. … Quando riesce felice il raccolto delle mandorle, allora è incalcolabile la dovizia (la ricchezza, benessere) , che quasi in ogni ceto, si sperimenta>>. Passato oltre un secolo e mezzo son venute meno, per tantissime cause, le condizioni favorevoli per proseguire nel costante sviluppo agricolo e dal 1960-'70 si è avuto un grande ulteriore spopolamento delle campagne con abbandono di case coloniche e stupende masserie, poi depredate. Mi soffermo su una causa. Quando nei successivi anni '80 ,'90 girovagavo per la Murgia, per le campagne e per i boschi onde studiare i vari aspetti della natura del nostro territorio, ne approfittavo per intervistare agricoltori, pastori, allevatori, massari (quei pochi rimasti), imprenditori, guardiani. E tutti finivano col parlare dei furti che funestavano ( e funestano ) le nostre campagne. L'elenco dei furti è lunghissimo, ne cito solo alcuni. Un pastore lamentava il furto delle pecore, segnatamente degli agnelli. Un agricoltore fu costretto ad abbattere due ciliegi di una qualità antica dolcissima, perché i ladri non gliene lasciavano nemmeno una. Così per la albicocche. Ricordo che aveva una qualità di uva dolcissima: la pizzutella nera. Un altro agricoltore fu costretto ad eliminare alcuni alberi di antiche varietà di fioroni locali. Una perdita gravissima per la "biodiversità". Un allevatore di polli, che subiva furti ad ogni festa comandata, ebbe la geniale idea, per sopravvivere, di aggiungere un mini padiglione ad uso e consumo dei ladri: nelle feste comandate non chiudeva la porta. Qualche anno fa un coltivatore di funghi, con impianto ben attrezzato, ha abbandonato tutto. Non sono mai riuscito a parlare con lui, ma un vicino (che mi diede rametti per innesto di una vecchia varietà di prugne), mi riferì di incursioni ladresche. Chissà! Un intraprendente giovane allestì un impianto per elicicoltura, con la consulenza di professori universitari. Immancabili i ladri gli sottrassero per due volte l'attrezzatura per la distribuzione dell'acqua. Quando si dotò di un apparecchio portatile, gli rubarono i tubi. Comprò altri tubi che non lasciava più in campagna e allora gli sottrassero tutte la lamiere per tenere separate le varie specie di lumache che calpestarono. Rendeva bene, aveva accordi con vari ristoranti, ma fu costretto all'abbandono. Ad un allevatore di maiali in una sola notte gliene rubarono tantissimi. Sconfortato, abbandonò. Andò peggio ad un allevatore di mucche: in una notte gli fecero la festa. Chiuso per sempre.
Se non sbaglio, alcuni anni fa, un politico locale (?!?!) -prosegue Nicola Montepulciano- ebbe a dire che nel nostro territorio l'abigeato è calato di molto. Che scoperta, non esistono quasi più allevamenti. Anche i vivai sono presi di mira. Un vivaista appena raggiunta la pensione ha venduto tutto. Gli avevano rubato un attrezzo meccanico che non aveva ancora finito di pagare. Il figlio ha cercato un altro lavoro. Ad una masseria didattica i ladri fecero sparire una coppia di asini. Avevo appena suggerito ai proprietari di creare un allevamento di asine da latte che è richiestissimo. Ladrescamente impossibile da realizzare. Si devono aggiungere i furti di olive, uva, prodotti orticoli, ma l'elenco è lunghissimo. Attività intraprese con soldi frutto di risparmi o di disponibilità familiari. Quanta ricchezza ha perduto Andria e continua a perdere? Si deve parlare di centinaia e centinaia di migliaia di euro e forse più, altro che sostegno economico, che porta al rischio dell'assistenzialismo. L'agricoltura è solo un settore della nostra economia, ma probabilmente è quello più importante. L'unico vero sostanzioso sostegno è dare sicurezza alle nostre campagne. Il resto lo farà la tranquillità. Queste sono calamità umane, ben diverse da quelle naturali tipo xilella, gelate, alluvioni, etc. (che poi, volta e gira, sono provocate dall'uomo: improvvide importazioni, cambiamenti climatici e altro) con danni, che richiedono aiuti economici pubblici. La situazione è gravissima e richiede un deciso intervento dello Stato con forze che possano controllare le nostre campagne palmo a palmo. Vi sono giovani che si dedicano all'apicoltura , alla agricoltura biologica e alla coltivazione di specie di piante in via di estinzione, altri, ancora, si dedicano alla coltivazione di varie specie di mandorle e di olive. Li dobbiamo proteggere", conclude Nicola Montepulciano.
"Un "economista" locale ci informa che il reddito degli andriesi è diminuito, rispetto a quelli degli abitanti di città vicine, di mille-duemila euro e ritiene necessario interventi pubblici di sostegno economico. Se i dati sono quelli si devono accettare. Non si può, invece, accettare la necessità del sostegno economico, senza aver condotto una specifica analisi della situazione reale per correre ai ripari.
Tutti sappiamo che Andria ha una fortissima e antichissima vocazione agricola dovuta alla fertilità della sua terra. Quando, poi, questa terra fertile incontra imprenditori agricoli intelligenti, che hanno la possibilità di agire in pace, i risultati sono notevoli. Testi di storia locale ci fanno sapere che in tempi passati l'agricoltura andriese primeggiava. Dalla "Storia di Andria" del Canonico Riccardo D'Urso del 1842, cito solo due passi:<<…sono così abbondanti i cereali che sarebbero sufficienti, sarei per dire, a sostenere la Provincia. … Quando riesce felice il raccolto delle mandorle, allora è incalcolabile la dovizia (la ricchezza, benessere) , che quasi in ogni ceto, si sperimenta>>. Passato oltre un secolo e mezzo son venute meno, per tantissime cause, le condizioni favorevoli per proseguire nel costante sviluppo agricolo e dal 1960-'70 si è avuto un grande ulteriore spopolamento delle campagne con abbandono di case coloniche e stupende masserie, poi depredate. Mi soffermo su una causa. Quando nei successivi anni '80 ,'90 girovagavo per la Murgia, per le campagne e per i boschi onde studiare i vari aspetti della natura del nostro territorio, ne approfittavo per intervistare agricoltori, pastori, allevatori, massari (quei pochi rimasti), imprenditori, guardiani. E tutti finivano col parlare dei furti che funestavano ( e funestano ) le nostre campagne. L'elenco dei furti è lunghissimo, ne cito solo alcuni. Un pastore lamentava il furto delle pecore, segnatamente degli agnelli. Un agricoltore fu costretto ad abbattere due ciliegi di una qualità antica dolcissima, perché i ladri non gliene lasciavano nemmeno una. Così per la albicocche. Ricordo che aveva una qualità di uva dolcissima: la pizzutella nera. Un altro agricoltore fu costretto ad eliminare alcuni alberi di antiche varietà di fioroni locali. Una perdita gravissima per la "biodiversità". Un allevatore di polli, che subiva furti ad ogni festa comandata, ebbe la geniale idea, per sopravvivere, di aggiungere un mini padiglione ad uso e consumo dei ladri: nelle feste comandate non chiudeva la porta. Qualche anno fa un coltivatore di funghi, con impianto ben attrezzato, ha abbandonato tutto. Non sono mai riuscito a parlare con lui, ma un vicino (che mi diede rametti per innesto di una vecchia varietà di prugne), mi riferì di incursioni ladresche. Chissà! Un intraprendente giovane allestì un impianto per elicicoltura, con la consulenza di professori universitari. Immancabili i ladri gli sottrassero per due volte l'attrezzatura per la distribuzione dell'acqua. Quando si dotò di un apparecchio portatile, gli rubarono i tubi. Comprò altri tubi che non lasciava più in campagna e allora gli sottrassero tutte la lamiere per tenere separate le varie specie di lumache che calpestarono. Rendeva bene, aveva accordi con vari ristoranti, ma fu costretto all'abbandono. Ad un allevatore di maiali in una sola notte gliene rubarono tantissimi. Sconfortato, abbandonò. Andò peggio ad un allevatore di mucche: in una notte gli fecero la festa. Chiuso per sempre.
Se non sbaglio, alcuni anni fa, un politico locale (?!?!) -prosegue Nicola Montepulciano- ebbe a dire che nel nostro territorio l'abigeato è calato di molto. Che scoperta, non esistono quasi più allevamenti. Anche i vivai sono presi di mira. Un vivaista appena raggiunta la pensione ha venduto tutto. Gli avevano rubato un attrezzo meccanico che non aveva ancora finito di pagare. Il figlio ha cercato un altro lavoro. Ad una masseria didattica i ladri fecero sparire una coppia di asini. Avevo appena suggerito ai proprietari di creare un allevamento di asine da latte che è richiestissimo. Ladrescamente impossibile da realizzare. Si devono aggiungere i furti di olive, uva, prodotti orticoli, ma l'elenco è lunghissimo. Attività intraprese con soldi frutto di risparmi o di disponibilità familiari. Quanta ricchezza ha perduto Andria e continua a perdere? Si deve parlare di centinaia e centinaia di migliaia di euro e forse più, altro che sostegno economico, che porta al rischio dell'assistenzialismo. L'agricoltura è solo un settore della nostra economia, ma probabilmente è quello più importante. L'unico vero sostanzioso sostegno è dare sicurezza alle nostre campagne. Il resto lo farà la tranquillità. Queste sono calamità umane, ben diverse da quelle naturali tipo xilella, gelate, alluvioni, etc. (che poi, volta e gira, sono provocate dall'uomo: improvvide importazioni, cambiamenti climatici e altro) con danni, che richiedono aiuti economici pubblici. La situazione è gravissima e richiede un deciso intervento dello Stato con forze che possano controllare le nostre campagne palmo a palmo. Vi sono giovani che si dedicano all'apicoltura , alla agricoltura biologica e alla coltivazione di specie di piante in via di estinzione, altri, ancora, si dedicano alla coltivazione di varie specie di mandorle e di olive. Li dobbiamo proteggere", conclude Nicola Montepulciano.