Territorio
Il prezzo del grano crolla del 48 per cento in due anni
La denuncia del Direttore di Coldiretti Puglia
Puglia - lunedì 10 aprile 2017
Comunicato Stampa
Riparte la guerra del grano, per il crollo dei prezzi del 48% che dal dicembre 2014 al febbraio 2017 sono passati da 38,25 euro al quintale a 19,97 euro al quintale e i continui sbarchi di navi cariche di prodotto proveniente dall'estero, a partire proprio dal Canada.
"Il granaio d'Italia non è più il tavoliere delle Puglia, piuttosto il porto di Bari – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, in assemblea ad Altamura – dove, fino a domenica 9 aprile, saranno 5 le navi all'ormeggio, di cui 2 dall'Ucraina, 1 da Malta, 1 dalla Franca e 1 dal Canada, per un totale di grano scaricato di 66.654 tonnellate. Questo scenario a tinte fosche rischia di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. L'accordo tra UE e CANADA prevede l'azzeramento strutturale e totale dei dazi sul grano duro, il prodotto canadese più importato in Italia, e la Puglia rischia di risultare gravemente danneggiata se non ci sarà la ratifica e l'entrata in vigore dell'etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta".
L'Ue è per il Canada il secondo partner commerciale dopo gli Usa e rappresenta quasi il 10% del suo commercio estero. Un rapporto impari, visto che per l'Europa il Canada è dodicesimo nella classifica dei rapporti commerciali. L'accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale - precisa Coldiretti Puglia - rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano per tutelare la produzione pugliese pari a 12.733.110 quintali e un territorio che ha 352.000 ettari di terreni coltivati a grano duro, oltre agli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. Lo schema di decreto, frutto della battaglia del grano lanciata da Coldiretti e condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è stato inviato alla Commissione Europea a Bruxelles e si attende il responso UE.
"Da qui la necessità di accelerare l'iter di entrata in vigore della legge sull'etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – aggiunge Corsetti – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l'inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il "grano giramondo" ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro che sono le perdite subite dagli agricoltori del 'granaio d'Italia' per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori".
"Si tratta di un crack senza precedenti – incalza il Direttore di Coldiretti Bari, Marino Pilati - con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Sono quadruplicate le importazioni (+315%) dall'Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane, mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni.
Fare pasta con grano 100% italiano si può, come ampiamente testimoniato dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l'origine italiana del grano impiegato al 100%. L'accordo per garantire la produzione di pasta al 100% italiana venduta con marchio Voiello è un importante contributo per salvare il grano italiano, un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell'iniziativa del progetto di FDAI (Filiera degli Agricoltori Italiani) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione da Coop Italia a Iper, ai marchi più prestigiosi quali Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, fino all'annuncio dello storico marchio napoletano "Voiello", che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà "aureo", all'ultimo accordo di filiera sottoscritto dalla Divella.
"Il granaio d'Italia non è più il tavoliere delle Puglia, piuttosto il porto di Bari – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, in assemblea ad Altamura – dove, fino a domenica 9 aprile, saranno 5 le navi all'ormeggio, di cui 2 dall'Ucraina, 1 da Malta, 1 dalla Franca e 1 dal Canada, per un totale di grano scaricato di 66.654 tonnellate. Questo scenario a tinte fosche rischia di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. L'accordo tra UE e CANADA prevede l'azzeramento strutturale e totale dei dazi sul grano duro, il prodotto canadese più importato in Italia, e la Puglia rischia di risultare gravemente danneggiata se non ci sarà la ratifica e l'entrata in vigore dell'etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta".
L'Ue è per il Canada il secondo partner commerciale dopo gli Usa e rappresenta quasi il 10% del suo commercio estero. Un rapporto impari, visto che per l'Europa il Canada è dodicesimo nella classifica dei rapporti commerciali. L'accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale - precisa Coldiretti Puglia - rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano per tutelare la produzione pugliese pari a 12.733.110 quintali e un territorio che ha 352.000 ettari di terreni coltivati a grano duro, oltre agli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. Lo schema di decreto, frutto della battaglia del grano lanciata da Coldiretti e condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è stato inviato alla Commissione Europea a Bruxelles e si attende il responso UE.
"Da qui la necessità di accelerare l'iter di entrata in vigore della legge sull'etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – aggiunge Corsetti – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l'inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il "grano giramondo" ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro che sono le perdite subite dagli agricoltori del 'granaio d'Italia' per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori".
"Si tratta di un crack senza precedenti – incalza il Direttore di Coldiretti Bari, Marino Pilati - con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Sono quadruplicate le importazioni (+315%) dall'Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane, mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni.
Fare pasta con grano 100% italiano si può, come ampiamente testimoniato dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l'origine italiana del grano impiegato al 100%. L'accordo per garantire la produzione di pasta al 100% italiana venduta con marchio Voiello è un importante contributo per salvare il grano italiano, un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell'iniziativa del progetto di FDAI (Filiera degli Agricoltori Italiani) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione da Coop Italia a Iper, ai marchi più prestigiosi quali Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, fino all'annuncio dello storico marchio napoletano "Voiello", che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà "aureo", all'ultimo accordo di filiera sottoscritto dalla Divella.