Franco Tempesta
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Attualità

Il giornalista Franco Tempesta si racconta tra i ricordi di Andria e del padre finanziere deceduto per servizio

“Mi auguro che le caserme, in Italia, vengano più spesso intitolate alla figura eroica di militari morti tragicamente nell’adempimento del proprio dovere”

Aveva 48 anni, quando Salvatore, appuntato nel servizio navale delle Fiamme Gialle, perse la sua vita a causa di una grave malattia. Sarà proprio questo anno, ovvero il 13 gennaio del 1971, a cambiare le sorti del giornalista Franco Tempesta, all'epoca appena 11enne, a segnare in modo indelebile gli anni successivi della sua crescita. L'alba della sua adolescenza rappresentò, infatti, il periodo di svolta della sua vita, nonché l'inizio della sua vera storia divenuta, con il trascorrere del tempo, un prezioso rosario di ricordi degno di essere poi raccontato.

"Mio padre aveva solo 16 anni quando si arruolò in Marina. Durante la guerra si diplomò, fu fatto prigioniero in Tunisia a Biserta" - racconta Franco, spigolando tra le pieghe dei ricordi – "In seguito, frequentò la scuola nautica della Guardia di Finanza, a Gaeta; e dopo l'addestramento fu trasferito dapprima a Grado, in provincia di Udine) e successivamente a Taranto, dove nacqui io. Era un padre amorevole. Spesso mi portava con lui in servizio: grazie a mio padre potei visitare portaerei americane, come la leggendaria Saratoga che allora fine anni 60 erano per un periodo ormeggiate a distanza per via dei fondali lontane dal porto. Vi si accedeva a bordo di motoscafi della Marina Militare.

Ma come accade molto spesso i bei momenti non durano a lungo. Un improvviso dolore adombrò e sovrastò Franco e la sua famiglia: perse il papà Salvatore proprio due giorni prima del suo undicesimo compleanno. "Festeggiai i miei anni seguendo il feretro di mio padre. Non ero ancora pienamente consapevole della sua morte. Ricordo che venne un picchetto d'onore per omaggiarlo presso la parrocchia della Sacra Famiglia, a Corato, nonostante avesse il grado di Appuntato". Un dolore amaro e perpetuo quello di Franco, ma che sarà addolcito di lì a poco dall'incontro con il maresciallo Marzocca, in quel periodo in servizio presso la Caserma della Guardia di Finanza della Compagnia di Andria. Il sottoufficiale invitò la mamma del giornalista a mandare il figlio presso il collegio E.N.A.O.F. di Loreto che, dal 1949 al 1974, aveva assistito gli orfani, ovvero i figli dei finanzieri deceduti o che avessero perso la mamma. "Seguendo i consigli di Marzocca, frequentai l'ultimo anno di scuola elementare e i tre anni di scuola media presso il collegio marchigiano intitolato al Tenente Medaglia d'oro al Valor militare Attilio Corrubia. Saranno anni significativi per il giornalista e per tanti altri collegiali, dove si evidenzia il ruolo istituzionale del Corpo a sostegno dell'Ente e, sotto il profilo umano, il legame indissolubile degli studenti con le Fiamme Gialle. "Esprimo tutt'ora riconoscenza per il sostegno ricevuto dalla Guardia di Finanza. Ci consentì di studiare in anni certo duri, lontani dagli affetti familiari, ma che ci aiutò a crescere con principi e valori che ancora porto dentro di me".

Loreto, divenuta culla dei suoi ricordi più cari, è divenuta una meta irrinunciabile per Franco: "Ogni anno ci vado anche se ora la struttura non è più da tempo gestita dalle Fiamme Gialle, ma dai Francescani. Attualmente c'è, infatti, una casa di accoglienza per i pellegrini". Il suo percorso formativo continuò sempre sotto l'ala protettiva delle Fiamme Gialle: Franco frequentò e continuò gli studi presso l'Istituto Salesiano di Salerno dove incontrò don Mario Sangiovanni" che seguì e segue. Persi mio padre, è vero. Però ho ritrovato la sua figura in tanti altri militari del Corpo. Ci avevano costantemente protetto: dalle cure mediche al divertimento. Ogni tanto ci accompagnavano ad esempio al circo oppure alle varie manifestazioni. Ricordo con affetto l'allora capitano Zappalà, Comandante della Compagnia di Salerno. Puntualmente ogni sabato passava per sapere come stavo, se studiassi con profitto e se mi comportavo con decoro e dignità. Il generale Cesare Pratassi allora presidente dell'ENAOF ci offri la possibilità di arruolarci, ma io rifiutai. Non volevo più girare l'Italia anche se, in tutta confidenza, ora me ne pento".

Franco coltivò, in modo particolare, i suoi rapporti con il direttore dell'Istituto salesiano, don Mario Sangiovanni e con il professore di Educazione Fisica, Paolo Torrisi. "Ho davvero un piacevole ricordo di loro!" – prosegue Franco – "Ricordo ad esempio quando partecipammo ai Giochi della Gioventù in qualità di giocatori di pallacanestro e perdemmo (ingiustamente!) una partita ad Ancona. La rabbia del professor Torrisi fu davvero esorbitante" – rammenta lo scrittore con un sorriso – "Tutt' ora ci sentiamo e ci vediamo. E' una persona meravigliosa, così come lo è don Mario Sangiovanni, che dall'istituto salesiano di Salerno fu poi trasferito ad Andria. Per me è stata una straordinaria gioia scoprire del suo trasferimento nella città federiciana, poiché dopo aver vissuto, prima a Salerno ritrovarlo ad Andria. Da Taranto, con la mia famiglia ci stabilimmo a Corato. Quindi per me fu più facile incontrarlo molto spesso".

Riannodando i fili della memoria, Franco ricorda anche di una importante iniziativa di richiesta di intervento presso il Comando Generale a Roma per salvare le vetrate artistiche che vi erano all'interno della Cappella facente parte della struttura, effettuata assieme ad alcuni suoi amici di collegio. La Cappella subì gravi danni a causa del terremoto di Ancona avvenuto nel 1972; l'edificio sacro diventò completamente inagibile" – racconta Franco – "Nel frattempo, sempre durante gli anni '70, il collegio venne soppresso e, con la statua della Vergine Maria, che tiene amorevolmente per mano un giovane finanziere, la cosiddetta "Madonna del Finanziere", caddero nel dimenticatoio. Più tardi, nel 2016 divenni promotore, congiuntamente agli amici dell'A.N.F.I. di Barletta e al Comandante generale Giorgio Toschi, del trasferimento delle quattro finestre e della Maria Santissima. E così, la sacra scultura fu restituita all'alveo delle Fiamme Gialle, e assieme ai capolavori di vetro, dove attualmente sono ubicate nel Museo storico della Guardia di Finanza, a Roma".

Di seguito galleria di immagini sui momenti salienti vissuti dal giornalista Franco Tempesta.

"Sono stati anni indimenticabili!" – continua il giornalista – "La speciale tutela del Corpo nei confronti degli orfani e dei coniugi delle vittime di servizio fu impeccabile. Ed io lo apprezzerò sempre. Nel contempo, sono davvero dispiaciuto che questo tipo di assistenza non esista più. Le Forze dell'Ordine, come è ben noto, conducono una vita non affatto facile: la loro incolumità è costantemente esposta a pericolo. Certamente il passato non può tornare, però almeno sogno: i bambini orfani a seguito della perdita di uno dei due genitori rappresentano il volto nascosto delle vittime militari. Pertanto, sarebbe opportuno garantire sostegno alla genitorialità fragile e un futuro ai ragazzi".

Se quest'ultima opzione è un po' più difficile forse da realizzare, Franco perlomeno confida che, in un futuro non molto lontano vengano sempre più omaggiate Caserme alla figura eroica di qualche militare morto tragicamente nell'adempimento del proprio dovere, come quella che verrà (si spera a breve) inaugurata ad Andria: "Solo così la Caserma diventerà anche espressione di una storia che è ancora viva e che continua a governare le nostre vite" – conclude Franco- "Del resto la sofferenza e il sacrificio per la propria Patria deve essere riconosciuta, dove l'intitolazione opera in un'ottica di comunità ritrovata che accetta la complessità della storia".
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