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Vita di città

Il coraggio giovanile di mettersi in gioco, Felipe Porro

Intervista al ballerino andriese che studierà nella National Ballett Academy di Denver

Tra pochi giorni, un giovane ballerino andriese potrà iniziare a frequentare un corso formativo di danza presso la National Ballett Academy di Denver, nel Colorado. Si tratta del diciottenne Felipe Porro, il quale ha vinto una borsa di studio per perfezionare la sua preparazione artistica nella suddetta scuola statunitense, diretta dal maestro Cornell Callender. «Ho inviato - ci spiega Felipe - il mio curriculum, i miei video e le mie foto a numerose accademie, ma in Europa mi hanno scartato quasi tutte, poiché non accettano allievi che abbiano superato i 16 anni. Le uniche possibilità erano l'Opera di Roma o le accademie americane, ma quando ho ricevuto la proposta di mister Callender, ho deciso che doveva essere la mia strada. Non è stato facile convincere i miei genitori, ho dovuto pazientare per far capire loro che questa è un'opportunità imperdibile, ma l'importante è che il 15 settembre prenderò un aereo per l'America». Durante il corso, Felipe seguirà lezioni di danza classica, alle quali si aggiungeranno approfondimenti su pas de deux, make-up, repertorio, carattere, danza contemporanea, coreografia e posturale.

Il giovane andriese, nato a Medellin, non è nuovo ad un'esperienza lontano da casa. Durante la scorsa stagione egli ha frequentato un corso intensivo di danza a Firenze, sotto la guida del maestro russo Victor Litvinov. «L'esperienza in Toscana - ha dichiarato Felipe - mi ha fatto crescere sia come ballerino che come persona. Ho dovuto gestirmi autonomamente in una città sconosciuta ed ho imparato a dare il giusto valore ai soldi ed al tempo. Litvinov mi ha insegnato cosa significhi essere professionisti e quanto sia necessario sacrificarsi per potersi affermare in un mondo complesso come quello del ballo». Felipe Porro ha cominciato a studiare danza classica, ormai 7 anni fa, nella scuola andriese Centro Teatro Danza di Dolores Martinelli, tuttavia da 3 anni approfondisce anche le tecniche di danza contemporanea. «Io considero - dice il ballerino - Dora Martinelli una madre e un fidato punto di riferimento professionale. Quando ero a Firenze la sentivo ogni giorno tramite Skype e, non appena scendevo in Puglia per le festività, tornavo ad allenarmi nella sua scuola. Stando lontano da Andria ho capito chi sono le persone che davvero mi vogliono bene, e lei non mi ha fatto mai mancare il suo supporto».

Talvolta la mentalità degli italiani risulta provinciale riguardo al mondo della danza, poiché ancorata ad un fastidioso e pericoloso pregiudizio sociale, che rischia di degenerare in atteggiamenti omofobici. «E' fuori dubbio - pensa Porro - che il nostro Paese sia indietro. Innanzitutto esiste un problema relazionale, poiché per l'italiano medio il ballerino è un omosessuale, ma noto anche una carenza di conoscenza della materia artistico-teatrale, che porta una parte del pubblico a non apprezzare le esibizioni classiche. Anche queste motivazioni inducono un ballerino a programmare il proprio futuro lontano da questa terra, almeno fino a quando le cose non saranno migliorate. Sicuramente io non rinuncerò al mio sogno per i giudizi altrui. La danza è uno stile di vita che, nonostante le tante rinunce che comporta, ti stravolge la vita».

Infine abbiamo chiesto a Felipe quale sia la sua massima aspirazione. «Il grande obiettivo - ha concluso lui - rimane quello di riuscire a lavorare in una grande compagnia artistica mondiale. Tuttavia, io credo che i sogni siano una corsa a tappe. Se i miei limiti stutturali mi dovessero fermare prima di raggiungere il traguardo, non avrò paura, potrò dire di aver realizzato alcuni dei miei obiettivi e sarò comunque soddisfatto».
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