Sport
Il coraggio giovanile di mettersi in gioco, Andrea Troia
Intervista al giovane allenatore della formazione Juniores della Nuova Andria
Andria - domenica 13 settembre 2015
L'allenatore di una squadra di calcio è sempre stato considerato l'emblema della saggezza e della maturità all'interno di uno spogliatoio, eppure sta crescendo l'apprezzamento generale per quelli che vengono considerati i "mister boys". Oggi sono numerosi i giovani allenatori di fama internazionale, tra i quali spiccano Pep Guardiola, Andrè Villas-Boas e l'italiano Roberto Di Matteo. Scendendo dall'Olimpo del football mondiale e focalizzando l'attenzione sul panorama dilettantistico andriese, abbiamo pensato di intervistare il 23enne Andrea Troia, nuovo trainer dei Juniores Regionali della Nuova Andria. «Innanzitutto - ha dichiarato Andrea - voglio ringraziare il presidente Vincenzo Carbutti per la fiducia che ha riposto nei nostri confronti. Parlo al plurale perché al mio fianco avrò i miei fedeli compagni di viaggio, che sono il preparatore atletico Marco Lepore e il dirigente accompagnatore ufficiale Tommaso Iannuzzi. So che non sarà facile guidare un gruppo di ragazzi poco più giovani di noi, ma cercheremo di prepararli al meglio per ben figurare in campionato e per puntare al salto di categoria in prima squadra dei più promettenti, visto che la società vuole proseguire questo bellissimo progetto di linea verde».
Nonostante la giovanissima età, Andrea Troia ha già avuto la possibilità di allenare prima i Giovanissimi Regionali del San Gerardo Corato, poi i Giovanissimi Provinciali e gli Allievi Regionali della Nuova Andria. «Ho giocato a calcio - ci ha raccontato il mister - fino ai 18 anni, ma sono stato costretto ad appendere le scarpette al chiodo a causa di un grave incidente stradale. Il periodo successivo è stato una sequenza buia della mia vita, non è stato facile ricominciare. La passione per la panchina nasce grazie a Vito Fanelli, senza del quale non credo avrei potuto togliermi tante soddisfazioni in ambito sportivo. Infatti, 5 anni fa, ho avuto la possibilità di affiancarlo alla guida degli Allievi Nazionali dell'Andria Bat e quell'anno centrammo l'obiettivo delle final eight di Chianciano. E' stato stupendo crescere con lui e preparare le partite al suo fianco».
L'indimenticata guida tecnica blucerchiata Vujadin Boskov affermava che "l'allenatore deve essere allo stesso tempo maestro, amico e poliziotto". In realtà la Storia del calcio ci insegna che risulta complicato costruire questo triplice rapporto con l'intera rosa a disposizione di un mister. «Condurre un gruppo - ha spiegato Troia - è difficile. Io credo che sia fondamentale essere esigenti dal punto di vista tecnico e disciplinare, affinché i giocatori possano dare il massimo in campo. Questo non significa che sia un generale, anzi, dopo gli allenamenti mi piace parlare con i miei ragazzi dei più svariati argomenti. Inoltre ritengo fondamentale l'onestà nella valutazione delle doti calcistiche di una persona, perché è naturale che non tutti possano ambire a giocare in società professionistiche ed io sono convinto che l'illusione possa ferire più della verità».
Ai tempi del calcio malato e faraonico, sta suscitando grande clamore mediatico la vita di Maurizio Sarri, un umile allenatore controcorrente, arrivato in Serie A dopo lunghi anni di gavetta nelle serie minori. «Sarri - ha continuato Andrea - utilizza un modulo che mi piace, quindi lo seguo con molta attenzione. Le sue squadre sono sempre ordinate e sanno dare spettacolo, nonostante il campionato italiano sia molto tattico. La qualità che più ammiro di lui è senza dubbio il coraggio di restare un uomo comune, nonostante oggi alleni un club di spessore ed in passato abbia fatto la Storia ad Empoli.». Infine abbiamo chiesto ad Andrea quale sia il suo sogno nel cassetto. «Il primo obiettivo - ha concluso lui - resta quello di completare gli studi in Scienze Motorie e dopo, una volta raggiunta l'età minima per accedere al corso, vorrei prendere il primo tesserino da allenatore. Un giorno sarebbe bello lavorare nella Fidelis Andria, visto che ho dei bellissimi ricordi sia in campo da giocatore del vivaio che sulle gradinate del "Degli Ulivi" da tifoso. Comunque il mio futuro prossimo è nella Nuova Andria, dove mi auguro di ottenere risultati soddisfacenti».
Nonostante la giovanissima età, Andrea Troia ha già avuto la possibilità di allenare prima i Giovanissimi Regionali del San Gerardo Corato, poi i Giovanissimi Provinciali e gli Allievi Regionali della Nuova Andria. «Ho giocato a calcio - ci ha raccontato il mister - fino ai 18 anni, ma sono stato costretto ad appendere le scarpette al chiodo a causa di un grave incidente stradale. Il periodo successivo è stato una sequenza buia della mia vita, non è stato facile ricominciare. La passione per la panchina nasce grazie a Vito Fanelli, senza del quale non credo avrei potuto togliermi tante soddisfazioni in ambito sportivo. Infatti, 5 anni fa, ho avuto la possibilità di affiancarlo alla guida degli Allievi Nazionali dell'Andria Bat e quell'anno centrammo l'obiettivo delle final eight di Chianciano. E' stato stupendo crescere con lui e preparare le partite al suo fianco».
L'indimenticata guida tecnica blucerchiata Vujadin Boskov affermava che "l'allenatore deve essere allo stesso tempo maestro, amico e poliziotto". In realtà la Storia del calcio ci insegna che risulta complicato costruire questo triplice rapporto con l'intera rosa a disposizione di un mister. «Condurre un gruppo - ha spiegato Troia - è difficile. Io credo che sia fondamentale essere esigenti dal punto di vista tecnico e disciplinare, affinché i giocatori possano dare il massimo in campo. Questo non significa che sia un generale, anzi, dopo gli allenamenti mi piace parlare con i miei ragazzi dei più svariati argomenti. Inoltre ritengo fondamentale l'onestà nella valutazione delle doti calcistiche di una persona, perché è naturale che non tutti possano ambire a giocare in società professionistiche ed io sono convinto che l'illusione possa ferire più della verità».
Ai tempi del calcio malato e faraonico, sta suscitando grande clamore mediatico la vita di Maurizio Sarri, un umile allenatore controcorrente, arrivato in Serie A dopo lunghi anni di gavetta nelle serie minori. «Sarri - ha continuato Andrea - utilizza un modulo che mi piace, quindi lo seguo con molta attenzione. Le sue squadre sono sempre ordinate e sanno dare spettacolo, nonostante il campionato italiano sia molto tattico. La qualità che più ammiro di lui è senza dubbio il coraggio di restare un uomo comune, nonostante oggi alleni un club di spessore ed in passato abbia fatto la Storia ad Empoli.». Infine abbiamo chiesto ad Andrea quale sia il suo sogno nel cassetto. «Il primo obiettivo - ha concluso lui - resta quello di completare gli studi in Scienze Motorie e dopo, una volta raggiunta l'età minima per accedere al corso, vorrei prendere il primo tesserino da allenatore. Un giorno sarebbe bello lavorare nella Fidelis Andria, visto che ho dei bellissimi ricordi sia in campo da giocatore del vivaio che sulle gradinate del "Degli Ulivi" da tifoso. Comunque il mio futuro prossimo è nella Nuova Andria, dove mi auguro di ottenere risultati soddisfacenti».