Vita di città
Il coraggio giovanile di mettersi in gioco
Nicola Montereale racconta la sua esperienza di pubblicazione
Andria - lunedì 6 aprile 2015
Abitualmente le tesine di Maturità degli studenti italiani, dopo essere state conservate in archivi polverosi per qualche anno, vengono cestinate e finiscono nel dimenticatoio. Non è stata questa la sorte toccata al lavoro del giovane andriese Nicola Montereale il quale, nella scorsa estate, ha pubblicato il saggio Divinità nella storia, Dio nella vita (ed. Vertigo), proprio partendo dal percorso letterario-filosofico preparato per la tappa finale degli studi classici. Il lavoro è stato già presentato due volte nella città di Andria, ma anche a Minervino Murge, Taranto e Bari.
Lo stesso Montereale, pur riconoscendo di aver ancora molto da imparare, ci racconta di essersi cimentato in un'indagine religiosa «su un Dio non relegato ai margini della vita, né incagliato tra le stelle attraverso la voce di poeti e pensatori tra cui, paradossalmente, anche alcuni agnostici ed atei». Monterale, nel suo testo, riprende contributi di eterogenea provenienza, dal pensiero dell'anticristiano Miller, tatuatosi due croci sotto le piante dei piedi per poter perpetuamente calpestare il segno sacro dei cristiani, alla teoria feuerbachiana del teologo-antropologo che deve «prima essere rappresentante di quaggiù, poi semmai cameriere di lassù», per poi ricordare anche il forte ed emblematico «Dov'era Dio?» pronunciato da papa Ratzinger in visita nel desolante campo di concentramento di Aushwitz.
Nessun desiderio di fama o di denaro per Montereale, che a soli vent'anni si è catapultato nella stesura di un testo riguardante argomenti altamente impegnativi, semplicemente perchè trascinato da una grande curiosità nei confronti del divino. Difatto ha condiviso il pensiero dell'indimenticato Dostoevskij, secondo il quale «L'uomo è per natura portato ad inchinarsi, che sia davanti ad un pezzo di legno, davanti all'oro, o piuttosto davanti a divinità senza Dio». Gli interessi religiosi di Montereale sono riscontrabili nella sua biografia. Montereale ha vissuto nel seminario vescovile di Andria dal 2007 al 2010, ed oggi studia Filosofia e Teologia presso l'Istituto "Regina Apuliae" di Molfetta. Mentre parla del suo lavoro, Nicola è entusiasta, sorridente e prolisso, oltre che orgoglioso del fondamentale appoggio ricevuto nella divulgazione della sua opera dai docenti andriesi Michele Palumbo e Paolo Farina, oltre che dal rettore del seminario Maggiore di Molfetta, mons. Luigi Renna.
Nell'esperienza di pubblicazione del giovane scrittore si potrebbe intravedere una testimonianza di coraggio rivolta a tutti i ragazzi desiderosi di essere protagonisti del proprio tempo, in anni in cui capita non di rado che le idee siano sopraffatte dal conformismo ed i grandi progetti giovanili soffocati da una realtà politico-economica prosciugatrice di ottimismo. Credo di condividere la risposta di Nicola con il quale si è chiusa la nostra chiacchierata, quando chiedendogli cosa si aspetta dal domani, si è augurato «di continuare a sperare».
Lo stesso Montereale, pur riconoscendo di aver ancora molto da imparare, ci racconta di essersi cimentato in un'indagine religiosa «su un Dio non relegato ai margini della vita, né incagliato tra le stelle attraverso la voce di poeti e pensatori tra cui, paradossalmente, anche alcuni agnostici ed atei». Monterale, nel suo testo, riprende contributi di eterogenea provenienza, dal pensiero dell'anticristiano Miller, tatuatosi due croci sotto le piante dei piedi per poter perpetuamente calpestare il segno sacro dei cristiani, alla teoria feuerbachiana del teologo-antropologo che deve «prima essere rappresentante di quaggiù, poi semmai cameriere di lassù», per poi ricordare anche il forte ed emblematico «Dov'era Dio?» pronunciato da papa Ratzinger in visita nel desolante campo di concentramento di Aushwitz.
Nessun desiderio di fama o di denaro per Montereale, che a soli vent'anni si è catapultato nella stesura di un testo riguardante argomenti altamente impegnativi, semplicemente perchè trascinato da una grande curiosità nei confronti del divino. Difatto ha condiviso il pensiero dell'indimenticato Dostoevskij, secondo il quale «L'uomo è per natura portato ad inchinarsi, che sia davanti ad un pezzo di legno, davanti all'oro, o piuttosto davanti a divinità senza Dio». Gli interessi religiosi di Montereale sono riscontrabili nella sua biografia. Montereale ha vissuto nel seminario vescovile di Andria dal 2007 al 2010, ed oggi studia Filosofia e Teologia presso l'Istituto "Regina Apuliae" di Molfetta. Mentre parla del suo lavoro, Nicola è entusiasta, sorridente e prolisso, oltre che orgoglioso del fondamentale appoggio ricevuto nella divulgazione della sua opera dai docenti andriesi Michele Palumbo e Paolo Farina, oltre che dal rettore del seminario Maggiore di Molfetta, mons. Luigi Renna.
Nell'esperienza di pubblicazione del giovane scrittore si potrebbe intravedere una testimonianza di coraggio rivolta a tutti i ragazzi desiderosi di essere protagonisti del proprio tempo, in anni in cui capita non di rado che le idee siano sopraffatte dal conformismo ed i grandi progetti giovanili soffocati da una realtà politico-economica prosciugatrice di ottimismo. Credo di condividere la risposta di Nicola con il quale si è chiusa la nostra chiacchierata, quando chiedendogli cosa si aspetta dal domani, si è augurato «di continuare a sperare».