Eventi e cultura
"I Giganti della Montagna", Roberto Latini smaschera Pirandello
Il ‘poeta della scena’ affascina e commuove il pubblico del Festival Castel dei Mondi
Andria - venerdì 28 agosto 2015
11.35
Sullo sfondo di un campo di grano immerso in una luce lunare, tra la realtà della vita e la realtà della scena, Roberto Latini costruisce un'altra realtà, fuori dal tempo e dallo spazio. Una dimensione aliena "agli orli della vita". Qui l'attore getta la maschera e si fa medium: un corpo alla mercé dei personaggi che lo possiedono per manifestarsi, attraversando il ponte immaginifico della parola. Il testo infatti, elevato alla sua massima potenza, supera se stesso diventando cielo, nuvole, pioggia, spazio, scena. Eccolo Pirandello. Ecco "I giganti della montagna". Latini ci mostra la vera natura della poetica dell'autore siciliano. Affezionato com'era al testo drammatico e ai suoi personaggi, Pirandello si figurava un teatro che superasse il limite del testo e del corpo dell'attore, per vedere immediatamente sulla scena le maschere. E Latini ci riesce.
Ci riesce passando per due enunciati cardine: "Immaginazione" e "Non siamo noi". 'Immaginazione' è la richiesta di una promessa, di un impegno fatta allo spettatore affinché faccia la sua parte, affinché non si accontenti di subire il testo ma che in un do ut des, in uno scambio mutuale con la scena, decida di sporcarsi le mani per costruire una terza dimensione. Non qui, né lì, ma altrove. La terza realtà in cui si diventa tutti e nessuno, in cui 'non siamo noi' , appunto. A prevalere sono le emozioni, la rabbia, i desideri, le delusioni, la paura. La paura soprattutto. Quella di chi vive ai margini, sul confine delle cose, ai limiti di una quarta parete che c'è ma non si vede. E lì si può morire su un letto-trampolino, in quel limbo che fa da spartiacque tra la scena e la realtà per rinascere, tuffandosi, oltre il sipario, oltre il teatro, oltre il possibile. Perché nulla finisce e come "I giganti della montagna" tutto è incompiuto, soprattutto a teatro quando il sipario cala proprio lì dove inizia la vita.
Il debutto regionale di Latini alla 19^ edizione Festival Internazionale Castel dei Mondi, accolto dal pubblico con applausi di approvazione e grande commozione, conferma che è un esperimento riuscito quello di Roberto Latini di 'muovere dai limiti del linguaggio e del mondo per andare oltre'. In una dimensione onirica allucinata, distorta e polifonica 'ci vogliono i poeti per dar coerenza ai sogni' e Latini è un poeta della scena.
Ci riesce passando per due enunciati cardine: "Immaginazione" e "Non siamo noi". 'Immaginazione' è la richiesta di una promessa, di un impegno fatta allo spettatore affinché faccia la sua parte, affinché non si accontenti di subire il testo ma che in un do ut des, in uno scambio mutuale con la scena, decida di sporcarsi le mani per costruire una terza dimensione. Non qui, né lì, ma altrove. La terza realtà in cui si diventa tutti e nessuno, in cui 'non siamo noi' , appunto. A prevalere sono le emozioni, la rabbia, i desideri, le delusioni, la paura. La paura soprattutto. Quella di chi vive ai margini, sul confine delle cose, ai limiti di una quarta parete che c'è ma non si vede. E lì si può morire su un letto-trampolino, in quel limbo che fa da spartiacque tra la scena e la realtà per rinascere, tuffandosi, oltre il sipario, oltre il teatro, oltre il possibile. Perché nulla finisce e come "I giganti della montagna" tutto è incompiuto, soprattutto a teatro quando il sipario cala proprio lì dove inizia la vita.
Il debutto regionale di Latini alla 19^ edizione Festival Internazionale Castel dei Mondi, accolto dal pubblico con applausi di approvazione e grande commozione, conferma che è un esperimento riuscito quello di Roberto Latini di 'muovere dai limiti del linguaggio e del mondo per andare oltre'. In una dimensione onirica allucinata, distorta e polifonica 'ci vogliono i poeti per dar coerenza ai sogni' e Latini è un poeta della scena.