Marco Grassi
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Eventi e cultura

Gomorra: c’è il rischio di normalizzazione del crimine? Lo scrittore Marco Grassi analizza il fenomeno

Mediante il suo ultimo libro “Gomorra: communication: Il potere della comunicazione che diventa emulazione”

Già in occasione del primo ciak battuto nel marzo 2013, la nota serie tv Gomorra, ispirata all'omonimo romanzo di Roberto Saviano, divise il giudizio della critica e degli stessi spettatori: c'è chi lo considerò diseducativo e per questo poco esemplare per il pubblico, dal momento che nell'opera viene descritta la quotidianità di una famiglia camorrista dove l'attività di contrasto alla mala vita svolge un ruolo minimo e chi, invece, poggiò lo sguardo su una prospettiva diametralmente opposta secondo cui gli episodi offrirebbero spunti a chi ha scelto di essere un criminale, ovvero mostrerebbe il conto che chi intraprende la strada del crimine prima o poi è costretto a pagare.

Ventaglio di polemiche giunse anche da magistrati impegnati da anni nella lotta alla criminalità organizzata, affermando che nel brand di Saviano vi è una rappresentazione folcloristica e pericolosa della camorra e il rischio di emulazione dei fatti raccontati sullo schermo, soprattutto da parte dei giovani di quei "territori" a rischio, è elevato. Ecco la critica più pesante, l'argomento che suscita l'esigenza di riflettere sui contenuti, sulle modalità di rappresentazione di un fenomeno e sugli effetti di una serie televisiva: il rischio di emulazione. Ne abbiamo parlato con il giornalista Marco Grassi, autore del libro "Gomorra: communication". Il potere della comunicazione che diventa emulazione (Matarrese Edizioni) in cui lo scrittore analizza, con dati oggettivi, l'effetto che la serie tv esercita sul pubblico .

Grassi, perché la necessità di scrivere un libro incentrato sul fenomeno "Gomorra"?
Essendo impegnato da oltre vent'anni con costanza e passione per il mondo della comunicazione in tutte le sue sfaccettature, passando dal cinema, alla televisione, fino al teatro, spesso, colleghi, amici e parenti, mi hanno chiesto pareri ed opinioni sul fenomeno "GOMORRA". Ma ad essere sincero, non ho mai sopportato su tutti, il fatto che prima il libro, poi il film ed in ultimo la fiction davano della mia "amata" Napoli, l'immagine di una città esclusivamente camorristica.

Cosa hanno evidenziato i risultati?
Il risultato della mia ricerca statistica è inconfutabile, posso affermare che né il libro, né il film e tanto meno la serie tv hanno portato alcun aumento delle attività delittuose. Rapine, scippi, estorsioni e omicidi, nell'arco temporale esaminato (libro-film-fiction), hanno evidenziato una tendenza alla diminuzione, in alcuni anni è stata costante, ma mai in ascesa. Emulazione si, ma solo linguistica. Di Gomorra, rimangono a mio avviso, le parole parodie dei THE JACKAL, ovvero quel potere comunicativo di delegittimare la camorra.

Cosa c'è alla base della rappresentazione televisiva del crimine organizzato?
Alla base credo che i produttori sono ben consci che le persone non sanno distinguere con chiarezza cosa sia il male e cosa sia il bene e che dalla rappresentazione del crimine organizzato, il telespettatore, assorbe solo gli aspetti superficiali, legati alle azioni che compiono i personaggi, più o meno simpatici, più o meno "dritti", ma che secondo molti, hanno i cosiddetti "attributi".

Preti, educatori, insegnanti, sostengono l'effetto boomerang della serie sulla criminalità. A detta di ciò, secondo loro, sarebbe meglio tacere piuttosto che dare megafono agli atteggiamenti e ai costumi della criminalità. Cosa pensa a tal riguardo?
Esiste un mondo di persone colte ed avvedute che sanno benissimo distinguere tra finzione e realtà, che sanno leggere criticamente il racconto di un fenomeno e trarne le dovute conseguenze, superando razionalmente le pulsioni istintive. Però esiste un altro, sempre più vasto, di persone solitamente giovani, prive di uno spessore affettivo ed emotivo, di riferimenti culturali, sociologici, di conoscenza dell'attualità. Penso che i produttori, in sede di scrittura dei racconti, debbano guardare e pensare soprattutto a quei giovani che non sanno distinguere con chiarezza cosa sia il male e cosa sia il bene e che dalla tv assorbono solo gli aspetti superficiali, legati alle azioni che compiono i personaggi nella fiction.

Nella serie "Gomorra" il Bene, per ragioni narrative e stilistiche, non è mai rappresentato. Non si palesa mai una vittoria dello Stato. Dalla fiction emerge, anzi, una sorta di esaltazione dello stile di vita mafioso. Si potrebbe parlare di "spettacolarizzazione" del mondo criminale?
Il male trionfa in maniera assoluta. Sarebbe stato meglio, a mio avviso, inserire una presenza positiva, magari un poliziotto, un allenatore di calcio, un animatore, un insegnante, avrebbe dato un messaggio di speranza, suggerendo impossibile una vittoria assoluta e definitiva del male. Squarci di cielo azzurro per convincerci che il male non può vincere. Gomorra rischia di far apparire eroi i criminali, non raffigura il bene che lotta contro il male. Il male è reso modello. Mi duole constatare quanto "Gomorra" non sia stato di aiuto nel promuovere modelli positivi fra i giovani e non solo. Una "spettacolarizzazione" del mondo criminale, che demolisce con forza la funzione educativa e formativa della scuola poiché l'unica strada per primeggiare, per facilmente arricchirsi, per suscitare timore e procurarsi rispetto è quella tracciata da Gomorra.

Concludendo, pensa sia meglio incentrare una serie tv su personaggi positivi, concedere maggiore spazio all'attività di contrasto alle mafie? Insomma qual è la sua posizione a tal riguardo e quale messaggio vorreste trasmettere ai lettori?
Il contrasto alle mafie si educa in famiglia, a scuola, in parrocchia. I media possono contribuire ma sino ad un certo punto, i media costruiscono ideali, pensieri e parole che scambiamo in ufficio, al bar o in piazza. Gomorra non ha spinto a nessuna emulazione ti tipo camorristico, c'è stata emulazione per alcune espressioni, dal tratto dialettale e colorito entrate nel linguaggio comune dei giovani e meno giovani. Gomorra è storia, rimane un documento di inestimabile valore, che continuerà a testimoniare, anche in futuro, un territorio quello della Campania e della sua Napoli, con tutto il suo crudo e amaro dramma connaturato nel profondo, nelle viscere di un Paese che non si può non continuare ad amare come quello della nostra Nazione.
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