Tribunale e Procura di Trani
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Cronaca

"Giustizia svenduta": manca il braccialetto elettronico, Nardi e Di Chiaro lasciano il carcere dopo una settimana dall'ok

Per il giudice e il poliziotto l'ok ai domiciliari era arrivato lo scorso 19 giugno

L'ok a lasciare il carcere di Matera per proseguire la detenzione ai domiciliari per il giudice Michele Nardi e per l'ispettore della Polizia di Stato Vincenzo Di Chiaro era arrivato già lo scorso 19 giugno. I due imputati nel processo relativo a presunti atti di corruzione per manovrare inchieste giudiziarie, sono però rimasti in carcere ancora per una settimana prima di essere definitivamente assegnati ai luoghi in cui proseguire la custodia cautelare domiciliare. Il motivo? Non era stato ancora installato loro il dispositivo elettronico di sicurezza, il cosiddetto braccialetto elettronico.

Dopo 17 mesi di carcere i due imputati hanno così potuto abbandonare il carcere, così come disposto dalla seconda sezione penale del Tribunale di Lecce accogliendo la richiesta degli avvocati Tiziana Tandoi (per Di Chiaro) e Domenico Mariani (per Nardi), nonostante il parere contrario della Procura. Nardi ha lasciato il carcere lo scorso 25 giugno, mentre ieri è stata la volta del coratino di Vincenzo Di Chiaro.

Nardi e Di Chiaro erano stati arrestati il 19 gennaio del 2019 nell'ambito di una inchiesta della Procura di Lecce. Secondo gli inquirenti avrebbero fatto parte di un sistema che avrebbe dirottato indagini e processi a carico di imprenditori, in cambio di tangenti pagate ai magistrati. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due altri magistrati, Antonio Savasta e Luigi Scimè, entrambi già in servizio nella Procura di Trani, avvocati e imprenditori.
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