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Vita di città

"Giustizia è fatta!": si chiude una vicenda processuale che ha visto coinvolti alcuni minori di una scuola di Andria

La Corte Suprema di Cassazione ha emesso la sentenza definitiva

Giunge la parola fine ad una tristissima vicenda che vide protagonista una scuola cittadina sui media nazionali. Un episodio drammatico su cui adesso la Magistratura ha posto la parola fine. Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci da alcuni dei genitori degli alunni coinvolti, costituitisi parte civile.

«Colpevole!
La VI sezione penale della Corte Suprema di Cassazione, nell'udienza dello scorso 5 ottobre, ha definitivamente ed inoppugnabilmente accertato la responsabilità penale dell'insegnante della scuola "P. Borsellino" di Andria, per aver inflitto ripetuti maltrattamenti in danno dei propri alunni della primaria, bambini che avrebbero dovuto, invece, beneficiare delle cure protettive di una maestra, investita ex lege di una funzione di garanzia verso gli alunni minori affidati alla sua protezione.
I molteplici eventi di maltrattamento hanno trovato numerosi riscontri probatori. Spiccano le riprese di ben due mesi effettuate dalla Polizia di Stato e le dichiarazioni testimoniali delle stesse vittime.
Il Procuratore Generale ed i nostri difensori hanno letteralmente smontato l'impianto difensivo dell'imputata, demolendo con argomentazioni capillari tutti i motivi di impugnazione addotti dai suoi legali. Di conseguenza l'insegnante è stata definitivamente condannata in III grado, con conferma della condanna di anni 2 inflittale dalla Corte di Appello di Bari, a seguito del "rigetto totale" da parte della Suprema Corte dei due ricorsi presentati dai difensori di notevole caratura dell'imputata.
Il giudizio ora è inappellabile!

Per noi genitori costituiti parte civile nel processo, quella del 5 ottobre non è affatto una vittoria personale da sbandierare ai quattro venti, ma è la vittoria della giustizia. Giustizia da tutti evocata ma spesso elusa.
Questa sentenza è anche la tanto attesa dimostrazione dell'autenticità delle nostre convinzioni: non potevamo restare inermi di fronte alla negazione di una verità di tal portata! Obbligo morale, anche verso i nostri figli, appellare l'assurda sentenza di assoluzione del primo grado.
Dispiace che una parte consistente dei genitori di quella classe non sia riuscita ad andare oltre le apparenze, a mettere in crisi le proprie convinzioni, non accettando quanto evidenze di varia natura stavano via via delineando.
Tutte le famiglie hanno avuto la possibilità di visionare le prove eloquenti derivanti dalle intercettazioni, non tutti si sono avvalsi di questa possibilità, molti hanno parlato di immagini artefatte, manipolate e/o accelerate.
Rimane la profonda delusione in coloro che avrebbero potuto intervenire per impedire i maltrattamenti, e non l'hanno fatto, come pure permane l'amarezza per non aver saputo interpretare da subito i piccoli segnali di malessere dei nostri figli che timidamente emergevano.
Ci lasciamo alle spalle l'incredulità di tante persone della comunità locale che non ritenevano l'insegnante capace di azioni di maltrattamento nonostante le prove divulgate dagli inquirenti.
La Corte Suprema di Cassazione ha appurato inappellabilmente la triste verità!
In ogni modo restiamo in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza di condanna dell'insegnante.
Ringraziamo i nostri legali avv. Giangregorio De Pascalis, avv. Riccardina Falcetta, avv. Maria Greco (foro di Lecce) e avv. Francesco Tacchio che hanno caparbiamente lottato al nostro fianco e la Polizia di Stato per le sue sostanziali e precise indagini.
GIUSTIZIA È FATTA!»
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