Politica
Gioventù Nazionale, foibe ed esodo: "No a revisionismi nelle scuole!"
"Taglio riduzionista e giustificazionista della narrazione sul Giorno del Ricordo durante un convegno presso l’Ites-Les Carafa"
Andria - martedì 20 febbraio 2024
18.00
«Ogni anno, il 10 febbraio, proviamo, nel nostro piccolo e nei contesti, nei luoghi che viviamo con più frequenza, a promuovere il ricordo della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Siamo contenti che lo si faccia sempre di più anche nelle scuole, per contribuire a sollevare il velo di silenzio che per troppi decenni ha coperto questa drammatica pagina di storia d'Italia», così in una nota Riccardo Alicino, Presidente Provinciale di Gioventù Nazionale, e Andrea Di Matteo, coordinatore cittadino di Gioventù Nazionale..
«Da valutare, però, è il taglio -spesso fortemente discutibile- che a quella Storia si giunge a dare. Abbiamo appreso da mezzi stampa, dell'organizzazione di un incontro sul tema presso l'Ites-Les Carafa di Andria davanti ad alcune decine di ragazzi, alla presenza della consigliera regionale Grazia Di Bari, dell'associazione Campo 65 e dell'ANPI Bat. L'impostazione riduzionista e giustificazionista della narrazione salta subito all'occhio osservando alcune immagini diffuse sui social dagli stessi intervenuti: proiezione di manifesti anti-slavi del regime fascista, grafiche che mettono all'erta sul non paragonare le Foibe alla Shoah e ad altri crimini del '900, promozione di volumi come quelli di tal Eric Gobetti. Gobetti, le cui simpatie per il Maresciallo comunista jugoslavo Tito e, dunque, per i carnefici dei nostri connazionali, non sono un mistero, è stato di recente invitato nella città di Altamura proprio da una delle associazioni presenti (Campo 65) per la presentazione del suo più discusso volume (al quale preferiamo non fare pubblicità), e un paio di anni fa ha effettuato un vero e proprio tour nelle scuole della BAT. Uno "storico", che ama farsi fotografare vestito da titino col pugno chiuso, o in posa davanti alla statua del dittatore, piuttosto che davanti a una bandiera jugoslava.
Troviamo assurdo e inverosimile, dunque, che il ricordo possa essere relegato a realtà, come l'ANPI, che -sia a livello nazionale che locale- annualmente e senza vergogna si espone con tesi riduzioniste e giustificazioniste, sino a rilasciare dichiarazioni ispirate a un negazionismo offensivo. Perché l'Istituto -di cui invece da sempre in quanto studenti apprezziamo la qualità dell'offerta formativa e il lavoro mirato della sua dirigenza- non si è affidato ad una delle Associazioni facenti parte della Federazione degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, a comitati come il Comitato 10 Febbraio, o ancor più semplicemente alle semplici e dirette testimonianze degli esuli o dei parenti di esuli o infoibati?
Il 10 febbraio non è una data volta a contrapporsi o a controbilanciare la memoria di altri crimini del '900, vuole semplicemente evidenziare che tra i crimini c'è anche la strage degli italiani d'Istria, avvenuta per di più a guerra finita.
La storia si impara e si scopre quando la dipingono i fatti, le vicende, le gesta che toccano il cuore, non quando la descrivono trattati o personalità affette da ideologismo. Chissà se quelle storie siano state effettivamente raccontate o ci si è limitati a delineare il contesto storico antecedente all'occupazione jugoslava, per "giustificare" le atrocità commesse in seguito ai danni nei nostri connazionali. Per fortuna, da ormai vent'anni, riemergono le voci dal silenzio e sono testimonianze vive contro l'ignavia, la dimenticanza, l'indifferenza!».
«Da valutare, però, è il taglio -spesso fortemente discutibile- che a quella Storia si giunge a dare. Abbiamo appreso da mezzi stampa, dell'organizzazione di un incontro sul tema presso l'Ites-Les Carafa di Andria davanti ad alcune decine di ragazzi, alla presenza della consigliera regionale Grazia Di Bari, dell'associazione Campo 65 e dell'ANPI Bat. L'impostazione riduzionista e giustificazionista della narrazione salta subito all'occhio osservando alcune immagini diffuse sui social dagli stessi intervenuti: proiezione di manifesti anti-slavi del regime fascista, grafiche che mettono all'erta sul non paragonare le Foibe alla Shoah e ad altri crimini del '900, promozione di volumi come quelli di tal Eric Gobetti. Gobetti, le cui simpatie per il Maresciallo comunista jugoslavo Tito e, dunque, per i carnefici dei nostri connazionali, non sono un mistero, è stato di recente invitato nella città di Altamura proprio da una delle associazioni presenti (Campo 65) per la presentazione del suo più discusso volume (al quale preferiamo non fare pubblicità), e un paio di anni fa ha effettuato un vero e proprio tour nelle scuole della BAT. Uno "storico", che ama farsi fotografare vestito da titino col pugno chiuso, o in posa davanti alla statua del dittatore, piuttosto che davanti a una bandiera jugoslava.
Troviamo assurdo e inverosimile, dunque, che il ricordo possa essere relegato a realtà, come l'ANPI, che -sia a livello nazionale che locale- annualmente e senza vergogna si espone con tesi riduzioniste e giustificazioniste, sino a rilasciare dichiarazioni ispirate a un negazionismo offensivo. Perché l'Istituto -di cui invece da sempre in quanto studenti apprezziamo la qualità dell'offerta formativa e il lavoro mirato della sua dirigenza- non si è affidato ad una delle Associazioni facenti parte della Federazione degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, a comitati come il Comitato 10 Febbraio, o ancor più semplicemente alle semplici e dirette testimonianze degli esuli o dei parenti di esuli o infoibati?
Il 10 febbraio non è una data volta a contrapporsi o a controbilanciare la memoria di altri crimini del '900, vuole semplicemente evidenziare che tra i crimini c'è anche la strage degli italiani d'Istria, avvenuta per di più a guerra finita.
La storia si impara e si scopre quando la dipingono i fatti, le vicende, le gesta che toccano il cuore, non quando la descrivono trattati o personalità affette da ideologismo. Chissà se quelle storie siano state effettivamente raccontate o ci si è limitati a delineare il contesto storico antecedente all'occupazione jugoslava, per "giustificare" le atrocità commesse in seguito ai danni nei nostri connazionali. Per fortuna, da ormai vent'anni, riemergono le voci dal silenzio e sono testimonianze vive contro l'ignavia, la dimenticanza, l'indifferenza!».