Politica
Giorno del Ricordo, Miscioscia: «70° anniversario dell'eccidio delle sorelle Porro»
Il Consigliere di Forza Italia parla del 10 febbraio e di una delle pagine storiche
Andria - mercoledì 10 febbraio 2016
9.42
«La verità nascosta o la strage dimenticata, quella che celebriamo il 10 febbraio, in ricordo di tutte le vittime delle foibe e dell'esodo forzato degli italiani dell'Istria, Fiume e Dalmazia. Una giornata che intende rinnovare la memoria degli eccidi perpetrati dai partigiani "titini" o comunemente definiti "rossi" o "comunisti", i quali provocarono migliaia di morti non solo per rappresaglia politica ma anche per ragioni etniche. Riportare alla memoria tragedie come quella delle foibe, dopo sessant'anni, con una legge del 2004 è stata un'iniziativa meritoria del Parlamento Italiano, che prescinde dalla connotazione politica di appartenenza ed acquisisce un significato storico che appartiene a quella dimensione di violenza, di efferatezza e di gratuita crudeltà che non può e non deve essere dimenticata, anzi merita, invece, di essere ricordata e tramandata alle future generazioni per comprendere quanto l'odio e le ideologie estreme siano pregiudizievoli per una civile e costruttiva convivenza umana».
Sono le parole di Benedetto Miscioscia, che attraverso una nota stampa ricorda il 10 febbraio ma anche una delle pagine storiche cittadine: «Una giornata quella del ricordo, che ci riporta alla memoria verità nascoste - dice Miscioscia - come quella dei fatti tragici accaduti nella nostra città tra il 1943 e il 1946, culminati con l'efferato eccidio delle sorelle Luisa e Carolina Porro, il giorno 6 marzo 1946. Fatti tragici che portarono Andria alla ribalta delle cronache nazionali, definita in quella circostanza "Andria la rossa". Una verità, quella dell'eccidio del sorelle Porro, che va ricollegata ad una particolare tensione sociale determinata da fatti ed episodi non solo riconducibili alla povertà o alla fame, ma anche a fattori ideologici che oggi, a distanza di settanta anni, è giusto analizzare e discuterne anche alla luce del significato che poteva assumere in quel particolare momento storico, la lettera pastorale che il Beato Mons. Di Donna Vescovo di Andria, rivolse ai fedeli della Diocesi il 1° maggio 1946, "sulla vera natura del comunismo", ad appena due mesi dai fatti tragici di Andria, culminati appunto con l'assedio della città da parte dell'esercito e con l'efferato eccidio delle sorelle Porro».
«Una storia che per decine di anni è stata volontariamente tenuta nascosta e che merita di essere affrontata, per comprendere quanto abbia potuto incidere l'ideologia dell'epoca sulla generazione di quell'odio, che portò ad assumere comportamenti da parte di taluni funzionari e simpatizzati dell'allora partito Comunista, che condusse Andria ad essere definita, appunto "Andria la rossa", la quale, con Minervino Murge, Gravina di P. e Cerignola formavano un vero e proprio quadrilatero rosso, sulla scia del famoso triangolo rosso emiliano. Ritengo che, finalmente, si debba e si possa far luce su quei tragici episodi storici che portò la nostra città, dopo decenni di silenzio ed una insistente campagna di sensibilizzazione condotta dal sottoscritto negli anni scorsi, a spingere finalmente, nel 2008, l'amministrazione Zaccaro ad apporre una targa ricordo sulla facciata del Palazzo a Piazza Umberto I, in cui vissero le sorelle Porro e ad intitolare una piazza, compresa tra Via G. Savonarola, via Reggio Calabria e via Guicciardini. Credo che sia giunto il momento di mettere fine ad un pregiudizio predefinito, risvegliando le nostre coscienze per mettere fine, definitivamente a quella contrapposizione che ha caratterizzato negativamente la storia sociale e politica della nostra città, che con l'approssimarci al 70° anniversario, merita una particolare commemorazione, in nome della verità, della civiltà e della storia ad imperitura memoria».
Sono le parole di Benedetto Miscioscia, che attraverso una nota stampa ricorda il 10 febbraio ma anche una delle pagine storiche cittadine: «Una giornata quella del ricordo, che ci riporta alla memoria verità nascoste - dice Miscioscia - come quella dei fatti tragici accaduti nella nostra città tra il 1943 e il 1946, culminati con l'efferato eccidio delle sorelle Luisa e Carolina Porro, il giorno 6 marzo 1946. Fatti tragici che portarono Andria alla ribalta delle cronache nazionali, definita in quella circostanza "Andria la rossa". Una verità, quella dell'eccidio del sorelle Porro, che va ricollegata ad una particolare tensione sociale determinata da fatti ed episodi non solo riconducibili alla povertà o alla fame, ma anche a fattori ideologici che oggi, a distanza di settanta anni, è giusto analizzare e discuterne anche alla luce del significato che poteva assumere in quel particolare momento storico, la lettera pastorale che il Beato Mons. Di Donna Vescovo di Andria, rivolse ai fedeli della Diocesi il 1° maggio 1946, "sulla vera natura del comunismo", ad appena due mesi dai fatti tragici di Andria, culminati appunto con l'assedio della città da parte dell'esercito e con l'efferato eccidio delle sorelle Porro».
«Una storia che per decine di anni è stata volontariamente tenuta nascosta e che merita di essere affrontata, per comprendere quanto abbia potuto incidere l'ideologia dell'epoca sulla generazione di quell'odio, che portò ad assumere comportamenti da parte di taluni funzionari e simpatizzati dell'allora partito Comunista, che condusse Andria ad essere definita, appunto "Andria la rossa", la quale, con Minervino Murge, Gravina di P. e Cerignola formavano un vero e proprio quadrilatero rosso, sulla scia del famoso triangolo rosso emiliano. Ritengo che, finalmente, si debba e si possa far luce su quei tragici episodi storici che portò la nostra città, dopo decenni di silenzio ed una insistente campagna di sensibilizzazione condotta dal sottoscritto negli anni scorsi, a spingere finalmente, nel 2008, l'amministrazione Zaccaro ad apporre una targa ricordo sulla facciata del Palazzo a Piazza Umberto I, in cui vissero le sorelle Porro e ad intitolare una piazza, compresa tra Via G. Savonarola, via Reggio Calabria e via Guicciardini. Credo che sia giunto il momento di mettere fine ad un pregiudizio predefinito, risvegliando le nostre coscienze per mettere fine, definitivamente a quella contrapposizione che ha caratterizzato negativamente la storia sociale e politica della nostra città, che con l'approssimarci al 70° anniversario, merita una particolare commemorazione, in nome della verità, della civiltà e della storia ad imperitura memoria».