Religioni
Giornata Mondiale dei Poveri, Don Geremia Acri: "Accanto a chi vive nella periferia degli occhi e del cuore"
Anche la nostra Diocesi "abbraccia i poveri". Un commento del responsabile di Casa accoglienza "S. Maria Goretti"
Andria - domenica 15 novembre 2020
10.41
"Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità". Lo scrive il Papa, nel messaggio per la 4ª giornata mondiale di poveri, in programma oggi domenica 15 novembre, sul tema "Tendi la tua mano al povero" (Sir 7,32). Nel messaggio, Francesco dedica ampio spazio all'analisi dello scenario che si è creato con l'emergenza sanitaria in corso e rende omaggio alle "mani tese" – spesso invisibili – dei "santi della porta accanto", stigmatizzando invece le "mani tese" di chi agisce in base al narcisismo, al cinismo e alla globalizzazione dell'indifferenza.
"La scelta di dedicare attenzione ai poveri - scrive il Pontefice - non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare – sottolinea - la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto". È nello sguardo verso di loro, nella difficoltà di tenerlo, che la vita cambia verso perché l'impegno concreto, guidato dalla carità divina, rende l'esistenza "pienamente umana".
Il bene comune è per il cristiano "un impegno di vita" che diventa testimonianza e condivisione "nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali". Francesco ricorda i "gesti che danno senso alla vita", spesso ignorati eppure presenti e vivi. Quando infatti conquistano la cronaca "gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio". Sono gesti che aprono alla speranza e ci spingono ad andare oltre.
Nel Messaggio del Papa entra con forza l'attualità. In un mondo travolto dal "dolore" e dalla "morte", dallo "sconforto" e dallo "smarrimento" a causa del coronavirus, Francesco intravede le tante mani tese di medici preoccupati, infermieri senza orari, farmacisti esposti al pericolo della malattia, volontari che aiutano i poveri, sacerdoti chiamati a "benedire con lo strazio nel cuore".
Dalle mani generose, il Papa passa in rassegna le "mani in tasca" che "non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch'essi complici. Sono mani che spostano il denaro decretando la miseria di molti; mani che accumulano soldi vendendo armi per seminare morte e povertà. Mani che passano la droga, che scambiano favori illegali per guadagno. Mani dunque che vanno pulite diventando "strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero".
"In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine": si legge nel Siracide perché "il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l'amore". "È questo - scrive il Papa - lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all'amore".
"La scelta di dedicare attenzione ai poveri - scrive il Pontefice - non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare – sottolinea - la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto". È nello sguardo verso di loro, nella difficoltà di tenerlo, che la vita cambia verso perché l'impegno concreto, guidato dalla carità divina, rende l'esistenza "pienamente umana".
Il bene comune è per il cristiano "un impegno di vita" che diventa testimonianza e condivisione "nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali". Francesco ricorda i "gesti che danno senso alla vita", spesso ignorati eppure presenti e vivi. Quando infatti conquistano la cronaca "gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio". Sono gesti che aprono alla speranza e ci spingono ad andare oltre.
Nel Messaggio del Papa entra con forza l'attualità. In un mondo travolto dal "dolore" e dalla "morte", dallo "sconforto" e dallo "smarrimento" a causa del coronavirus, Francesco intravede le tante mani tese di medici preoccupati, infermieri senza orari, farmacisti esposti al pericolo della malattia, volontari che aiutano i poveri, sacerdoti chiamati a "benedire con lo strazio nel cuore".
Dalle mani generose, il Papa passa in rassegna le "mani in tasca" che "non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch'essi complici. Sono mani che spostano il denaro decretando la miseria di molti; mani che accumulano soldi vendendo armi per seminare morte e povertà. Mani che passano la droga, che scambiano favori illegali per guadagno. Mani dunque che vanno pulite diventando "strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero".
"In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine": si legge nel Siracide perché "il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l'amore". "È questo - scrive il Papa - lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all'amore".