Commento
Gennaro Piccolo: «Un Sinodo per la città»
Riflessioni del referente del centro Igino Giordani di Andria
Andria - mercoledì 28 novembre 2018
Mentre è ancora molto viva l'eco del "Sinodo dei Giovani" voluto da Papa Francesco e, per quanto riguarda la nostra Diocesi di Andria, il Convegno Diocesano che pure ha visto la presenza di molti giovani, ecco un'altra bella notizia: l'Arcivescovo di Milano Cardinale Mario Delpini convoca laici e sacerdoti e lancia la proposta di un "Sinodo sui bisogni della Città", un "Sinodo Laico"! Gli ha fatto eco immediato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha preso l'impegno di individuare la formula per chiamare a raccolta tutti i costruttori del bene della Città, perché convinto che da soli non si possono fare le cose e che non bisogna lasciarsi sopraffare dalle paure.
Un Sinodo che veda insieme tutte le istituzioni della Città, laiche e religiose, per dare insieme risposte alle domande di Fraternità, inclusione, per capire problematiche esistenti, le emergenze più provocatorie disattese, le priorità da condividere.
Apprendendo questa notizia, mi è venuta – almeno per la nostra Città e Chiesa Diocesana — una domanda: «E noi, comuni cittadini, cristiani o di convinzioni diverse, quale contributo possiamo offrire in questo momento delicato della vita della nostra Città perché la Fraternità vissuta permetta di conservare anche nel dibattito più difficile, il senso della politica, che obbliga a considerare ciò che unisce come l'elemento più forte?».
Perché non tentare, cominciando da me, da te, da noi, di smetterla di considerare l'altro nella vita, anche nella vita politica, un nemico, o anche solo come un estraneo, ma piuttosto come un candidato all'Unità e alla Fraternità proprio per raggiungere lo scopo della vita, il bene comune, che è il bene di tutti?
Oggi, tra l'altro, il mio sguardo è caduto su di un piccolo libro comprato nel 1972 dal titolo «Lui muore e la gente passa»: mi ha scosso e riportato alla mente tante piaghe della nostra gente, della nostra Città, dell'Umanità; riportato all'esigenza di fare un passo avanti e dare un senso più profondo alla nostra amicizia!
Da qui, altresì, la proposta di far partire dalla nostra condivisione e decisione, purificando la nostra memoria (e cioè vedendo nuove le persone, le cose e gli avvenimenti per aiutare poi ogni cittadino a scoprire la sua risposta alla Città, la sua responsabilità civica), e chiedendo a ciascuno di rispondere semplicemente facendo dono di ciò che egli è, di ciò che noi siamo. Al medico di essere "medico per", all'imprenditore di essere "imprenditore per", alla mamma, all'insegnante, al politico, al sacerdote…, ciò che ciascuno ha da "essere per".
Insomma, come in un meraviglioso arcobaleno: offrire ciascuno, per amore, un tassello di diverso colore (quello risultante dal suo talento, dal proprio lavoro, dalla propria passione, dal suo "dover essere") perché la Città diventi un mosaico, composto dall'armonia di tutti questi tasselli colorati.
E' un sogno? Proviamo a farne insieme uno più bello?
Un Sinodo che veda insieme tutte le istituzioni della Città, laiche e religiose, per dare insieme risposte alle domande di Fraternità, inclusione, per capire problematiche esistenti, le emergenze più provocatorie disattese, le priorità da condividere.
Apprendendo questa notizia, mi è venuta – almeno per la nostra Città e Chiesa Diocesana — una domanda: «E noi, comuni cittadini, cristiani o di convinzioni diverse, quale contributo possiamo offrire in questo momento delicato della vita della nostra Città perché la Fraternità vissuta permetta di conservare anche nel dibattito più difficile, il senso della politica, che obbliga a considerare ciò che unisce come l'elemento più forte?».
Perché non tentare, cominciando da me, da te, da noi, di smetterla di considerare l'altro nella vita, anche nella vita politica, un nemico, o anche solo come un estraneo, ma piuttosto come un candidato all'Unità e alla Fraternità proprio per raggiungere lo scopo della vita, il bene comune, che è il bene di tutti?
Oggi, tra l'altro, il mio sguardo è caduto su di un piccolo libro comprato nel 1972 dal titolo «Lui muore e la gente passa»: mi ha scosso e riportato alla mente tante piaghe della nostra gente, della nostra Città, dell'Umanità; riportato all'esigenza di fare un passo avanti e dare un senso più profondo alla nostra amicizia!
Da qui, altresì, la proposta di far partire dalla nostra condivisione e decisione, purificando la nostra memoria (e cioè vedendo nuove le persone, le cose e gli avvenimenti per aiutare poi ogni cittadino a scoprire la sua risposta alla Città, la sua responsabilità civica), e chiedendo a ciascuno di rispondere semplicemente facendo dono di ciò che egli è, di ciò che noi siamo. Al medico di essere "medico per", all'imprenditore di essere "imprenditore per", alla mamma, all'insegnante, al politico, al sacerdote…, ciò che ciascuno ha da "essere per".
Insomma, come in un meraviglioso arcobaleno: offrire ciascuno, per amore, un tassello di diverso colore (quello risultante dal suo talento, dal proprio lavoro, dalla propria passione, dal suo "dover essere") perché la Città diventi un mosaico, composto dall'armonia di tutti questi tasselli colorati.
E' un sogno? Proviamo a farne insieme uno più bello?