Religioni
Fra Giuseppe Di Donna: 63 anni fa il funerale del Venerabile
Una raccolta fotografica con le immagini storiche per il Vescovo di Andria
Andria - lunedì 5 gennaio 2015
18.07
Le cronache del tempo e le immagini riprese dal dott. Nicola Fattibene, farmacista di Andria, riviste il 2 gennaio '15 nella chiesa Cattedrale di Andria, ci ricordano non solo le grandi folle presenti in eccezionali eventi, ma anche la devozione semplice ed umile di persone che facevano passare i loro rosari sul corpo del vescovo "santo", perché potesse dare la sua ultima benedizione e vivere di quella protezione celeste. «Le immagini ora digitalizzate dal figlio del dottore farmacista con la passione del "regista-operatore" - ci scrive Don Carmine della vicepostulazione della causa di beatificazione di Monsignor Giuseppe Di Donna - di nome Alessandro, non a caso fotografo, ci raccontano di strade affollate, di piazza Catuma gremita di gente e di carabinieri venuti da Bari non per fermare le lotte, ma per rendere onore al loro vescovo-liberatore, di Andria listata a lutto con piccoli manifesti sulle porte delle chiese e degli esercizi commerciali». Era il 5 gennaio del 1952 quando la città di Andria rese omaggio alle spoglie di Fra Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria scomparso tre giorni prima a causa di un male incurabile.
«Ci raccontano di nemici dialettici - ha ricordato Don Carmine come il sindaco dell'epoca, Mucci, che rende le armi al "nemico", con un telegramma di condoglianze in cui apprezza il coraggio e la coerenza dell'uomo-vescovo. Le stesse immagini ci raccontano di elogi funebri, quello ecclesiastico in Cattedrale di Mons. Giuseppe Ruotolo, Vescovo di Ugento, amico personale dell'umile Vescovo, e quello civile del senatore Jannuzzi, entrambi di altissimo afflato, dignità, rispetto e sincera devozione al Vescovo che ora è nella comunione della SS. Trinità». Il ricordo proprio lo scorso 2 gennaio in Cattedrale con immagini viste in Tv che hanno riscaldato la memoria e il cuore della coscienza del popolo andriese, perché «quelle immagini ci appartengono, non solo a chi era presente fisicamente, ma a tutti, in quanto parlano di momenti indelebili, che fanno parte della nostra identità sociale e cristiana».
Questa memoria non è unicamente un ricordare i bei tempi, ma è soprattutto una comunicazione di ciò che eravamo e che oggi possiamo essere e che in futuro potremo essere: un popolo non freddo, che non si accalora solamente con la violenza, ma la testimonianza di uomini coerenti e coraggiosi accende i nostri cuori e li eleva per la costruzione dell'edificio sociale (titolo lettera pastorale di mons. Di Donna), fondato sulla condivisione di valori, come la convivenza civile, il rispetto reciproco e l'ascolto di tutti, la tolleranza e la solidarietà, tutti iscritti nella coscienza civile della nostra città.
«Ci raccontano di nemici dialettici - ha ricordato Don Carmine come il sindaco dell'epoca, Mucci, che rende le armi al "nemico", con un telegramma di condoglianze in cui apprezza il coraggio e la coerenza dell'uomo-vescovo. Le stesse immagini ci raccontano di elogi funebri, quello ecclesiastico in Cattedrale di Mons. Giuseppe Ruotolo, Vescovo di Ugento, amico personale dell'umile Vescovo, e quello civile del senatore Jannuzzi, entrambi di altissimo afflato, dignità, rispetto e sincera devozione al Vescovo che ora è nella comunione della SS. Trinità». Il ricordo proprio lo scorso 2 gennaio in Cattedrale con immagini viste in Tv che hanno riscaldato la memoria e il cuore della coscienza del popolo andriese, perché «quelle immagini ci appartengono, non solo a chi era presente fisicamente, ma a tutti, in quanto parlano di momenti indelebili, che fanno parte della nostra identità sociale e cristiana».
Questa memoria non è unicamente un ricordare i bei tempi, ma è soprattutto una comunicazione di ciò che eravamo e che oggi possiamo essere e che in futuro potremo essere: un popolo non freddo, che non si accalora solamente con la violenza, ma la testimonianza di uomini coerenti e coraggiosi accende i nostri cuori e li eleva per la costruzione dell'edificio sociale (titolo lettera pastorale di mons. Di Donna), fondato sulla condivisione di valori, come la convivenza civile, il rispetto reciproco e l'ascolto di tutti, la tolleranza e la solidarietà, tutti iscritti nella coscienza civile della nostra città.