Territorio
Fondi per il restauro della Madonna di Costantinopoli
Al via una raccolta del Rotary per il quadro nella Chiesa di San Domenico
Andria - lunedì 29 settembre 2014
20.28
L'impegno del Rotary club Andria Castelli Svevi per l'arte e la cultura punta l'obiettivo sull'antica chiesa andriese intitolata a San Domenico. Il presidente del club, Giuseppe Guglielmi, ha annunciato l'avvio di un "service" finalizzato a raccogliere fondi per il restauro dell'affresco che raffigura la Madonna di Costantinopoli, per intensità espressiva e fattura uno dei più suggestivi presenti nella chiesa. L'annuncio durante un incontro tra i rotariani del club andriese, l'economo della Diocesi di Andria, mons. Nicola De Ruvo, e l'arch. Rosangela Laera, progettista e direttore degli ultimi lavori di restauro della chiesa.
«Dopo 27 anni di chiusura – ha ricordato Guglielmi presentando gli ospiti – la Diocesi e i fedeli possono finalmente tornare a fruire di uno dei più antichi segni della cristianità locale. La struttura è stata consolidata e ripulita, tanti dettagli architettonici e artistici sono stati riportati alla luce, ma c'è ancora tanto da fare e noi del Rotary non vogliamo rimanere indifferenti». Il portone d'ingresso della chiesa di San Domenico fu chiuso nel 1987 per lavori di restauro mai completati. Solo dal 2004, quando la Diocesi si riprese l'immobile dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, furono eseguite opere "di somma urgenza", come la copertura della sacrestia: il tetto rischiava di crollare e, oltre al danno strutturale, sarebbe andata distrutta anche la mummia del Duca di Andria Francesco II del Balzo che vi è custodita.
L'architetto Laera, ripercorrendo la travagliata storia degli ultimi 27 anni, ha ricordato la visita che, nel 2001, Vittorio Sgarbi – allora sottosegretario ai Beni culturali – impose forzando i lucchetti del cantiere e l'intervento decisivo del deputato andriese Benedetto Fucci per ottenere da Palazzo Chigi un finanziamento della quota dell'otto per mille dell'Irpef per l'anno 2010, a diretta gestione statale: circa 800 mila euro, grazie ai quali – in poco più di un anno e mezzo – sono stati conclusi gli interventi strutturali. Il 26 settembre scorso la prima celebrazione liturgica, presieduta dal Vescovo diocesano, mons. Raffaele Calabro, a chiusura dei riti per la festività dedicata ai Santi Medici.
Mons. De Ruvo, invece, ha guidato l'uditorio in un viaggio virtuale alla scoperta dei 10 tra conventi e monasteri censiti in Andria nel 19° secolo, molti dei quali da decenni abbandonati o adibiti ad altri usi o addirittura demoliti, come quello annesso proprio alla chiesa di San Domenico (il più antico dei conventi Agostiniani). L'economo della Diocesi ha anche ricordato che fino al 1800 Andria contava all'incirca 14 mila abitanti e che oltre 300 di essi appartenevano ad Ordini religiosi.
«Dopo 27 anni di chiusura – ha ricordato Guglielmi presentando gli ospiti – la Diocesi e i fedeli possono finalmente tornare a fruire di uno dei più antichi segni della cristianità locale. La struttura è stata consolidata e ripulita, tanti dettagli architettonici e artistici sono stati riportati alla luce, ma c'è ancora tanto da fare e noi del Rotary non vogliamo rimanere indifferenti». Il portone d'ingresso della chiesa di San Domenico fu chiuso nel 1987 per lavori di restauro mai completati. Solo dal 2004, quando la Diocesi si riprese l'immobile dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, furono eseguite opere "di somma urgenza", come la copertura della sacrestia: il tetto rischiava di crollare e, oltre al danno strutturale, sarebbe andata distrutta anche la mummia del Duca di Andria Francesco II del Balzo che vi è custodita.
L'architetto Laera, ripercorrendo la travagliata storia degli ultimi 27 anni, ha ricordato la visita che, nel 2001, Vittorio Sgarbi – allora sottosegretario ai Beni culturali – impose forzando i lucchetti del cantiere e l'intervento decisivo del deputato andriese Benedetto Fucci per ottenere da Palazzo Chigi un finanziamento della quota dell'otto per mille dell'Irpef per l'anno 2010, a diretta gestione statale: circa 800 mila euro, grazie ai quali – in poco più di un anno e mezzo – sono stati conclusi gli interventi strutturali. Il 26 settembre scorso la prima celebrazione liturgica, presieduta dal Vescovo diocesano, mons. Raffaele Calabro, a chiusura dei riti per la festività dedicata ai Santi Medici.
Mons. De Ruvo, invece, ha guidato l'uditorio in un viaggio virtuale alla scoperta dei 10 tra conventi e monasteri censiti in Andria nel 19° secolo, molti dei quali da decenni abbandonati o adibiti ad altri usi o addirittura demoliti, come quello annesso proprio alla chiesa di San Domenico (il più antico dei conventi Agostiniani). L'economo della Diocesi ha anche ricordato che fino al 1800 Andria contava all'incirca 14 mila abitanti e che oltre 300 di essi appartenevano ad Ordini religiosi.