Eventi e cultura
Festival della Legalità, da Andria il messaggio è: Niente pizzo!
Presente Tano Grasso presidente e fondatore della federazione antiracket
Andria - martedì 29 novembre 2022
17.00
Prosegue la seconda edizione del Festival della Legalità di Andria, organizzato dall'Amministrazione comunale. "Niente pizzo" è il titolo dell'evento registrato ieri pomeriggio presso l'auditorium Di Donna ad Andria, che ha visto la presenza e la testimonianza di Tano Grasso presidente e fondatore della federazione antiracket italiana, del Dott. Renato Nitti, Procuratore Tribunale di Trani, della dott.ssa Riflesso prefetto della Bat, l'onorevole Mariangela Matera e il Presidente dell'associazione Felice Gemiti e tanti altri ospiti illustri.
In apertura il Sindaco di Andria, avv Giovanna Bruno: «L'evento di oggi non era né scontato e né facile da pensare e realizzare. Molte volte parliamo e puntiamo il dito ma poche volte ci mettiamo la faccia. Quindi era anche un test importante, rispetto a fenomeni che purtroppo attanagliano le nostre comunità. Siamo consapevoli di vivere in un territorio molto particolare che spesso ci espone tutti a dei rischi rispetto ai quali vorremmo sentirci maggiormente protetti», ha esordito il Sindaco di Andria.
Un parterre di tutto rispetto che ha visto una ampia partecipazione, per parlare e confrontarsi sulla legalità grazie anche alle testimonianze di tanti importanti ospiti.
«A testa alta è questo il titolo della mostra fotografica che è stata allestita nei corridoio di Palazzo Montecitorio. Ed è una mostra fotografica in ricordo di quegli uomini che hanno testimoniata con la propria vita il valore della legalità che hanno testimoniato l'importanza di tutelare i principi democratici della nostra Costituzione», con queste parole l'onorevole Mariangela Matera ha salutato i presenti. «"Niente pizzo" è il titolo di questa serata. E il pizzo si sconfigge con la cultura della legalità, in famiglia, nella scuola, nelle istituzioni. Si sconfigge con l'impegno dei giovani, degli imprenditori, della società civile con la buona amministrazione. Il racket si distrugge anche con lo sviluppo economico perché solo così si crea fiducia, lavoro e si può sconfiggere» e ha concluso «L'invito è rivolto a tutti ad andare sempre a testa alta per promuovere la legalità senza mai girare la testa dall'altra parte»
Significativo anche l'intervento del Prefetto che ha illustrato brevemente il fenomeno del pizzo mettendo in evidenzia tratti specifici della sesta provincia.
«Per quanto riguarda questa provincia, da un'analisi fatta dalle forze dell'ordine è merso che alcuni imprenditori locali, in particolare il tessile, sono periodicamente oggetto di richieste estorsive e anche sequestri lampo, che è una caratteristica di questa provincia. Nel territorio operano delle squadre di furti di autovettura o di mezzi agricoli con il metodo del cavallo di ritorno, anche questa è una forma di estorsione. Nelle varie aree rurali sono frequenti fenomeni di danneggiamento alle colture agricole. E anche questa è una forma di estorsione. Troppo spesso queste attività non vengono neanche denunciate. E la cosa più importante è proprio la denuncia. Segnalare chiunque si avvicini con questi fini perché difficilmente si può uscire da un meccanismo di oppressione crescente».
Incisivo l'intervento del fondatore e presidente onorario del Fai (Federazione Antiracket italiana), dott. Tano Grasso «Bisogna pagare un piccolo prezzo, quello di esporsi. Esporsi significa rivolgersi alla polizia di stato, ai carabinieri alla guardia di finanza. Esporsi significa collaborare, denunciare. Non si può pensare che il mondo imprenditoriale possa risolvere il problema del condizionamento mafioso, soprattutto adesso alla vigilia del PNRR, lo possa risolvere invocando uno stato più forte, leggi più dure. No! Ci prendiamo in giro. È ipocrisia pura. Inganno. Anzi impostura! L'imprenditore se non assuma in prima persona una responsabilità e si espone il problema di un'economia libera alla mafia non esiste. I magistrati possono mettere in carcere tutti i mafiosi che ci sono sul territorio ma se c'è quel commerciante che manifesta la volontà a sottomettersi immediatamente si riproduce il fenomeno. Allora questo fenomeno può ridursi se si incrementa l'associazionismo anti racket e della denuncia collettivo. Ma senza questo popolo c'è solo l'impostura».
E continua: «Io è da 32 anni che combatto soprattutto con le associazioni di categoria, con alcune di esse che ogni volta implora uno Stato più severo. No è una fesseria. Ci sono leggi straordinarie, serve piccolo atto di coraggio e quando dico piccolo lo intendo dire nel senso letterario piccolo ma senza questo piccolo, che dipende dal fatto che venga compiuto da tante persone e quindi diventa un grande gesto di coraggio collettivo. Io non sono stato coraggioso, sono stato intelligente! Ho capito che sul coraggio io la perdevo la partita con la mafia. La partita con la mafia la si vince con intelligenza, costruendo una strategia, e abbiamo vinto».
In apertura il Sindaco di Andria, avv Giovanna Bruno: «L'evento di oggi non era né scontato e né facile da pensare e realizzare. Molte volte parliamo e puntiamo il dito ma poche volte ci mettiamo la faccia. Quindi era anche un test importante, rispetto a fenomeni che purtroppo attanagliano le nostre comunità. Siamo consapevoli di vivere in un territorio molto particolare che spesso ci espone tutti a dei rischi rispetto ai quali vorremmo sentirci maggiormente protetti», ha esordito il Sindaco di Andria.
Un parterre di tutto rispetto che ha visto una ampia partecipazione, per parlare e confrontarsi sulla legalità grazie anche alle testimonianze di tanti importanti ospiti.
«A testa alta è questo il titolo della mostra fotografica che è stata allestita nei corridoio di Palazzo Montecitorio. Ed è una mostra fotografica in ricordo di quegli uomini che hanno testimoniata con la propria vita il valore della legalità che hanno testimoniato l'importanza di tutelare i principi democratici della nostra Costituzione», con queste parole l'onorevole Mariangela Matera ha salutato i presenti. «"Niente pizzo" è il titolo di questa serata. E il pizzo si sconfigge con la cultura della legalità, in famiglia, nella scuola, nelle istituzioni. Si sconfigge con l'impegno dei giovani, degli imprenditori, della società civile con la buona amministrazione. Il racket si distrugge anche con lo sviluppo economico perché solo così si crea fiducia, lavoro e si può sconfiggere» e ha concluso «L'invito è rivolto a tutti ad andare sempre a testa alta per promuovere la legalità senza mai girare la testa dall'altra parte»
Significativo anche l'intervento del Prefetto che ha illustrato brevemente il fenomeno del pizzo mettendo in evidenzia tratti specifici della sesta provincia.
«Per quanto riguarda questa provincia, da un'analisi fatta dalle forze dell'ordine è merso che alcuni imprenditori locali, in particolare il tessile, sono periodicamente oggetto di richieste estorsive e anche sequestri lampo, che è una caratteristica di questa provincia. Nel territorio operano delle squadre di furti di autovettura o di mezzi agricoli con il metodo del cavallo di ritorno, anche questa è una forma di estorsione. Nelle varie aree rurali sono frequenti fenomeni di danneggiamento alle colture agricole. E anche questa è una forma di estorsione. Troppo spesso queste attività non vengono neanche denunciate. E la cosa più importante è proprio la denuncia. Segnalare chiunque si avvicini con questi fini perché difficilmente si può uscire da un meccanismo di oppressione crescente».
Incisivo l'intervento del fondatore e presidente onorario del Fai (Federazione Antiracket italiana), dott. Tano Grasso «Bisogna pagare un piccolo prezzo, quello di esporsi. Esporsi significa rivolgersi alla polizia di stato, ai carabinieri alla guardia di finanza. Esporsi significa collaborare, denunciare. Non si può pensare che il mondo imprenditoriale possa risolvere il problema del condizionamento mafioso, soprattutto adesso alla vigilia del PNRR, lo possa risolvere invocando uno stato più forte, leggi più dure. No! Ci prendiamo in giro. È ipocrisia pura. Inganno. Anzi impostura! L'imprenditore se non assuma in prima persona una responsabilità e si espone il problema di un'economia libera alla mafia non esiste. I magistrati possono mettere in carcere tutti i mafiosi che ci sono sul territorio ma se c'è quel commerciante che manifesta la volontà a sottomettersi immediatamente si riproduce il fenomeno. Allora questo fenomeno può ridursi se si incrementa l'associazionismo anti racket e della denuncia collettivo. Ma senza questo popolo c'è solo l'impostura».
E continua: «Io è da 32 anni che combatto soprattutto con le associazioni di categoria, con alcune di esse che ogni volta implora uno Stato più severo. No è una fesseria. Ci sono leggi straordinarie, serve piccolo atto di coraggio e quando dico piccolo lo intendo dire nel senso letterario piccolo ma senza questo piccolo, che dipende dal fatto che venga compiuto da tante persone e quindi diventa un grande gesto di coraggio collettivo. Io non sono stato coraggioso, sono stato intelligente! Ho capito che sul coraggio io la perdevo la partita con la mafia. La partita con la mafia la si vince con intelligenza, costruendo una strategia, e abbiamo vinto».