Enti locali
«Fabbisogno standard»: Andria virtuosa con un risparmio di oltre 6 milioni
La città è settima in Italia secondo la classifica stilata dal Copaff e pubblicata sul «Sole 24 Ore». La graduatoria doveva esser utile per dividere proporzionalmente i tagli del Governo: ma ad ora nessun accordo
Andria - mercoledì 13 febbraio 2013
10.41
Uno studio della Copaff, Commissione per l'attuazione del Federalismo Fiscale, ha decretato Andria come la settima città d'Italia nella speciale classifica immaginata per la lotta agli sprechi ma sopratutto per l'individuazione delle città più virtuose alle quali applicare in modo proporzionale i tagli dei trasferimenti statali. Lo studio della Commissione del governo, pubblicata due giorni fa sul Sole 24 Ore, ha passato in rassegna le uscite di tutti i Comuni italiani mettendole in relazione sia alle caratteristiche del territorio sia ai servizi effettivamente offerti per individuare i livelli ottimali di spesa per ciascun ente.
Ebbene, a fronte di un fabbisogno standard valutato dalla Copaff in 15,8 milioni di euro, il Comune di Andria ne spende solo 8,8 milioni di euro. In altri termini riesce a garantire l'attività amministrativa e il funzionamento della macchina comunale risparmiando quasi la metà dei soldi su quelli teoricamente necessari. La geografia degli sprechi comunali ha permesso di individuare i «fabbisogni standard» delle amministrazioni che teoricamente sarebbero dovuti servire per applicare in modo proporzionale i tagli di oltre 2 miliardi di euro di trasferimenti per l'anno 2013. I numeri arrivano proprio dal dossier di fine dicembre sui «servizi generali», rappresentati dall'ampio ventaglio di uffici e servizi cittadini che si occupano di entrate, servizi tecnici, anagrafe, stato civile, servizi elettorali, leva, statistica e del resto della burocrazia. Una fotografia della burocrazia cittadina che lascia un quadro a dir poco disarmante: Andria, infatti, è la seconda città del mezzogiorno dopo la virtuosa Bari ma al primo posto c'è Torino, seguita proprio dal capoluogo pugliese e da Milano. La più spendacciona, invece, risulta essere Napoli seguita a ruota da Roma e Firenze: nel capoluogo campano, rispetto al fabbisogno standard, si spende il 52% in più, in pratica dai 226 milioni necessari si arriva ad impegnare 344 milioni di euro. La città di Andria ne risparmia ben oltre sei milioni, mentre Bari arriva sino ad un risparmio di oltre 28, mentre per Torino si parla di oltre ottanta milioni di euro risparmiati. La classifica, come pubblicata dal Sole 24 Ore, parte dai più spreconi per arrivare ai più virtuosi in modo da metter in evidenza la «Mappa dell'inefficienza».
Fin qui le note positive, subito stoppate da quelle negative: infatti, la realtà dice che non essendoci stato l'accordo tra Governo e Comuni entro il 31 gennaio scorso sulla ripartizione dei tagli, tutto il lavoro della Copaff non servirà assolutamente a nulla. Nel decreto dei tagli, infatti, vi era già presente un meccanismo di ripartizione dei tagli misurati in base ai «consumi intermedi» registrati in ogni Comune nel 2011. La complessità della valutazione dei consumi intermedi, tuttavia, è stata acclarata dallo stesso Governo proprio con l'istituzione del Copaff che doveva superare qualche difetto di troppo nell'ideazione della misura.
Ebbene, a fronte di un fabbisogno standard valutato dalla Copaff in 15,8 milioni di euro, il Comune di Andria ne spende solo 8,8 milioni di euro. In altri termini riesce a garantire l'attività amministrativa e il funzionamento della macchina comunale risparmiando quasi la metà dei soldi su quelli teoricamente necessari. La geografia degli sprechi comunali ha permesso di individuare i «fabbisogni standard» delle amministrazioni che teoricamente sarebbero dovuti servire per applicare in modo proporzionale i tagli di oltre 2 miliardi di euro di trasferimenti per l'anno 2013. I numeri arrivano proprio dal dossier di fine dicembre sui «servizi generali», rappresentati dall'ampio ventaglio di uffici e servizi cittadini che si occupano di entrate, servizi tecnici, anagrafe, stato civile, servizi elettorali, leva, statistica e del resto della burocrazia. Una fotografia della burocrazia cittadina che lascia un quadro a dir poco disarmante: Andria, infatti, è la seconda città del mezzogiorno dopo la virtuosa Bari ma al primo posto c'è Torino, seguita proprio dal capoluogo pugliese e da Milano. La più spendacciona, invece, risulta essere Napoli seguita a ruota da Roma e Firenze: nel capoluogo campano, rispetto al fabbisogno standard, si spende il 52% in più, in pratica dai 226 milioni necessari si arriva ad impegnare 344 milioni di euro. La città di Andria ne risparmia ben oltre sei milioni, mentre Bari arriva sino ad un risparmio di oltre 28, mentre per Torino si parla di oltre ottanta milioni di euro risparmiati. La classifica, come pubblicata dal Sole 24 Ore, parte dai più spreconi per arrivare ai più virtuosi in modo da metter in evidenza la «Mappa dell'inefficienza».
Fin qui le note positive, subito stoppate da quelle negative: infatti, la realtà dice che non essendoci stato l'accordo tra Governo e Comuni entro il 31 gennaio scorso sulla ripartizione dei tagli, tutto il lavoro della Copaff non servirà assolutamente a nulla. Nel decreto dei tagli, infatti, vi era già presente un meccanismo di ripartizione dei tagli misurati in base ai «consumi intermedi» registrati in ogni Comune nel 2011. La complessità della valutazione dei consumi intermedi, tuttavia, è stata acclarata dallo stesso Governo proprio con l'istituzione del Copaff che doveva superare qualche difetto di troppo nell'ideazione della misura.