Le mascherine contestate dal sindacato Fials
Le mascherine contestate dal sindacato Fials
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Emergenza covid 19: «Mascherine di dubbia efficacia», la denuncia del sindacato Fials all'Asl Bt

«Le guerre non si combattono con le armi giocattolo», sottolineano Angelo Somma e Sergio Di Liddo

Una denuncia precisa e di grande importanza: le mascherine fornite in dotazione al personale sanitario dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie e del "Dimiccoli" di Barletta sarebbero inadatte allo scopo, perché insufficienti a garantire le condizioni di massima sicurezza.

E' il sindacato dei lavoratori sanitari, la Fials Bat a mettere nero su bianco circa l'inadeguatezza di questi strumenti di lavoro.

«I dipendenti continuano a prestare servizio - soprattutto nelle unità operative di rianimazione, terapia intensiva, e sub intensiva dove sono ricoverati pazienti che necessitano di terapia con ossigeno ad alti flussi - costretti a indossare mascherine FFP3 contrassegnate come "No medical device" e in assenza del codice numerico che accompagna il marchio CE cosi come stabilito nel regolamento UE 425/2016, quindi di dubbia provenienza ed efficacia» hanno rimarcato i rappresentanti sindacali Angelo Somma e Sergio Di Liddo, segretari provinciali dell'organizzazione sindacale.

La Fials ha ribadito quanto già chiesto tramite una pec all'azienda sanitaria locale lo scorso 6 novembre a proposito dei dispositivi, distribuiti ai lavoratori di tutti i reparti del Covid hospital biscegliese e del nosocomio barlettano.

«Il personale già da due settimane, e cioè da quando le farmacie ospedaliere hanno fornito questo tipo di mascherine FFP3 "No medical device", ha diffidato della loro utilità alla prevenizione da forme di contagio e deciso di utilizzare una doppia mascherina sovrapposta, con evidenti difficoltà di scarsissima respirazione» hanno spiegato i due rappresentanti del sindacato.

«Purtroppo i casi di positività al virus SARS-Cov2 fra gli operatori sanitari dell'Asl Bt (alcuni dei quali sono ricoverati) continuano a crescere quotidianamente destando seria preoccupazione. Le guerre non si combattono con le armi giocattolo» hanno aggiunto, esprimendo forte preoccupazione. «L'attuale grave emergenza pandemica, a nostro avviso, deve orientare a garantire a tutte le unità operative delle strutture del territorio forniture costanti di dispositivi di protezione individuale adeguati, affidabili e certificati».

La Fials ha chiesto la disposizione di un nuovo protocollo «che aumenti i livelli di protezione» e l'approvvigionamento «di dispositivi di protezione individuale in quantità adeguate e di qualità, con riferimenti a norme tecniche considerate per la certificazione della conformità».

Somma e Di Liddo hanno evidenziato: «In questo periodo si e dimenticato del tutto l'aspetto motivazionale ed emotivo del personale addetto all'assistenza che in un'evidente situazione di enorme sovraccarico di lavoro e di stress ha dovuto e deve preoccuparsi al di sopra di ogni limite accettabile anche di rischiare di ammalarsi. In questo tipo di situazioni bisogna fare di tutto per ridurre la probabilità che gli operatori della sanità possano contrarre la sindrome da burn-out ed evidentemente la percezione di essere protetti dal rischio di contagio in maniera adeguata e con dispositivi di protezione individuale idonei e sicuri, ritenendo che questo sia punto di partenza per andare nella giusta direzione».

La Fials ha quindi chiesto «copia della certificazione di conformità sull'efficacia e la sicurezza all'uso delle mascherine FFP3 di produzione cinese, ritenendo che qualora non pervenga si debba procedere al ritiro immediato delle stesse dalle unità operative degli ospedali Bisceglie e Barletta provvedendo alla loro sostituzione con mascherine FFP3 munite di apposita certificazione», annunciando che «in assenza di immediato cenno di riscontro saremo costretti, nostro malgrado, a proclamare lo stato di agitazione del personale dipendente nonché a segnalare la circostanza alle competenti autorità».
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