Territorio
Emergenza cinghiali, il Parco dell’Alta Murgia illustra le 5 azioni di contenimento
Il piano è stato concordato con Anci, Federparchi, Ispra e Conferenza Stato Regioni
Andria - domenica 15 settembre 2019
Con l'obiettivo di arginare l'emergenza cinghiali nel territorio murgiano, l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia ha illustrato questa mattina 5 azioni mirate di contenimento, che compongono una strategia concordata con Anci, Federparchi, Ispra e Conferenza Stato Regioni, centrata su una collaborazione attiva tra Enti Parco, Regione e associazioni. All'incontro, tenutosi nella sede del Parco di Gravina in Puglia, hanno partecipato Francesco Tarantini e Domenico Nicoletti, presidente e direttore PNAM, Maggiore Giuliano Palomba, comandante Reparto Carabinieri PNAM, Ottavio Lischio, rappresentante ARIF.
Le azioni prevedono in primis di accelerare la procedura di regolamentazione da parte delle Regioni delle aree contigue ai parchi, per esercitare la caccia nelle forme previste dalla legge n. 157/92 tramite una modulazione della pressione venatoria sul cinghiale in funzione delle popolazioni presenti nell'area protetta e nell'area contigua, e lo svolgimento della gestione venatoria per i residenti dell'area protetta, secondo regole, tecniche e tempi adeguati a un uso sostenibile delle popolazioni di cinghiale.
La strategia contempla in secondo luogo l'armonizzazione e il coordinamento adeguati degli interventi che si eseguono nelle aree protette e contigue, negli ambiti pubblici e privati di caccia, nel rispetto delle leggi in materia.
Terzo punto è l'adozione di azioni urgenti di contenimento della specie, sulla scorta delle buone pratiche adottate nelle altre aree protette italiane, da armonizzare in rapporto alle caratteristiche dei territori.
Il quarto punto chiama in causa gli agricoltori – vittime dei maggiori danni – da coinvolgere nell'individuazione, segnalazione ed eventuale cattura, attraverso intese contenute nella legge di orientamento in agricoltura per i servizi al territorio.
L'ultima azione prevede l'impegno delle Regioni a istituire accordi con le aree protette, per l'attivazione di filiere corte volte alla valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione locale, con la certificazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione che permettano di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione.
«Tra le priorità del parco c'è il rafforzare le azioni di contenimento dell'emergenza cinghiali - ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente dell'Ente Parco - con una gestione integrata che prevede non solo l'implementazione delle azioni di cattura, ma anche una programmazione con le associazioni venatorie per l'attivazione del selecontrollo nelle aree contigue dell'Alta Murgia. Siamo dinanzi a un problema complesso per il quale è necessario il coinvolgimento della Regione e delle altre aree protette regionali e nazionali».
Le azioni prevedono in primis di accelerare la procedura di regolamentazione da parte delle Regioni delle aree contigue ai parchi, per esercitare la caccia nelle forme previste dalla legge n. 157/92 tramite una modulazione della pressione venatoria sul cinghiale in funzione delle popolazioni presenti nell'area protetta e nell'area contigua, e lo svolgimento della gestione venatoria per i residenti dell'area protetta, secondo regole, tecniche e tempi adeguati a un uso sostenibile delle popolazioni di cinghiale.
La strategia contempla in secondo luogo l'armonizzazione e il coordinamento adeguati degli interventi che si eseguono nelle aree protette e contigue, negli ambiti pubblici e privati di caccia, nel rispetto delle leggi in materia.
Terzo punto è l'adozione di azioni urgenti di contenimento della specie, sulla scorta delle buone pratiche adottate nelle altre aree protette italiane, da armonizzare in rapporto alle caratteristiche dei territori.
Il quarto punto chiama in causa gli agricoltori – vittime dei maggiori danni – da coinvolgere nell'individuazione, segnalazione ed eventuale cattura, attraverso intese contenute nella legge di orientamento in agricoltura per i servizi al territorio.
L'ultima azione prevede l'impegno delle Regioni a istituire accordi con le aree protette, per l'attivazione di filiere corte volte alla valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione locale, con la certificazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione che permettano di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione.
«Tra le priorità del parco c'è il rafforzare le azioni di contenimento dell'emergenza cinghiali - ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente dell'Ente Parco - con una gestione integrata che prevede non solo l'implementazione delle azioni di cattura, ma anche una programmazione con le associazioni venatorie per l'attivazione del selecontrollo nelle aree contigue dell'Alta Murgia. Siamo dinanzi a un problema complesso per il quale è necessario il coinvolgimento della Regione e delle altre aree protette regionali e nazionali».