
Politica
Elezioni politiche, Caldarone: «L’apocalisse non è ora»
Nota dell'ex sindaco di Andria
Andria - martedì 27 settembre 2022
10.51
«Negli ultimi 30 anni - scrive in una nota l'ex sindaco di Andria, dott. Vincenzo Caldarone - non c'è mai stata una elezione politica in cui i partiti, culturalmente di destra, abbiano ottenuto percentuali inferiori al 43-44%. Si è trattato anche stavolta di una vittoria politica, non di una maggioranza del paese che, tra astensioni record e altri voti, invece è culturalmente diverso, ma ormai logorato da slogan e manovre di potere. Intendiamoci, chi va vinto le elezioni ha il diritto e il dovere di governare, spero che lo faccia presto e bene perché siamo sull'orlo di un precipizio economico e sociale.
Se una sinistra politica esiste ancora, questo è il momento di definire lo "scopo sociale" delle formazioni, che non è quello di stare comunque al potere e gestire liste e vertici: la democrazia va difesa riducendo le disuguaglianze, allargando la partecipazione (in epoca digitale abbiamo ancora una legge elettorale feudale), ridando prospettive e opportunità, rendendo i servizi e le funzioni pubbliche trasparenti e funzionanti. Il rischio non è un voto orientato a destra, ma che progressivamente la democrazia si svuoti di giustizia sociale e renda possibile tutte le avventure, altro che elezioni politiche.
Alcuni degli sconfitti si lamentano delle divisioni: come se il compito della politica (vera) non fosse quello di unire, fare sintesi, andare oltre le differenze in vista di una visione dell'Italia. Se non l'hanno fatto è perché al primo posto ci sono stati posti di potere, liste, gestione del presente. Lo stesso dicasi per la politica del territorio: celebrare sempre sé stessi, dividere, non rendersi conto realmente dello stato delle città, non ricostruire opportunità per la comunità e una visione del futuro della città, porta a gestire le briciole e non ad avere uno scopo in cui riconoscersi, e per cui progettare, agire, unirsi.
I temi sono molti: dal rilancio dello sviluppo (tutto fermo) alle politiche sociali, dalla innovazione a nuove politiche urbane, dal turismo all'ambiente: oltre l'aspetto ludico e gestionale non si vede ancora un progetto che mobiliti risorse e persone. Spero che le lezioni della realtà servano».
Se una sinistra politica esiste ancora, questo è il momento di definire lo "scopo sociale" delle formazioni, che non è quello di stare comunque al potere e gestire liste e vertici: la democrazia va difesa riducendo le disuguaglianze, allargando la partecipazione (in epoca digitale abbiamo ancora una legge elettorale feudale), ridando prospettive e opportunità, rendendo i servizi e le funzioni pubbliche trasparenti e funzionanti. Il rischio non è un voto orientato a destra, ma che progressivamente la democrazia si svuoti di giustizia sociale e renda possibile tutte le avventure, altro che elezioni politiche.
Alcuni degli sconfitti si lamentano delle divisioni: come se il compito della politica (vera) non fosse quello di unire, fare sintesi, andare oltre le differenze in vista di una visione dell'Italia. Se non l'hanno fatto è perché al primo posto ci sono stati posti di potere, liste, gestione del presente. Lo stesso dicasi per la politica del territorio: celebrare sempre sé stessi, dividere, non rendersi conto realmente dello stato delle città, non ricostruire opportunità per la comunità e una visione del futuro della città, porta a gestire le briciole e non ad avere uno scopo in cui riconoscersi, e per cui progettare, agire, unirsi.
I temi sono molti: dal rilancio dello sviluppo (tutto fermo) alle politiche sociali, dalla innovazione a nuove politiche urbane, dal turismo all'ambiente: oltre l'aspetto ludico e gestionale non si vede ancora un progetto che mobiliti risorse e persone. Spero che le lezioni della realtà servano».