Cronaca
Ecomafia, 14 arresti per traffico di rifiuti. Controlli anche nella Bat
L’operazione Black Land coinvolge diverse zone della Puglia
BAT - sabato 12 aprile 2014
9.35
Ieri mattina è stata eseguita un'operazione interforze che ha coinvolto più di 150 investigatori del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, del Nucleo Operativo Ecologico di Bari del Comando Carabinieri Tutela per l'Ambiente e della Direzione Investigativa Antimafia di Bari, che costituisce l'esito di una complessa ed articolata operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, convenzionalmente denominata "Black Land" che ha interessato le province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Avellino, Caserta, Salerno, Benevento, Potenza e Campobasso.
Nel corso dell'operazione è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattordici persone, ritenute a vario titolo, responsabili del reato di traffico illecito di rifiuti oltre al sequestro di aziende, stabilimenti, automezzi pesanti, discariche abusive per un valore totale di 25 milioni di euro, sia in relazione al reato ambientale che agli illeciti amministrativi conseguenti previsti per gli enti.
L'attività, iniziata nel marzo 2013, grazie ad una serie di accertamenti preliminari, effettuati mediante l'utilizzo di sofisticati programmi informatici di monitoraggio ambientale del territorio. Le successive indagini, costituite da intercettazioni telefoniche, rilevazioni satellitari, servizi di osservazione, acquisizioni documentali e consulenze ambientali hanno consentito di fare piena luce su sodalizio criminoso dedito ad attività organizzate per il traffico illecito, consistenti nel tombamento di rifiuti speciali non trattati derivanti da un apparente impianto di compostaggio in un enorme cratere presente su un terreno agricolo ubicato in Ordona (Foggia) e nello smaltimento illecito di rifiuti speciali derivanti da trattamento meccanico provenienti da un impianto di stoccaggio ubicato in Foggia. I rifiuti speciali, illecitamente smaltiti, tutti provenienti da impianti di raccolta e stoccaggio ubicati in Campania, nelle province di Salerno, Caserta e Avellino, ammonterebbero ad un quantitativo non inferiore a 12.000 tonnellate.
Quanto alle modalità di gestione del traffico illecito, i rifiuti speciali, prodotti in diversi comuni delle province di Salerno e Caserta, dopo essere stati trasportati presso i siti di stoccaggio della Sele Ambiente di Battipaglia (SA) e della Ilside di Bellona (CE) venivano gestiti secondo uno schema ricostruito dagli inquirenti. In particolare, i rifiuti della frazione umida venivano dapprima conferiti all'impianto di compostaggio della Biocompost Irpino di Bisaccia (AV), quindi, senza subire alcun trattamento, accompagnati da falsa documentazione, venivano trasportati e gestiti come se si trattasse di ammendante, per essere definitivamente smaltiti mediante "tombamento" in un enorme cratere ricadente su un area agricola sita in Ordona, gestita dall'Edil C., ove vi era una autorizzazione al ripristino ambientale. Mente, i rifiuti della frazione umida, venivano invece conferiti alla Spazio Verde Plus di Carapelle (FG) e, dopo essere stati trasportati presso un capannone di stoccaggio sito in località Santa Cecilietta di Foggia, venivano illecitamente sversati in aree diversificate ricadenti nelle regioni di Puglia, Campania, Basilicata e Molise, talvolta anche nei pressi di zone lacustri e corsi d'acqua di grande rilevanza paesaggistica e faunistica, protette. In taluni casi i rifiuti venivano incendiati subito dopo lo sversamento. Per gli smaltimenti illeciti veniva utilizzata come base operativa l'area di parcheggio di Carapelle (Foggia) della Ecoball Bat di Cerignola.
Il nominativo di uno degli arrestati risulterebbe presente nella lista consegnata il 7 ottobre 1997 dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone alla "Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti", come titolare di una impresa coinvolta nelle dinamiche della cosiddetta ecomafia campana. Durante un'audizione del pentito camorrista davanti ai delegati della Commissione Bilaterale, ad una domanda specifica del Presidente della Commissione sui traffici di rifiuti in Puglia rispose: «so per esperienza che fino al 1997 la zona sud fino alle Puglie era tutta infestata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa. A mia conoscenza personale nel Salento ma sentivo parlare anche della provincia di Bari e di Foggia».
Nel corso dell'operazione è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattordici persone, ritenute a vario titolo, responsabili del reato di traffico illecito di rifiuti oltre al sequestro di aziende, stabilimenti, automezzi pesanti, discariche abusive per un valore totale di 25 milioni di euro, sia in relazione al reato ambientale che agli illeciti amministrativi conseguenti previsti per gli enti.
L'attività, iniziata nel marzo 2013, grazie ad una serie di accertamenti preliminari, effettuati mediante l'utilizzo di sofisticati programmi informatici di monitoraggio ambientale del territorio. Le successive indagini, costituite da intercettazioni telefoniche, rilevazioni satellitari, servizi di osservazione, acquisizioni documentali e consulenze ambientali hanno consentito di fare piena luce su sodalizio criminoso dedito ad attività organizzate per il traffico illecito, consistenti nel tombamento di rifiuti speciali non trattati derivanti da un apparente impianto di compostaggio in un enorme cratere presente su un terreno agricolo ubicato in Ordona (Foggia) e nello smaltimento illecito di rifiuti speciali derivanti da trattamento meccanico provenienti da un impianto di stoccaggio ubicato in Foggia. I rifiuti speciali, illecitamente smaltiti, tutti provenienti da impianti di raccolta e stoccaggio ubicati in Campania, nelle province di Salerno, Caserta e Avellino, ammonterebbero ad un quantitativo non inferiore a 12.000 tonnellate.
Quanto alle modalità di gestione del traffico illecito, i rifiuti speciali, prodotti in diversi comuni delle province di Salerno e Caserta, dopo essere stati trasportati presso i siti di stoccaggio della Sele Ambiente di Battipaglia (SA) e della Ilside di Bellona (CE) venivano gestiti secondo uno schema ricostruito dagli inquirenti. In particolare, i rifiuti della frazione umida venivano dapprima conferiti all'impianto di compostaggio della Biocompost Irpino di Bisaccia (AV), quindi, senza subire alcun trattamento, accompagnati da falsa documentazione, venivano trasportati e gestiti come se si trattasse di ammendante, per essere definitivamente smaltiti mediante "tombamento" in un enorme cratere ricadente su un area agricola sita in Ordona, gestita dall'Edil C., ove vi era una autorizzazione al ripristino ambientale. Mente, i rifiuti della frazione umida, venivano invece conferiti alla Spazio Verde Plus di Carapelle (FG) e, dopo essere stati trasportati presso un capannone di stoccaggio sito in località Santa Cecilietta di Foggia, venivano illecitamente sversati in aree diversificate ricadenti nelle regioni di Puglia, Campania, Basilicata e Molise, talvolta anche nei pressi di zone lacustri e corsi d'acqua di grande rilevanza paesaggistica e faunistica, protette. In taluni casi i rifiuti venivano incendiati subito dopo lo sversamento. Per gli smaltimenti illeciti veniva utilizzata come base operativa l'area di parcheggio di Carapelle (Foggia) della Ecoball Bat di Cerignola.
Il nominativo di uno degli arrestati risulterebbe presente nella lista consegnata il 7 ottobre 1997 dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone alla "Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti", come titolare di una impresa coinvolta nelle dinamiche della cosiddetta ecomafia campana. Durante un'audizione del pentito camorrista davanti ai delegati della Commissione Bilaterale, ad una domanda specifica del Presidente della Commissione sui traffici di rifiuti in Puglia rispose: «so per esperienza che fino al 1997 la zona sud fino alle Puglie era tutta infestata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa. A mia conoscenza personale nel Salento ma sentivo parlare anche della provincia di Bari e di Foggia».