Religioni
“Ecco l’Uomo!”: meditazione sul Venerdì di Passione
Una riflessione di don Ettore Lestingi, sacerdote andriese
Andria - venerdì 2 aprile 2021
Non è il titolo di un film, ma la lapidaria espressione con cui Pilato presentò alla folla Gesù. Un uomo dal volto sfigurato dalla violenza dell'umanità che, come Giano bifronte, ti sa acclamare (Hosanna) e subito dopo ti sa condannare (Crucifige). Un volto che "non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi", un volto oltraggiato, beffato, schiaffeggiato e sputato, nel quale si rispecchiano i volti di tante vittime dell'ingiustizia umana. "Ecco l'Uomo".
Ecco che cosa l'uomo può fare all'uomo, quando è divorato dalla bocca famelica di odio e di vendetta. Quale è l'atteggiamento che noi cristiani, discepoli del Volto sfigurato di Cristo e servi del volto calpestato di ogni uomo, siamo chiamati ad assumere? Quello di Gesù che si china, si abbassa fino all'altezza dei piedi e li lava, oppure quello di Pilato che se ne lava le mani? Lavare i piedi, rituale del galateo ebraico è segno di accoglienza e di ospitalità, di servizio e di liberazione. Lavarsi le mani è segno di chi, come Pilato, è cresciuto alla scuola di Caino che, interrogato da Dio sul destino di Abele suo fratello, risponde: "Sono io il custode di mio fratello?". Atteggiamento di indifferenza e di disprezzo.
Questa è la grande provocazione del Venerdì di passione che, se per Gesù ha avuto la durata di un giorno, per molti è un Venerdì interminabile. Quanti uomini e donne vivono il doloroso mistero della croce non "dalle nove fino alle tre del pomeriggio", in una "collocazione provvisoria", come amò definire don Tonino Bello, ma per lunghissimi giorni, durante i quali sperimentano cadute, abbandoni, amare e fredde solitudini, quasi a desiderare di salire quanto prima sulla croce, perché, non è difficile salire in croce, in quanto c'è sempre qualcuno, carnefice o volontario che ti aiuta, sulla croce, quando invece è difficile portarla, perché lungo la strada si è da soli, anche se circondati da moltitudini di popoli. E' vero, ci sarà sempre un Cireneo o una Veronica che si faranno compagni di viaggio lungo la strada della croce. Ma sei sempre da solo, soprattutto quando scende la sera ed entri nella notte del Getsemani. Notte di dolore resa ancora più insopportabile dal dolore della notte.
"Ecco l'uomo". Nella sua vulnerabilità, nella nudità del suo essere creatura, nudità di cui mai vergognarsi perché solo Dio, attraverso mani pietose, può rivestirci di dignità e riaccendere lo stoppino smorto della speranza. Venerdì di passione: giorno di rivelazione di Dio e di verità sull'uomo. "Ecco l'Uomo".
Ecco che cosa l'uomo può fare all'uomo, ma soprattutto ecco che cosa può fare Dio all'uomo: somigliargli non nella violenza del peccato che sfigura, ma nel riscatto dell'amore che trasfigura.
Dianzi all'uomo, il cui volto è un frammento del Volto di Dio mai lavarsi le mani, ma lavare i piedi. Solo allora il Venerdì di passione avrà la durata di un solo giorno!
Ecco che cosa l'uomo può fare all'uomo, quando è divorato dalla bocca famelica di odio e di vendetta. Quale è l'atteggiamento che noi cristiani, discepoli del Volto sfigurato di Cristo e servi del volto calpestato di ogni uomo, siamo chiamati ad assumere? Quello di Gesù che si china, si abbassa fino all'altezza dei piedi e li lava, oppure quello di Pilato che se ne lava le mani? Lavare i piedi, rituale del galateo ebraico è segno di accoglienza e di ospitalità, di servizio e di liberazione. Lavarsi le mani è segno di chi, come Pilato, è cresciuto alla scuola di Caino che, interrogato da Dio sul destino di Abele suo fratello, risponde: "Sono io il custode di mio fratello?". Atteggiamento di indifferenza e di disprezzo.
Questa è la grande provocazione del Venerdì di passione che, se per Gesù ha avuto la durata di un giorno, per molti è un Venerdì interminabile. Quanti uomini e donne vivono il doloroso mistero della croce non "dalle nove fino alle tre del pomeriggio", in una "collocazione provvisoria", come amò definire don Tonino Bello, ma per lunghissimi giorni, durante i quali sperimentano cadute, abbandoni, amare e fredde solitudini, quasi a desiderare di salire quanto prima sulla croce, perché, non è difficile salire in croce, in quanto c'è sempre qualcuno, carnefice o volontario che ti aiuta, sulla croce, quando invece è difficile portarla, perché lungo la strada si è da soli, anche se circondati da moltitudini di popoli. E' vero, ci sarà sempre un Cireneo o una Veronica che si faranno compagni di viaggio lungo la strada della croce. Ma sei sempre da solo, soprattutto quando scende la sera ed entri nella notte del Getsemani. Notte di dolore resa ancora più insopportabile dal dolore della notte.
"Ecco l'uomo". Nella sua vulnerabilità, nella nudità del suo essere creatura, nudità di cui mai vergognarsi perché solo Dio, attraverso mani pietose, può rivestirci di dignità e riaccendere lo stoppino smorto della speranza. Venerdì di passione: giorno di rivelazione di Dio e di verità sull'uomo. "Ecco l'Uomo".
Ecco che cosa l'uomo può fare all'uomo, ma soprattutto ecco che cosa può fare Dio all'uomo: somigliargli non nella violenza del peccato che sfigura, ma nel riscatto dell'amore che trasfigura.
Dianzi all'uomo, il cui volto è un frammento del Volto di Dio mai lavarsi le mani, ma lavare i piedi. Solo allora il Venerdì di passione avrà la durata di un solo giorno!