don terenzio pastore e il progetto acqua nel desertoj
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Attualità

Don Terenzio Pastore: "Con Acqua nel deserto costruiamo pozzi in Tanzania"

Un progetto solidale portato nelle scuole e nelle piazze dal nuovo parroco del "Preziossissimo sangue" di Bari

Costruire pozzi in villaggi dove manca l'acqua e cercare di dare un aiuto concreto alle popolazioni della Tanzania.

È questo l'obiettivo, nato quasi per caso, di Don Terenzio Pastore, il nuovo parroco della chiesa "Preziosissimo sangue - san Rocco" di Bari che, con il progetto solidale "Acqua nel deserto" attraversa l'Italia per concretizzare la realizzazione di pozzi nella parte dell'Africa orientale.

Il progetto pluridisciplinare e legato alla pubblicazione di due volumi "Questa è sempre casa tua - Misericordiati in cammino" (Tav editrice, 2022) e "Deserti da far fiorire - insieme possiamo dissetare il mondo" (Tav editrice, 2024) è arrivato a toccare i cuori di alcune scuole del territorio pugliese che hanno voluto aderire al progetto e contribuire, di conseguenza, allo scavo dei pozzi.

Così, grazie all'iniziativa di Don Terenzio e di chi ha sostenuto il progetto, nei luoghi dove non si poteva nemmeno lontanamente immaginare come fosse fatto un pozzo, ora ce ne sono 10 funzionanti.

Il progetto "Acqua nel deserto" ci è stato spiegato proprio da Don Terenzio Pastore in un'intervista.

Dall'esperienza personale a qualcosa di più grande, ci racconti gli albori del progetto
"Io ti racconto qualcosa affinché tu ti senta a tuo agio e di casa e in modo tale che anche tu possa aprirti con gli altri e sentirti accettato. È stato questo il motivo che mi ha spinto a mettere "nero su bianco" qualche episodio della mia vita. Mi sono reso conto che i nostri rapporti interpersonali sono intrisi di superficialità anche tra amici e familiari. Noi non sappiamo cosa ci sia nel cuore dell'altro e per questo ho voluto raccontare alcuni momenti del mio vissuto e della vita sacerdotale".

C'è stato un momento preciso in cui ha capito che il suo percorso di vita potesse aiutare gli altri?
"Il messaggio del libro è quello di sentirci "di casa" inteso proprio come sentirsi persone. Nello specifico ho iniziato a pensare di esprimermi con carta e penna quando, durante il periodo della pandemia, si stava per avvicinare il mio 25esimo anniversario di sacerdozio e di qui ho raccolto i momenti più significativi e li ho raccontati, tra difficoltà e gioie".

Dalla sua esperienza più intima fino al quinto capitolo, quello inaspettato e che ha sconvolto tutto. Ci racconti
"Non era in programma. Come primo viaggio post pandemia sono tornato in Tanzania dove, la nostra congregazione "Missionari del Preziosissimo sangue" ha aperto la missione nel 1966. Una missione che è arrivata a progettare un ospedale tra i migliori presenti in un raggio di 150 km. Quindi facendo un primo viaggio post pandemia ho immaginato di trovare qualche necessità dell'ospedale da risolvere con il ricavato del libro e invece ho trovato ben altro. Infatti mi hanno proposto di visitare un villaggio vicino al "Deserto del sale", un deserto da cui si ricava il sale e che prende il nome proprio da questa sua specificità".

È stato proprio il "Deserto del sale" a cambiare i suoi piani
"Sì. Il Deserto del sale è stata un'esperienza sconvolgente che mi ha spinto a scrivere il quinto capitolo del libro. Nelle sue vicinanze ho visto e visitato il villaggio di "Kinangali" un luogo privo di acqua e di luce. Sono stato devastato da questa scoperta ma al tempo stesso ho pensato: vuoi vedere che il Signore mi sta affidando un progetto? Così fiducioso di questa mia insita domanda ho messo come causale, per il ricavato del libro, "Acqua nel deserto" con l'obiettivo di donare il ricavato delle donazioni del primo libro per la realizzazione di un primo pozzo in quel villaggio".

Non ha avuto paura di un progetto così ambizioso?
" È un obiettivo molto grande, ma non impossibile. Quello di scavare e costruire un pozzo d'acqua è fondamentale perché è l'unica soluzione per aiutare concretamente quel villaggio. Ciò che mi ha spinto verso lo scavo dei pozzi è il fatto che se io avessi fatto una donazione a chi vive in queste condizioni il problema sarebbe stato solo posposto ma non risolto e le popolazioni avrebbero avuto ancora bisogno di donazioni. Io non volevo solo guardare e pensare "poverini" ma agire concretamente per loro, per aiutarli".

Il primo pozzo è diventato realtà ma non nel villaggio che l'ha colpita, bensì in quello di "Mkiwa"
"Si, è vero. La prima pubblicazione del libro è stata un successo che mai mi sarei aspettato e mi ha permesso di scavare e realizzare un primo pozzo in un villaggio poco distante da quello che avevo visto. L'emozione è stata comunque indescrivibile".

Un ringraziamento diverso dal solito, quasi un rito per dirle "grazie"
"Esatto. Il popolo mi ha offerto dei "segni" e mi hanno nominato come "Capo del villaggio di Mkiwa" nonostante avessi una carnagione chiara perché ho portato nel loro villaggio l'acqua. Mi hanno donato cibo, uno scettro, un trono, una lancia per la caccia e altri doni che, di solito per usanza, vengono attribuiti proprio al capo del villaggio. Io sono stato entusiasta perché con loro il mio concetto di "Questa è sempre Casa tua" descritto nella mia prima pubblicazione si è ampliato e in un certo senso si è anche concretizzato in un luogo distante dal mondo di tutti i giorni, diventando universale".

Quali sono state le difficoltà riscontrate durante la realizzazione dei pozzi?
"Ci sono state tante difficoltà che abbiamo dovuto affrontare a partire dal suolo dove scavare i pozzi e dalla profondità dove si trovava l'acqua fino alle risorse economiche per la sua realizzazione. Per questo ho voluto ovviare al problema e aggiungere un capitolo, il quinto, alla pubblicazione che stavo per completare. L'ho fatto per devolvere il ricavato delle donazioni nel progetto in cui credo".

Prima dell'arrivo dell'acqua qual era la condizione delle popolazioni?
"Una condizione che non possiamo nemmeno immaginare visto che noi viviamo in un contesto completamente diverso in cui l'acqua ce l'abbiamo a portata di mano. Per noi un contesto in cui l'acqua non c'è proprio è inimmaginabile".

Un progetto solidale ma anche educativo e accolto nelle scuole pugliesi. Prima, nel 2023, a Trani con il "IV Circolo didattico Beltrani" e poi, quest'anno, con l'Istituto comprensivo Riccardo-Cotugno di Andria. Cosa insegna ai giovani?
"Far riflettere sull'importanza dell'acqua intesa come una risorsa e far capire che ci sono popolazioni e bambini, proprio come i giovani alunni che ho incontrato, che ancora oggi non hanno accesso a questa risorsa fondamentale. Puntare verso un uso corretto dell'acqua evitando ogni spreco e far capire che con piccoli passi e accorgimenti l'acqua può davvero salvare vite". (Qui le iniziative delle due scuole citate. https://www.traniviva.it/notizie/acqua-nel-deserto-don-terenzio-pastore-incanta-gli-alunni-della-scuola-beltrani/ e https://www.cotugnoandria.edu.it/acqua-in-tanzania/ )

Non solo il tema dell'acqua. Nei suoi libri parla anche di altri temi e questo lo rende versatile per ogni scuola di ordine e grado
"
Esatto. La versatilità dei capitoli del primo e del secondo libro mi consentono di affrontare temi di attualità e che spaziano dal tema centrale, quello dell'importanza della risorsa idrica, a quelli di storie di gente comune che non si è piegata alla mafia, al rapporto tra genitori e figli, alle relazioni superficiali che spesso caratterizzano il nostro mondo, fino alla fragilità dell'essere umano".
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