Religioni
Don Geremia Acri : «La promessa è una forma di schiavitù»
Nota stampa del sacerdote sulle prossime elezioni amministrative
Andria - sabato 16 maggio 2015
12.41
«La politica è la forma più alta della carità, se per carità intendiamo capacità e volontà di relazionarsi con gli altri non come mercenari, ma come pastori che danno la vita». E' il pensiero di don Geremia Acri, espresso come portavoce di tutti i volontari ed i collaboratori della Casa Accoglienza "S. Maria Goretti" di Andria, a proposito delle elezioni amministrative del prossimo 31 maggio. Il sacerdote, in un comunicato stampa, invita i politici impegnati nella campagna elettorale «a evitare le promesse che realmente non si possono realizzare, in quanto la promessa è una forma di nuova schiavitù, perché si lega a sé, per tempo o per sempre, la persona che ciecamente si fida della parola data. E quando la parola data cade nel vuoto, a cadere è anche l'uomo». Don Acri esorta i candidati ad impegnarsi attivamente nella valorizzazione dell'entusiasmo dei giovani, delusi dalla politica marcia e corrotta, e nel recupero dell'identità tradizionale, magari incentivando l'attività agricola, peculiare ricchezza del territorio.
«Auguriamo di vivere al meglio l'impegno politico – ha concluso il sacerdote - all'intera classe dirigente, a quelli che vivono e vivranno la responsabilità di sentirlo come un servizio da offrire alla comunità e al bene di tutti. Porgiamo questi auguri soprattutto a coloro che hanno utilizzato, e speriamo non utilizzeranno più, i fondi pubblici che avevano ed avranno in custodia, per interessi di parte, senza capire che hanno sottratto pane, speranza e, soprattutto, sogni a chi aveva dato loro fiducia».
«Auguriamo di vivere al meglio l'impegno politico – ha concluso il sacerdote - all'intera classe dirigente, a quelli che vivono e vivranno la responsabilità di sentirlo come un servizio da offrire alla comunità e al bene di tutti. Porgiamo questi auguri soprattutto a coloro che hanno utilizzato, e speriamo non utilizzeranno più, i fondi pubblici che avevano ed avranno in custodia, per interessi di parte, senza capire che hanno sottratto pane, speranza e, soprattutto, sogni a chi aveva dato loro fiducia».