Religioni
Don Ettore Lestingi: "Per i giovani la Messa è (davvero) finita?"
Riflessione in vista del Seminario di formazione liturgica sul tema: Chiesa, Giovani e Liturgia (21 -22 gennaio 2019)
Andria - martedì 15 gennaio 2019
"Per i giovani la Messa è (davvero) finita?": Riflessione in vista del Seminario di formazione liturgica sul tema: Chiesa, Giovani e Liturgia (21 -22 gennaio 2019) a cura di Don Ettore Lestingi.
Nei giorni 21/22 gennaio 2019 si svolgerà in Andria, presso la Chiesa parrocchiale Madonna della Grazia, l'annuale Seminario di formazione liturgica, a cura dell'Ufficio Liturgico Diocesano, sul tema: Chiesa, Giovani e Liturgia.
Tale Seminario si inserisce nel cammino di discernimento, avviato con il Convegno ecclesiale dello scorso Novembre, orientato verso la formulazione di un Progetto di pastorale giovanile.
E questo perché la nostra Chiesa diocesana, sulle orme di Papa Francesco, ha deciso di sposare in pieno la scommessa di una riflessione seria e coraggiosa sulla trasmissione della fede alle giovani generazioni: fede che si nutre di Parola (annuncio e catechesi), vive dell'esperienza del Risorto (liturgia), e si manifesta in scelte concrete di testimonianza (carità).
Ma tornando al Seminario di formazione liturgica, la domanda a cui vogliamo dare risposta è: per i giovani la Messa è (davvero) finita?
Volgendo lo sguardo e mettendoci in ascolto di quello che oggi viene chiamato il magistero del reale, con molta serenità e senza alibi dobbiamo affermare che i nostri giovani non partecipano più alla Liturgia. Eppure essa è fonte e culmine della vita e della spiritualità del cristiano di ogni età. Molti sono i tentativi che a vario livello si mettono in atto per convincere i giovani a partecipare alla Messa domenicale: dall'imposizione e ricatti dei genitori, alle ingegnerie degli animatori liturgici; dalla promessa del premio da parte di Sacerdoti … Tutto si mette in atto, ma senza risultati.
Cosa fare?
Innanzitutto noi Operatori pastorali dobbiamo svegliarci dal sonno della rassegnazione e continuare a lasciare che il fiume scorra, avere il coraggio di ascoltare la voce dei giovani mettendo in conto critiche severe circa il nostro modo di celebrare. Mi consola e, allo stesso tempo, mi rinvigorisce nell'azione di pastorale liturgica la domanda emersa dai giovani che hanno partecipato al Sinodo della Chiesa universale: "Dateci una liturgia più bella e partecipata, affinché attraverso la liturgia, possiamo fare esperienza di Dio".
Una Liturgia più bella.
La bellezza della e nella Liturgia non consiste nella ricercatezza e cura dell'immagine o di effetti speciali, ma nella dignità, umiltà e semplicità di movenze, comportamenti e gestualità da parte di tutti gli attori, senza scadere nel protagonismo. Ritorna così uno degli adagi attorno cui ruota tutta la Costituzione conciliare sulla Liturgia (SC) che al n° 34 così dischiara: I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni.
… e partecipata.
Una Liturgia più partecipata, se intesa non correttamente, rischia di scadere nell'efficientismo liturgico a discapito dell'efficacia della Liturgia: non partecipa chi fa di più, ma chi entra di più nella comprensione piena del mistero celebrato e la esprime seguendo la ritualità liturgica fatta di gesti e parole. A riguardo molto chiaro è l'altro adagio che troviamo sempre nella SC al n 30: Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l'atteggiamento del corpo. Si osservi anche, a tempo debito, un sacro silenzio.
… affinché attraverso la liturgia, possiamo fare esperienza di Dio".
Nella Liturgia i giovani vogliono incontrare Cristo e rifiutano ogni forma celebrativa che distolga lo sguardo da Lui. Perché ciò avvenga basti riprendere quanto la SC afferma al n 7: Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce , offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Secondo il mio modestissimo parere, perché i giovani possano riscoprire la Liturgia come esperienza di incontro con Cristo, non serve cervellarsi per inventare e porre in essere chissà quali strategie, (per es. meno organo e più chitarre), ma semplicemente vivere e proporre la Liturgia così come è, e più che sforzarci di portare la Liturgia ai giovani, accompagnare i giovani alla Liturgia.
I Padri sinodali, accogliendo con grande sorpresa la provocazione dei giovani presenti all'assise, nel tentare di dare una risposta, hanno espresso un orientamento e, quindi, una proposta di lavoro, con sapienza e grande equilibrio. Così nel Documento finale al n° 134: I giovani hanno mostrato di saper apprezzare e vivere con intensità celebrazioni autentiche in cui la bellezza dei segni, la cura della predicazione e il coinvolgimento comunitario parlano realmente di Dio. Bisogna dunque favorire la loro partecipazione attiva, ma tenendo vivo lo stupore per il Mistero; venire incontro alla loro sensibilità musicale e artistica, ma aiutarli a comprendere che la liturgia non è puramente espressione di sé, ma azione di Cristo e della Chiesa.
E' quel MA che fa la differenza, ed è sul quel MA che dobbiamo lavorare, perchè la differenza vince l'indifferenza!
Andria, 10 gennaio 2019
don Ettore LESTINGI
Nei giorni 21/22 gennaio 2019 si svolgerà in Andria, presso la Chiesa parrocchiale Madonna della Grazia, l'annuale Seminario di formazione liturgica, a cura dell'Ufficio Liturgico Diocesano, sul tema: Chiesa, Giovani e Liturgia.
Tale Seminario si inserisce nel cammino di discernimento, avviato con il Convegno ecclesiale dello scorso Novembre, orientato verso la formulazione di un Progetto di pastorale giovanile.
E questo perché la nostra Chiesa diocesana, sulle orme di Papa Francesco, ha deciso di sposare in pieno la scommessa di una riflessione seria e coraggiosa sulla trasmissione della fede alle giovani generazioni: fede che si nutre di Parola (annuncio e catechesi), vive dell'esperienza del Risorto (liturgia), e si manifesta in scelte concrete di testimonianza (carità).
Ma tornando al Seminario di formazione liturgica, la domanda a cui vogliamo dare risposta è: per i giovani la Messa è (davvero) finita?
Volgendo lo sguardo e mettendoci in ascolto di quello che oggi viene chiamato il magistero del reale, con molta serenità e senza alibi dobbiamo affermare che i nostri giovani non partecipano più alla Liturgia. Eppure essa è fonte e culmine della vita e della spiritualità del cristiano di ogni età. Molti sono i tentativi che a vario livello si mettono in atto per convincere i giovani a partecipare alla Messa domenicale: dall'imposizione e ricatti dei genitori, alle ingegnerie degli animatori liturgici; dalla promessa del premio da parte di Sacerdoti … Tutto si mette in atto, ma senza risultati.
Cosa fare?
Innanzitutto noi Operatori pastorali dobbiamo svegliarci dal sonno della rassegnazione e continuare a lasciare che il fiume scorra, avere il coraggio di ascoltare la voce dei giovani mettendo in conto critiche severe circa il nostro modo di celebrare. Mi consola e, allo stesso tempo, mi rinvigorisce nell'azione di pastorale liturgica la domanda emersa dai giovani che hanno partecipato al Sinodo della Chiesa universale: "Dateci una liturgia più bella e partecipata, affinché attraverso la liturgia, possiamo fare esperienza di Dio".
Una Liturgia più bella.
La bellezza della e nella Liturgia non consiste nella ricercatezza e cura dell'immagine o di effetti speciali, ma nella dignità, umiltà e semplicità di movenze, comportamenti e gestualità da parte di tutti gli attori, senza scadere nel protagonismo. Ritorna così uno degli adagi attorno cui ruota tutta la Costituzione conciliare sulla Liturgia (SC) che al n° 34 così dischiara: I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni.
… e partecipata.
Una Liturgia più partecipata, se intesa non correttamente, rischia di scadere nell'efficientismo liturgico a discapito dell'efficacia della Liturgia: non partecipa chi fa di più, ma chi entra di più nella comprensione piena del mistero celebrato e la esprime seguendo la ritualità liturgica fatta di gesti e parole. A riguardo molto chiaro è l'altro adagio che troviamo sempre nella SC al n 30: Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l'atteggiamento del corpo. Si osservi anche, a tempo debito, un sacro silenzio.
… affinché attraverso la liturgia, possiamo fare esperienza di Dio".
Nella Liturgia i giovani vogliono incontrare Cristo e rifiutano ogni forma celebrativa che distolga lo sguardo da Lui. Perché ciò avvenga basti riprendere quanto la SC afferma al n 7: Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce , offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Secondo il mio modestissimo parere, perché i giovani possano riscoprire la Liturgia come esperienza di incontro con Cristo, non serve cervellarsi per inventare e porre in essere chissà quali strategie, (per es. meno organo e più chitarre), ma semplicemente vivere e proporre la Liturgia così come è, e più che sforzarci di portare la Liturgia ai giovani, accompagnare i giovani alla Liturgia.
I Padri sinodali, accogliendo con grande sorpresa la provocazione dei giovani presenti all'assise, nel tentare di dare una risposta, hanno espresso un orientamento e, quindi, una proposta di lavoro, con sapienza e grande equilibrio. Così nel Documento finale al n° 134: I giovani hanno mostrato di saper apprezzare e vivere con intensità celebrazioni autentiche in cui la bellezza dei segni, la cura della predicazione e il coinvolgimento comunitario parlano realmente di Dio. Bisogna dunque favorire la loro partecipazione attiva, ma tenendo vivo lo stupore per il Mistero; venire incontro alla loro sensibilità musicale e artistica, ma aiutarli a comprendere che la liturgia non è puramente espressione di sé, ma azione di Cristo e della Chiesa.
E' quel MA che fa la differenza, ed è sul quel MA che dobbiamo lavorare, perchè la differenza vince l'indifferenza!
Andria, 10 gennaio 2019
don Ettore LESTINGI