Commento
Don Ettore Lestingi: “Per fare l’albero ci vuole il seme...”
Riflessione sul ritrovamento del cadavere in decomposizione di un anziano in una via della nostra Città
Andria - mercoledì 19 giugno 2024
E' una delle celebri frasi di una filastrocca composta e cantata da Sergio Endrigo nel lontano 1975. Ed è proprio vero che da un seme nasce il frutto.
Ma prima di gustare il frutto è giusto considerare il cammino del seme: gettato in terra, destinato a marcire nella più profonda solitudine, buio e morte… Ci vuole sempre il morto perché nasca il frutto del risveglio delle coscienze. Mi riferisco alla notizia del ritrovamento del cadavere in decomposizione di un anziano in una via della nostra Città. Il profumo della civiltà è ormai soppiantato dal lezzo maleodorante della solitudine. Ci siamo accorti di quell'uomo solo dal cattivo odore del suo cadavere in decomposizione. E quando era in vita chi sentiva il suo odore? E siamo alle solite: ci rinfacciamo le responsabilità, ognuno dà la colpa a istituzioni che ormai vivono da dirimpettai sempre più litigiosi: l'Amministrazione è assente e la Chiesa è indifferente; la Famiglia è lontana e il vicinato è diffidente… E chi più ne ha più ne metta! Ma mi chiedo se è questo il modo di affrontare le questioni o non è forse il caso di fermarci un po' tutti e disposti a mettere in discussione la logica che sottende ad ogni nostro comportamento con le sue priorità, scelte, interessi e strategie?.
La terribile logica che se sei anziano non servi più e non puoi nascere perché non servi ancora? Se il pensiero umano ormai si affida all'Intelligenza Artificiale per ottimizzare le sue strategie, ho l'impressione che, consapevoli o non consapevoli, le nostre scelte ormai sono dettate da un Cuore Artificiale, "di stagno" o "di latta". Ciò da cui dovremmo svegliarci è dal torpore "del declino del senso umano della vita". Qualcuno ha detto: "Uomini si nasce, ma umani si diventa". In un mondo ormai virtualmente connesso la solitudine è l'unica compagna fedele, e non virtuale… Ed è capace di falciare la vita non solo di chi è povero, ma anche di un Rettore Magnifico o di un Generale, servitore integerrimo dello Stato. La solitudine è il male del secolo! Come curarla o come combatterla? Non servono scienziati o medici specializzati, né tantomeno fondi per la ricerca o strutture di cura. Basta poco: imparare a vivere non tanto "stando accanto" ma " stando con ". Che la morte del 68enne come seme caduto nel buio della solitudine, trovato marcio, morto da giorni, produca l'albero della civiltà della compagnia. Sarebbe ora!
don Ettore Lestingi
Ma prima di gustare il frutto è giusto considerare il cammino del seme: gettato in terra, destinato a marcire nella più profonda solitudine, buio e morte… Ci vuole sempre il morto perché nasca il frutto del risveglio delle coscienze. Mi riferisco alla notizia del ritrovamento del cadavere in decomposizione di un anziano in una via della nostra Città. Il profumo della civiltà è ormai soppiantato dal lezzo maleodorante della solitudine. Ci siamo accorti di quell'uomo solo dal cattivo odore del suo cadavere in decomposizione. E quando era in vita chi sentiva il suo odore? E siamo alle solite: ci rinfacciamo le responsabilità, ognuno dà la colpa a istituzioni che ormai vivono da dirimpettai sempre più litigiosi: l'Amministrazione è assente e la Chiesa è indifferente; la Famiglia è lontana e il vicinato è diffidente… E chi più ne ha più ne metta! Ma mi chiedo se è questo il modo di affrontare le questioni o non è forse il caso di fermarci un po' tutti e disposti a mettere in discussione la logica che sottende ad ogni nostro comportamento con le sue priorità, scelte, interessi e strategie?.
La terribile logica che se sei anziano non servi più e non puoi nascere perché non servi ancora? Se il pensiero umano ormai si affida all'Intelligenza Artificiale per ottimizzare le sue strategie, ho l'impressione che, consapevoli o non consapevoli, le nostre scelte ormai sono dettate da un Cuore Artificiale, "di stagno" o "di latta". Ciò da cui dovremmo svegliarci è dal torpore "del declino del senso umano della vita". Qualcuno ha detto: "Uomini si nasce, ma umani si diventa". In un mondo ormai virtualmente connesso la solitudine è l'unica compagna fedele, e non virtuale… Ed è capace di falciare la vita non solo di chi è povero, ma anche di un Rettore Magnifico o di un Generale, servitore integerrimo dello Stato. La solitudine è il male del secolo! Come curarla o come combatterla? Non servono scienziati o medici specializzati, né tantomeno fondi per la ricerca o strutture di cura. Basta poco: imparare a vivere non tanto "stando accanto" ma " stando con ". Che la morte del 68enne come seme caduto nel buio della solitudine, trovato marcio, morto da giorni, produca l'albero della civiltà della compagnia. Sarebbe ora!
don Ettore Lestingi