disastro ferroviario
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Disastro treni, Ferrotramviaria si difende: "Blocco telefonico legittimo. Solo errore umano"

Ieri udienza riservata ai difensori della società accusata di aver provocato la morte di 23 persone

"L'incidente sarebbe dovuto ad una concatenazione di più errori contemporanei commessi da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte di Ferrotramviaria".

È quanto emerso ieri nel corso dell'udienza preliminare nella quale la parola è stata data alla difesa. Dinanzi al Gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, hanno discusso i legali di Ferrotramviaria, dell'ex amministratore delegato Gloria Pasquini, del direttore generale Massimo Nitti, del direttore di esercizio Michele Ronchi e di altri cinque dirigenti. Fulcro della strategia difensiva è stata la legittimità del cosiddetto blocco telefonico. Per Ferrotramviaria l'incidente, che il 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato causò la morte di 23 persone, è dovuto ad un tragico errore umano commesso da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte dell'azienda.

Quel tragico giorno quindi, da Andria, fu dato l'ok alla partenza del treno senza aspettare l'incrocio con il convoglio proveniente da Corato.
Il disastro ferroviario è contestato dalla Procura di Trani a 17 persone, i due capostazione di Andria e Corato, un capotreno, gli allora dirigenti di Ferrotramviaria e due funzionari del ministero delle Infrastrutture. Parti civili sono invece: Regione Puglia, Comuni di Andria, Corato e Ruvo di Puglia, familiari delle vittime e diverse associazioni. Ferrotramviaria e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono invece costituiti come responsabili civili. La società sul piano civile ha già erogato risarcimenti per 16 milioni di euro.
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