Religioni
Diocesi di Andria, Mons. Mansi: «Affrontare il problema della fame con tutte le proprie possibilità»
Il tema della "fame di verità e di giustizia" è stato ricordato dal Vescovo nell’omelia della S. Messa del 2 agosto
Andria - mercoledì 5 agosto 2020
«Cominciamo a vivere più sobriamente, cominciamo a sprecare di meno energie, cominciamo a sciupare di meno l'ambiente e quante risorse restano per dare veramente da mangiare a tutti e ce ne sarebbe in abbondanze e ne avanzerebbe, proprio come nel Vangelo». Lo ha detto il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nell'omelia della Messa che ha celebrato domenica 2 agosto in Cattedrale, commentando il Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Soffermandosi sui due «livelli di meditazione e di applicazione di questa pagina», il presule ha spiegato che «uno è il livello materiale ed effettivamente è così».
«La fame allora come oggi c'era, c'è sempre e la fame non è frutto di circostanze contingenti, non è frutto del caso, è frutto innanzitutto di una sbagliata distribuzione dei beni della terra». «C'è chi ha troppo e c'è chi ha niente – ha aggiunto -, c'è chi spreca e chi non ha da campare per vivere, la fame è frutto dell'egoismo di tanti, dell'ingordigia, dell'insaziabilità e allora Gesù dice a noi suoi discepoli: 'Date voi stessi da mangiare'". Nelle parole del presule, la responsabilità dei "discepoli di Cristo": "Affrontare il problema della fame con tutte le proprie possibilità, la propria inventiva, la propria intelligenza, le proprie tasche, i propri sacrifici; non possiamo dire: 'Che ci possiamo fare?!'».
Un altro livello indicato da mons. Mansi è "quello dell'Eucaristia". «Noi per primi ci dobbiamo nutrire di questo pane, di questo pane che è la nostra forza, che è la nostra vita, non lo dobbiamo soltanto mangiare per nutrirci e andare avanti ma lo dobbiamo anche donare, e anche qui il miracolo si compie: condividendolo si moltiplica". Quindi, l'incoraggiamento a "crescere nella capacità di sentire sulla nostra pelle la fame del mondo, la fame di tanta gente". "Ma non soltanto la fame di pane, ma la fame di Cristo, la fame di verità, di giustizia, di vero amore».
«La fame allora come oggi c'era, c'è sempre e la fame non è frutto di circostanze contingenti, non è frutto del caso, è frutto innanzitutto di una sbagliata distribuzione dei beni della terra». «C'è chi ha troppo e c'è chi ha niente – ha aggiunto -, c'è chi spreca e chi non ha da campare per vivere, la fame è frutto dell'egoismo di tanti, dell'ingordigia, dell'insaziabilità e allora Gesù dice a noi suoi discepoli: 'Date voi stessi da mangiare'". Nelle parole del presule, la responsabilità dei "discepoli di Cristo": "Affrontare il problema della fame con tutte le proprie possibilità, la propria inventiva, la propria intelligenza, le proprie tasche, i propri sacrifici; non possiamo dire: 'Che ci possiamo fare?!'».
Un altro livello indicato da mons. Mansi è "quello dell'Eucaristia". «Noi per primi ci dobbiamo nutrire di questo pane, di questo pane che è la nostra forza, che è la nostra vita, non lo dobbiamo soltanto mangiare per nutrirci e andare avanti ma lo dobbiamo anche donare, e anche qui il miracolo si compie: condividendolo si moltiplica". Quindi, l'incoraggiamento a "crescere nella capacità di sentire sulla nostra pelle la fame del mondo, la fame di tanta gente". "Ma non soltanto la fame di pane, ma la fame di Cristo, la fame di verità, di giustizia, di vero amore».