Vita di città
Scempio e degrado del campo di calcetto comunale
Il linguaggio universale del calcio come sistema di inclusione e integrazione
Andria - venerdì 20 aprile 2018
14.55
Negli anni '60 fu realizzato il primo campo da tennis ad Andria, in terra battuta e sorgeva di fronte all'ingresso della tribuna della Stadio Comunale, nel cuore del polmone verde cittadino, dov'è tutt'ora ma trasformato in campo di calcetto.
Si fatica a credere nello stato attuale dell'impianto sportivo: il degrado in cui versa la struttura è a dir poco indecoroso, il campo è accessibile a chiunque, il cancello aperto, la rete di recinzione divelta, danneggiata e pericolante.
La breve foto-gallery all'interno dell'articolo testimonia meglio di tante parole il degrado in cui si trova la struttura ormai da troppo tempo. E' sin troppo evidente che nell'indecente stato in cui si trova attualmente non è assolutamente fruibile da nessuno, tanto meno come campo di calcetto.
Attraversando la nostra bella villa comunale "Giuseppe Marano" in una giornata primaverile, tra prati, aiuole e alberi che creano piacevoli zone d'ombra, siamo giunti al campo di calcetto in parola che in alcuni giorni in particolar modo la domenica, viene utilizzato da un gruppo di ragazzi migranti che si divertono a giocare al pallone.
I ragazzi provenienti dai Centri d'accoglienza della città, si ritrovano, per stare insieme e non pensare alla loro condizione. Vogliono sentirsi liberi per soddisfare la voglia di rincorrere un pallone all'aria aperta ma senza il crisma dell'ufficialità.
In mancanza di risorse per assicurarsi l'accesso agli spazi organizzati, palestre e strutture sportive sono spinti verso diversi modelli di fruizione dello spazio, utilizzandoli in maniera inappropriata e ignorando la pericolosità degli stessi.
Con l'insediamento stabile dei migranti nella nostra città, giovani andriesi e immigrati condividono gli stessi luoghi, i loro spazi di vita e di relazione sono necessari per l'integrazione, riuscire a dare un momento di svago, divertimento e serenità è importantissimo in particolar modo con l'inclusione attraverso il calcio che parla una lingua universale.
Il sistema pubblico offre poco ai ragazzi, alternative ce ne sono poche: serve una soluzione per favorire lo scambio relazionale durante il tempo libero nell'interesse della comunità.
Basterebbe poco per favorire il riutilizzo della struttura e porre fine all'imbarazzante situazione in cui si trova il campo di calcetto. Semplicemente un po' di buona volontà da parte dell'Amministrazione comunale che, in attesa di capire davvero cosa vuole fare di quella struttura, potrebbe almeno provvedere a metterla in stato di sicurezza con qualche intervento di pulizia e di riqualificazione.
Insufficiente, si badi bene, a risollevare le sorti degli spazi riservati allo sport cittadino, in merito ai quali servono interventi più concreti. Ma in questo caso invece basta davvero molto poco.
Si fatica a credere nello stato attuale dell'impianto sportivo: il degrado in cui versa la struttura è a dir poco indecoroso, il campo è accessibile a chiunque, il cancello aperto, la rete di recinzione divelta, danneggiata e pericolante.
La breve foto-gallery all'interno dell'articolo testimonia meglio di tante parole il degrado in cui si trova la struttura ormai da troppo tempo. E' sin troppo evidente che nell'indecente stato in cui si trova attualmente non è assolutamente fruibile da nessuno, tanto meno come campo di calcetto.
Attraversando la nostra bella villa comunale "Giuseppe Marano" in una giornata primaverile, tra prati, aiuole e alberi che creano piacevoli zone d'ombra, siamo giunti al campo di calcetto in parola che in alcuni giorni in particolar modo la domenica, viene utilizzato da un gruppo di ragazzi migranti che si divertono a giocare al pallone.
I ragazzi provenienti dai Centri d'accoglienza della città, si ritrovano, per stare insieme e non pensare alla loro condizione. Vogliono sentirsi liberi per soddisfare la voglia di rincorrere un pallone all'aria aperta ma senza il crisma dell'ufficialità.
In mancanza di risorse per assicurarsi l'accesso agli spazi organizzati, palestre e strutture sportive sono spinti verso diversi modelli di fruizione dello spazio, utilizzandoli in maniera inappropriata e ignorando la pericolosità degli stessi.
Con l'insediamento stabile dei migranti nella nostra città, giovani andriesi e immigrati condividono gli stessi luoghi, i loro spazi di vita e di relazione sono necessari per l'integrazione, riuscire a dare un momento di svago, divertimento e serenità è importantissimo in particolar modo con l'inclusione attraverso il calcio che parla una lingua universale.
Il sistema pubblico offre poco ai ragazzi, alternative ce ne sono poche: serve una soluzione per favorire lo scambio relazionale durante il tempo libero nell'interesse della comunità.
Basterebbe poco per favorire il riutilizzo della struttura e porre fine all'imbarazzante situazione in cui si trova il campo di calcetto. Semplicemente un po' di buona volontà da parte dell'Amministrazione comunale che, in attesa di capire davvero cosa vuole fare di quella struttura, potrebbe almeno provvedere a metterla in stato di sicurezza con qualche intervento di pulizia e di riqualificazione.
Insufficiente, si badi bene, a risollevare le sorti degli spazi riservati allo sport cittadino, in merito ai quali servono interventi più concreti. Ma in questo caso invece basta davvero molto poco.