Vita di città
Debitoria di € 200mila del Comune verso la Cooperativa "Trifoglio": dal 3 febbraio i lavoratori incrociano le braccia
Dopo lo stato di agitazione, i dipendenti sono costretti a questa drammatica decisione
Andria - martedì 28 gennaio 2020
15.21
Costretti ad interrompere ogni prestazioni lavorativa. E' questo il drammatico annuncio dei dipendenti della Cooperativa Sociale "Trifoglio" di Andria.
"Le sottoscritte Bianchino Mariangela, Chieppa Vincenza, Di Chio Raffaella, Fortunato Mariangela, Fusiello Teresa, Loconte Alessandra, Lorusso Lucia, Losito Anna, Losito Rosa, Matera Brigida, Miracapillo Nunzia, Miracapillo Sabrina, Moschetta Caterina, Nocera Marcella, Palumbo Maurizio, Quacquarelli Andrea, Quacquarelli Alessandra, Quacquarelli Stefano, Vurchio Maria, lavoratrici e lavoratori della Cooperativa Sociale Trifoglio, loro malgrado, annunciano che, a far data da lunedì 3 febbraio, interromperanno ogni tipo di prestazione lavorativa".
"Non siamo più disposti a lavorare e garantire il corretto funzionamento dei servizi prestati da questa cooperativa, senza percepire retribuzione. Nel mese di dicembre il comune di Andria ha messo a disposizione il fondo del piano di rotazione decurtando gli importi dovuti per l'anno 2018 del 20% e corrispondendo solo una parte del dovuto così come previsto nel piano. L'importo erogato è stato utilizzato per far fronte alla pesante debitoria accumulata dalla cooperativa a causa dei ritardi dei pagamenti da parte dell'ente comunale. Ad oggi il comune di Andria non ha corrisposto alcun importo relativamente ai servizi prestati per l'anno 2019".
"Si tratta di corrispettivi -proseguono i dipendenti della Cooperativa sociale "Trifoglio"- che si aggirano intorno ai €200.000 e dei quali non vi è certezza circa l'erogazione. Una situazione per noi insostenibile e che si protrae da tempo. Avevamo altresì in passato reso pubblico il nostro stato di agitazione, ma il senso di responsabilità nei confronti dei nostri utenti, la speranza di veder riconosciuto il nostro impegno, ci hanno visti coinvolti ancora una volta in prima linea nel nostro lavoro, sapendo di rendere prestazioni di fatto volontarie. Con questi presupposti, tuttavia, non ha più senso per noi proseguire oltre. Significherebbe continuare a lavorare privi di qualsiasi garanzia di retribuzione."
"Le sottoscritte Bianchino Mariangela, Chieppa Vincenza, Di Chio Raffaella, Fortunato Mariangela, Fusiello Teresa, Loconte Alessandra, Lorusso Lucia, Losito Anna, Losito Rosa, Matera Brigida, Miracapillo Nunzia, Miracapillo Sabrina, Moschetta Caterina, Nocera Marcella, Palumbo Maurizio, Quacquarelli Andrea, Quacquarelli Alessandra, Quacquarelli Stefano, Vurchio Maria, lavoratrici e lavoratori della Cooperativa Sociale Trifoglio, loro malgrado, annunciano che, a far data da lunedì 3 febbraio, interromperanno ogni tipo di prestazione lavorativa".
"Non siamo più disposti a lavorare e garantire il corretto funzionamento dei servizi prestati da questa cooperativa, senza percepire retribuzione. Nel mese di dicembre il comune di Andria ha messo a disposizione il fondo del piano di rotazione decurtando gli importi dovuti per l'anno 2018 del 20% e corrispondendo solo una parte del dovuto così come previsto nel piano. L'importo erogato è stato utilizzato per far fronte alla pesante debitoria accumulata dalla cooperativa a causa dei ritardi dei pagamenti da parte dell'ente comunale. Ad oggi il comune di Andria non ha corrisposto alcun importo relativamente ai servizi prestati per l'anno 2019".
"Si tratta di corrispettivi -proseguono i dipendenti della Cooperativa sociale "Trifoglio"- che si aggirano intorno ai €200.000 e dei quali non vi è certezza circa l'erogazione. Una situazione per noi insostenibile e che si protrae da tempo. Avevamo altresì in passato reso pubblico il nostro stato di agitazione, ma il senso di responsabilità nei confronti dei nostri utenti, la speranza di veder riconosciuto il nostro impegno, ci hanno visti coinvolti ancora una volta in prima linea nel nostro lavoro, sapendo di rendere prestazioni di fatto volontarie. Con questi presupposti, tuttavia, non ha più senso per noi proseguire oltre. Significherebbe continuare a lavorare privi di qualsiasi garanzia di retribuzione."