Attualità
Dallo smart working al lavoro da remoto: i nuovi paradigmi del lavoro flessibile
Tra i vantaggi anche una maggiore produttività
Andria - mercoledì 28 agosto 2024
15.46
Nel mondo del lavoro attuale la parola d'ordine è flessibilità, un concetto che si è sviluppato soprattutto durante e dopo la pandemia. Fino a qualche anno fa non c'erano molte alternative al cosiddetto lavoro tradizionale, che prevedeva le canoniche 8 ore in un ambiente di lavoro fisso.
In seguito a fenomeni come la pandemia, che ha stravolto un po' tutto, e l'innovazione digitale che ha ripensato proprio al modo di lavorare, si sono sviluppate nuove forme di lavoro per l'appunto flessibili. I lavoratori possono lavorare negli orari e nei luoghi a loro più congeniali, anche a casa, in un bar mentre sorseggiano un caffè o in treno. La flessibilità è molto apprezzata dai dipendenti, che possono meglio conciliare la vita lavorativa e quella privata, raggiungendo un maggior livello di soddisfazione professionale e personale.
I vantaggi sono però evidenti anche per le stesse aziende, che hanno in organico personale motivato e soddisfatto che garantisce quindi una maggiore produttività. L'attenzione rivolta ai collaboratori e il clima sereno che si crea in azienda migliora anche la capacità di attirare i talenti del settore e riduce il tasso di assenteismo e di turnover. Tutto questo si traduce in un bel taglio dei costi, poiché le aziende non sono costrette ad assumere e formare continuamente nuovo personale.
Una delle forme di lavoro flessibile più diffusa del momento è il contratto di somministrazione, che può essere a tempo determinato o indeterminato. Esaminiamo questa forma di lavoro per grandi linee, ma per saperne di più è sufficiente leggere l'articolo che spiega cos'è e come funziona il contratto di somministrazione: vantaggi e svantaggi.
Si tratta di un contratto trilaterale che comprende: l'agenzia per il lavoro, l'azienda e il lavoratore. L'agenzia per il lavoro si impegna a fornire il lavoratore all'azienda in modo continuativo o periodico a seconda delle richieste; l'azienda usufruisce dei servizi dei lavoratori di cui può avere bisogno per un periodo limitato o prolungato; il lavoratore viene mandato in missione presso una o più aziende.
L'azienda può dunque pianificare e gestire il suo budget, avendo una previsione chiara dei costi nel tempo. Altro grande vantaggio è la possibilità di non dover assumere necessariamente dipendenti, che rischiano di rappresentare una zavorra quando restano in organico anche quando il lavoro è poco. L'intera questione burocratica, compresi i pagamenti degli stipendi, sono a carico dell'agenzia per il lavoro. L'azienda quindi viene sgravata da tutte le noiose lungaggini amministrative e burocratiche.
In questa forma di contratto potrebbe comunque celarsi qualche criticità. I lavoratori, ad esempio, potrebbero sviluppare uno scarso senso di appartenenza verso l'azienda, soprattutto se dovranno lavorare lì solo per un periodo limitato. Proprio per questo motivo potrebbero avere difficoltà ad integrarsi e lavorare in gruppo con altre persone, senza la certezza di restare in quel contesto lavorativo.
In ogni caso diverse ricerche hanno evidenziato che molti lavoratori, soprattutto quelli tra i 18 e i 34 anni, che rappresentano la forza lavoro dei prossimi 30-40 anni, hanno manifestato una notevole preferenza verso il lavoro flessibile. Le aziende, se vorranno essere competitive per i prossimi anni, faranno bene quindi ad implementare strategie improntate al lavoro flessibile per conquistare la fiducia dei propri dipendenti e dei migliori talenti del settore.
In seguito a fenomeni come la pandemia, che ha stravolto un po' tutto, e l'innovazione digitale che ha ripensato proprio al modo di lavorare, si sono sviluppate nuove forme di lavoro per l'appunto flessibili. I lavoratori possono lavorare negli orari e nei luoghi a loro più congeniali, anche a casa, in un bar mentre sorseggiano un caffè o in treno. La flessibilità è molto apprezzata dai dipendenti, che possono meglio conciliare la vita lavorativa e quella privata, raggiungendo un maggior livello di soddisfazione professionale e personale.
I vantaggi sono però evidenti anche per le stesse aziende, che hanno in organico personale motivato e soddisfatto che garantisce quindi una maggiore produttività. L'attenzione rivolta ai collaboratori e il clima sereno che si crea in azienda migliora anche la capacità di attirare i talenti del settore e riduce il tasso di assenteismo e di turnover. Tutto questo si traduce in un bel taglio dei costi, poiché le aziende non sono costrette ad assumere e formare continuamente nuovo personale.
Una delle forme di lavoro flessibile più diffusa del momento è il contratto di somministrazione, che può essere a tempo determinato o indeterminato. Esaminiamo questa forma di lavoro per grandi linee, ma per saperne di più è sufficiente leggere l'articolo che spiega cos'è e come funziona il contratto di somministrazione: vantaggi e svantaggi.
Si tratta di un contratto trilaterale che comprende: l'agenzia per il lavoro, l'azienda e il lavoratore. L'agenzia per il lavoro si impegna a fornire il lavoratore all'azienda in modo continuativo o periodico a seconda delle richieste; l'azienda usufruisce dei servizi dei lavoratori di cui può avere bisogno per un periodo limitato o prolungato; il lavoratore viene mandato in missione presso una o più aziende.
L'azienda può dunque pianificare e gestire il suo budget, avendo una previsione chiara dei costi nel tempo. Altro grande vantaggio è la possibilità di non dover assumere necessariamente dipendenti, che rischiano di rappresentare una zavorra quando restano in organico anche quando il lavoro è poco. L'intera questione burocratica, compresi i pagamenti degli stipendi, sono a carico dell'agenzia per il lavoro. L'azienda quindi viene sgravata da tutte le noiose lungaggini amministrative e burocratiche.
In questa forma di contratto potrebbe comunque celarsi qualche criticità. I lavoratori, ad esempio, potrebbero sviluppare uno scarso senso di appartenenza verso l'azienda, soprattutto se dovranno lavorare lì solo per un periodo limitato. Proprio per questo motivo potrebbero avere difficoltà ad integrarsi e lavorare in gruppo con altre persone, senza la certezza di restare in quel contesto lavorativo.
In ogni caso diverse ricerche hanno evidenziato che molti lavoratori, soprattutto quelli tra i 18 e i 34 anni, che rappresentano la forza lavoro dei prossimi 30-40 anni, hanno manifestato una notevole preferenza verso il lavoro flessibile. Le aziende, se vorranno essere competitive per i prossimi anni, faranno bene quindi ad implementare strategie improntate al lavoro flessibile per conquistare la fiducia dei propri dipendenti e dei migliori talenti del settore.
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