Dal boschetto di Santa Barbara alle rade querce di contrada San Nicola
Dal boschetto di Santa Barbara alle rade querce di contrada San Nicola
Territorio

Dal boschetto di Santa Barbara alle rade querce di contrada San Nicola

Nuovo reportage dello storico ecologista Nicola Montepulciano

Dal boschetto di Santa Barbara alle rade querce di contrada San Nicola. Lo storico ecologista andriese, Nicola Montepulciano, ci conduce in un altra tappa del suo viaggio attraverso le contrade andriesi.

"L'escursione iniziata nel piccolo bosco di Santa Barbara prosegue per la contrada di San Nicola, dove si conclude. Qui gradualmente lo scenario cambia, il bosco si dirada per dare spazio alle colture agricole, principalmente olivicole e viticole. Man mano che ci si inoltra si nota la presenza di un certo numero di pini, messi a dimora, chissà perché, dagli stessi coltivatori accanto agli ulivi e viti. Poverini, non sanno che i pini e le conifere in genere, prosciugano, inaridiscono i terreni e non solo, a tutto danno delle proprie coltivazioni. Tuttavia, si possono osservare di tanto in tanto belle querce al confine fra i campi e la stradina sterrata, sulla quale proiettano fresca ombra, quasi a ricordare e rivendicare il loro diritto di esistere su queste terre da milioni di anni.

Ma guardando e riguardando, risulta evidente che dove vi sono le querce gli ulivi crescono molto, ma molto meglio che non dove vi sono pini. Ed è così che mi è venuto alla memoria quanto riferitomi da un olivicoltore nel giugno del 2022. Suo padre piantò, chissà perché, alcuni pini nell'uliveto, di buona estensione, tramandato di padre in figlio. Dopo alcuni anni si accorsero che la resa delle olive era diminuita decisamente. Eliminati tutti i pini per disperazione, gli ulivi tornarono a produrre in modo soddisfacente. Il filmato girato in uno spiazzo in contrada San Nicola, dove vi sono due o tre querce, mostra l' ottimo stato vegetativo degli ulivi, anche di quelli più lontani. Devo sottolineare, per onestà, che non ho un filmato di uliveti con pini per un confronto e me ne rammarico. Ma il caldo, scendere dall'auto per le dovute osservazioni, scattare foto, scegliere la zona giusta da filmare, risalire, hanno fiaccato la mia resistenza. In questa zona finisce l'escursione. Due considerazioni. Lungo il percorso vi sono molti alberi da frutta nati spontaneamente sui bordi della stradina o in tratti scoscesi, dove nessun contadino si sognerebbe mai di piantare alberi. Fioroni, fichi, pere, fichi d'India producono frutta da donare per più giorni a molte famiglie. Fichi dal sapore superlativo, per i fioroni non era più tempo. Tappeti di fichi su tratti della stradina. L'altro aspetto, questa volta negativo, è dato, manco a dirlo, dai rifiuti. Un agricoltore, notando le nostre operazioni, ci ha pregato di denunciare lo scempio dei rifiuti abbandonati, sperando che si possano raccogliere. Ha trovato la porta aperta. Non posso inveire contro l'amministrazione comunale, come fanno molti capipopolo, non ha senso. Inveisco contro la malnata gente che non riesce a capire quanto ci perde in salute e bellezza con questi comportamenti.

La foto se ingrandita mostra la composizione dei rifiuti: plastica, materiali di risulta edilizia, qualche pezzo meccanico forse di elettrodomestici, lo scarto della lavorazione di pomodori per la produzione di salsa e altro. Bene, chi ha depositato lo scarto della lavorazione dei pomodori è un essere che non vive, ma si lascia vivere, come in un gregge di pecore: una pecora precipita in un burrone, tutte le altre precipitano, si segue l'andazzo. Non sa, l'imbecille, che questo è uno scarto alimentare umido, messo sotto terra, visto che si trova in campagna, si trasforma in ottimo concime, fertilizzante. Abbandonato, diventa ricettacolo di mosche, altri insetti e fors'anche zanzare, che potrebbero fargli visita nella sua bettola di campagna. Ma chi li ha abbandonati non è in grado, da perfetto barbaro, di cogliere la bellezza di quel piccolissimo angolo di campagna-bosco dove vi sono due o tre querce, un piccolissimo sottobosco, un bellissimo muretto a secco eretto ad arte con pietre del luogo, tipico elemento dell'architettura della civiltà contadina, rigogliosi ulivi e viti. Ci vuole tanto a portarli all'isola ecologica? Sara' difficile che questo o questi malnati possano cambiare comportamento, dobbiamo tenerceli fino a quando non...Purtroppo!", conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.

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  • Nicola Montepulciano
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