Politica
Uil scuola Bat: Da Andria un No all’autonomia differenziata
La partecipata iniziativa si é tenuta al chiostro San Francesco del Comune di Andria
Andria - martedì 14 marzo 2023
"Abbiamo avviato una raccolta firme per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica dell'art.116 e dell'art.117 della Costituzione".
A spiegare il netto rifiuto è il responsabile della Uil scuola Bat Raffaele Delvecchio, nel corso di un seminario che si é tenuto al chiostro San Francesco del comune di Andria, lunedì 13 marzo.
L'autonomia differenziata "è uno degli obiettivi particolari di chi vuole la regionalizzazione per tre motivi: identitario, di risorse e di gestione politica". Quest'ultimo punto è il più importante perché la scuola entra nelle famiglie e quindi "si avrebbe a disposizione un'armata per la formazione della gestione del consenso. Se questi lavoratori sono governati da un assessore regionale e non dal ministero, significa molto in termini di gestione politica".
L'autonomia differenziata "è uno degli obiettivi particolari di chi vuole la regionalizzazione per tre motivi: identitario, di risorse e di gestione politica". Quest'ultimo punto è il più importante perché la scuola entra nelle famiglie e quindi "si avrebbe a disposizione un'armata per la formazione della gestione del consenso. Se questi lavoratori sono governati da un assessore regionale e non dal ministero, significa molto in termini di gestione politica".
Non è a rischio solo la libertà di insegnamento, ma anche l'unità nazionale di cui lo Stato, invece, deve essere garante".
La nostra è una campagna di responsabilizzazione – evidenzia Delvecchio – abbiamo iniziato dal Trentino per toccare con mano l'indice di gradimento da parte del personale della scuola.
Aver raccolto direttamente le testimonianze del personale trentino che da più di un ventennio ha visto la provincializzazione della scuola statale, conferma quanto già pensavamo e stiamo ormai sostenendo da anni: la narrazione non corrisponde alla realtà
L'autonomia qui è stata sicuramente un'esperienza fallimentare – sottolinea – le criticità sono molte, dalle competenze degli organi collegiali alla libertà di insegnamento, piegata alle indicazioni della politica. Non solo. Le modalità di reclutamento arrancano, segnaliamo inoltre ritardi persino nell'attribuzione degli aumenti contrattuali, che, ad oggi, non sono ancora arrivati ai lavoratori.
Stiamo parlando con le persone spiegando loro gli effetti negativi della regionalizzazione della scuola. Solleciteremo i colleghi a firmare per una legge di iniziativa popolare.
Non possiamo accettare divergenze nella scuola, nella sanità, nelle infrastrutture, nelle politiche energetiche o nei contratti di lavoro
"Quello che rischiamo è un aumento delle diseguaglianze con retribuzioni differenti a seconda della capacità economica delle regioni, questo oltre a creare divari non è costituzionale".
La scuola deve essere unica su tutto il territorio nazionale, statale, e gli alunni devono avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di formazione, da nord a sud" altrimenti si favorirebbero le regioni più ricche a scapito delle più povere, creando un sistema di istruzione a due velocità. Lo scopo è di raggiungere le 50 mila firme necessarie a portare in Parlamento una legge di iniziativa popolare che miri a tutelare la dimensione statale e nazionale del sistema di istruzione
La scuola - conclude Delvecchio - dello Stato ci dà la garanzia che la politica non possa incidere sulla libertà di insegnamento.