Vita di città
Crollo di via Pisani, il caso della famiglia Inchingolo: «Siamo sei persone in una casa piccola»
Trasferito con moglie e tre figli da via Rossetti lo scorso ottobre, il sig. Pasquale ci racconta le difficoltà di una sistemazione che non può più essere temporanea
Andria - venerdì 14 agosto 2020
Ricorderemo tutti il crollo della palazzina in via Pisani dello scorso 17 ottobre, quando intorno alle ore 20 il piano interrato ha ceduto e una donna anziana si trovava all'interno, per fortuna restando solo leggermente ferita. Quella stessa notte, dopo il tempestivo intervento di Forze dell'Ordine e Vigili del Fuoco, le abitazioni attigue alla palazzina (posta sotto sequestro insieme al cantiere a fianco) sono state dichiarate inagibili, e le famiglie fatte momentaneamente trasferire per lo svolgimento delle indagini, la messa in sicurezza delle unità immobiliari a rischio e salvaguardare l'incolumità pubblica e privata.
Oggi, uno di quei nuclei familiari trasferiti altrove chiede aiuto perchè quella che doveva essere una sistemazione temporanea, oggi non può più essere tale: a chiederlo è il sig. Pasquale Inchingolo, che oggi vive nell'abitazione di sua madre assieme alla moglie e i tre figli di 11, 6 e 3 anni. Il 17 ottobre 2019, giorno in cui è crollata la palazzina, Pasquale e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare la propria abitazione di via Gabriele Rossetti, strada attigua a via Pisani, e hanno trovato momentaneo "rifugio" presso l'abitazione dell'anziana madre. Dopo mesi di adattamento, difficoltà e sacrifici in una casa molto piccola per sei persone, Pasquale e la sua famiglia hanno chiesto alle istituzioni cittadine una soluzione diversa anche sulla base delle esigenze economiche: la famiglia Inchingolo, che ha lasciato la propria abitazione di via Rossetti da ormai dieci mesi, continua a pagarne il mutuo.
«Mi trovo in grandissima difficoltà - ci ha raccontato il sig. Pasquale nel corso di una nostra intervista - considerando che la nostra famiglia dispone solo del mio modesto stipendio da operaio e mia moglie è casalinga; inoltre, nei mesi di marzo e aprile sono stato in cassa integrazione a causa della pandemia che ha fermato il lavoro. Va aggiunto che negli ultimi tempi la convivenza con mia madre è diventata insostenibile, essendo lei affetta da diverse patologie; il suo cattivo stato di salute è incompatibile con la presenza dei miei tre figli piccoli, perchè le esigenze sono totalmente differenti. Per tutelare la salute di mia madre e permetterle di vivere tranquilla, mi vedo costretto a trasferirmi in un luogo più consono ma il mio modesto, e solo, stipendio non ci consente di pagare un canone di affitto».
Un grido d'aiuto in particolare per le istituzioni cittadine: la famiglia Inchingolo chiede un contributo economico che consenta di far fronte al pagamento del canone di affitto o di rendere disponibile per la propria famiglia un appartamento adeguato. Una sistemazione temporanea ma più idonea, in attesa che le indagini sul crollo della palazzina facciano il loro corso e le famiglie "espatriate" possano tornare nelle loro case. Nelle immagini che seguono, alcuni "particolari" della vecchia casa in cui vivono Pasquale e la sua famiglia.
Oggi, uno di quei nuclei familiari trasferiti altrove chiede aiuto perchè quella che doveva essere una sistemazione temporanea, oggi non può più essere tale: a chiederlo è il sig. Pasquale Inchingolo, che oggi vive nell'abitazione di sua madre assieme alla moglie e i tre figli di 11, 6 e 3 anni. Il 17 ottobre 2019, giorno in cui è crollata la palazzina, Pasquale e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare la propria abitazione di via Gabriele Rossetti, strada attigua a via Pisani, e hanno trovato momentaneo "rifugio" presso l'abitazione dell'anziana madre. Dopo mesi di adattamento, difficoltà e sacrifici in una casa molto piccola per sei persone, Pasquale e la sua famiglia hanno chiesto alle istituzioni cittadine una soluzione diversa anche sulla base delle esigenze economiche: la famiglia Inchingolo, che ha lasciato la propria abitazione di via Rossetti da ormai dieci mesi, continua a pagarne il mutuo.
«Mi trovo in grandissima difficoltà - ci ha raccontato il sig. Pasquale nel corso di una nostra intervista - considerando che la nostra famiglia dispone solo del mio modesto stipendio da operaio e mia moglie è casalinga; inoltre, nei mesi di marzo e aprile sono stato in cassa integrazione a causa della pandemia che ha fermato il lavoro. Va aggiunto che negli ultimi tempi la convivenza con mia madre è diventata insostenibile, essendo lei affetta da diverse patologie; il suo cattivo stato di salute è incompatibile con la presenza dei miei tre figli piccoli, perchè le esigenze sono totalmente differenti. Per tutelare la salute di mia madre e permetterle di vivere tranquilla, mi vedo costretto a trasferirmi in un luogo più consono ma il mio modesto, e solo, stipendio non ci consente di pagare un canone di affitto».
Un grido d'aiuto in particolare per le istituzioni cittadine: la famiglia Inchingolo chiede un contributo economico che consenta di far fronte al pagamento del canone di affitto o di rendere disponibile per la propria famiglia un appartamento adeguato. Una sistemazione temporanea ma più idonea, in attesa che le indagini sul crollo della palazzina facciano il loro corso e le famiglie "espatriate" possano tornare nelle loro case. Nelle immagini che seguono, alcuni "particolari" della vecchia casa in cui vivono Pasquale e la sua famiglia.