Vita di città
Coronavirus: dilaga la protesta dei barmen di Andria sui social
Tra gli altri, spunta il dissenso di Mario Francesco Caldarola contro il nuovo decreto
Andria - mercoledì 28 ottobre 2020
9.58
Il DPCM varato lo scorso 25 ottobre, sta mettendo in ginocchio anche la categoria barman. Stanno spopolando, in queste ore, sui canali social dei nostri concittadini, un'immagine di protesta, simboleggiata da uno shaker avvolto da un cordone nero, che accompagnata da una didascalia, ne evidenza tutto il loro disagio per la perdita di lavoro conseguente alle misure legate alla stretta anticovid.
Il lavoro del barman, infatti, è prettamente notturno e con la chiusura alle 18 dei bar, questi ultimi dovranno restare a casa almeno fino al 25 novembre, giorno in cui terminerà il nuovo decreto.
Ad esprime, tra gli altri, il proprio dissenso è il noto barman di Andria, Mario Francesco Caldarola, a lungo ai vertici europei della categoria: "Lo Stato mi ha tolto di nuovo il lavoro. Sono solo un barman non un assassino" – dichiara – "Purtroppo la categoria food&beverage, è uno dei settori più penalizzati dalle limitazioni introdotte per contenere la diffusione del virus. Appartengo all'Associazione Italiana Barman e agirò insieme ad altri miei colleghi per chiedere maggiori aiuti da parte del Governo che non ci può assolutamente abbandonare".
Posizioni simili sono stati assunti da altri barmen che, cavalcando l'onda dei social, così sottolineano:" Lo stato ci ritiene i massimi responsabili. Siamo gli unici che abbiamo limitati gli ingressi che abbiamo speso tanto per adeguarci alle normative. Niente è stato fatto di concreto. Lo stato il mese scorso si è preso tutte le tasse arretrate ed ora ci richiude. In giro c'è tantissima gente. I bambini con i bar chiusi acquistano nei supermercati le bevande o nelle pizzeria. Gli ipermercati pieni. Quindi gli unici siamo noi. Non c'è un senso e non esiste spiegazione. Siamo una categoria in ginocchio. Tanti sono i baristi che in questi giorni si sono tolti la vita, ultimo caso in Sicilia stamane. Non potete mai capire... Andiamo avanti finché ne avremo le forze. Dispiace anche per tutti i dipendenti che da oggi sono a casa"- concludono.
Ciò che ora si sta valutando da parte delle associazioni di categoria, purtroppo lontana dalle regole del nuovo DPCM, è un allungamento dell'orario per consentire di diluire il servizio in un arco temporale più ampio e proporre momenti di aggregazione differenziati, nel rispetto delle regole restrittive contro la diffusione della pandemia.
Il lavoro del barman, infatti, è prettamente notturno e con la chiusura alle 18 dei bar, questi ultimi dovranno restare a casa almeno fino al 25 novembre, giorno in cui terminerà il nuovo decreto.
Ad esprime, tra gli altri, il proprio dissenso è il noto barman di Andria, Mario Francesco Caldarola, a lungo ai vertici europei della categoria: "Lo Stato mi ha tolto di nuovo il lavoro. Sono solo un barman non un assassino" – dichiara – "Purtroppo la categoria food&beverage, è uno dei settori più penalizzati dalle limitazioni introdotte per contenere la diffusione del virus. Appartengo all'Associazione Italiana Barman e agirò insieme ad altri miei colleghi per chiedere maggiori aiuti da parte del Governo che non ci può assolutamente abbandonare".
Posizioni simili sono stati assunti da altri barmen che, cavalcando l'onda dei social, così sottolineano:" Lo stato ci ritiene i massimi responsabili. Siamo gli unici che abbiamo limitati gli ingressi che abbiamo speso tanto per adeguarci alle normative. Niente è stato fatto di concreto. Lo stato il mese scorso si è preso tutte le tasse arretrate ed ora ci richiude. In giro c'è tantissima gente. I bambini con i bar chiusi acquistano nei supermercati le bevande o nelle pizzeria. Gli ipermercati pieni. Quindi gli unici siamo noi. Non c'è un senso e non esiste spiegazione. Siamo una categoria in ginocchio. Tanti sono i baristi che in questi giorni si sono tolti la vita, ultimo caso in Sicilia stamane. Non potete mai capire... Andiamo avanti finché ne avremo le forze. Dispiace anche per tutti i dipendenti che da oggi sono a casa"- concludono.
Ciò che ora si sta valutando da parte delle associazioni di categoria, purtroppo lontana dalle regole del nuovo DPCM, è un allungamento dell'orario per consentire di diluire il servizio in un arco temporale più ampio e proporre momenti di aggregazione differenziati, nel rispetto delle regole restrittive contro la diffusione della pandemia.