Attualità
Coronavirus, concittadini in servizio negli ospedali del nord: il racconto di una infermiera andriese
«Avvertiamo tanta fatica ma con forza e amore per il nostro lavoro andiamo avanti», afferma la nostra lettrice
Andria - giovedì 19 marzo 2020
12.28
Innumerevoli sono le difficoltà che l'Italia sta attraversando a causa del Covid-19, un virus che ha quasi paralizzato l'intero Paese da tutti i punti di vista costringendo gli italiani a restare in casa per limitarne la diffusione. Il numero dei contagiati aumenta ogni giorno e la gestione della situazione nelle strutture ospedaliere diventa sempre più complessa. Mentre in Puglia la Regione ha attivato un piano di interventi per fronteggiare l'emergenza, qual è lo stato di cose negli ospedali del nord? Ne abbiamo parlato con una cittadina andriese che lavora da anni come infermiera a Bologna; una chiacchierata molto utile per capire come i nostri concittadini "in trasferta" stanno vivendo l'evoluzione delle vicende legate al Coronavirus, in questo caso negli ospedali.
«La situazione è veramente triste, - ci racconta la nostra lettrice - interi reparti stanno chiudendo per dedicarli interamente al Covid-19, spostando il personale da altre unità operative. Le terapie intensive non sono ancora sature ma cominciano a far fatica, in quanto si stanno aiutando altre province vicine che non ce la fanno più. Qui le strutture ospedaliere sono molto grandi, ma non dimentichiamoci che una parte degli ospedali va dedicata alle urgenze aldilà del Covid-19 come un infarto, un incidente stradale, un intervento di trapianto: sono strutture che vanno garantite sempre. Serve personale, per questo l'Emilia Romagna ha indetto un bando per l'assunzione di infermieri a 36 mesi per i reparti di malattie infettive, terapia intensiva e dialisi. A questo proposito, nessun medico si aspettava che diversi pazienti positivi al virus avessero complicazioni anche a livello renale: la polmonite genera disequilibrio nell'organismo e anche i reni ne soffrono, dunque i pazienti hanno bisogno di essere dializzati».
Durissimo è l'operato degli infermieri e del personale sanitario, al quale va tutto il nostro ringraziamento e, immaginiamo, quello dell'Italia intera per il lavoro che stanno portando avanti con tanti sacrifici. Ce lo conferma anche la nostra concittadina infermiera a Bologna: «Siamo tenuti ad indossare dispositivi di sicurezza, maschere e tute che non permettono di mangiare, bere o fare bisogni fino alla fine del turno: una volta indossato il tutto, non è possibile svestirsi a proprio piacimento. In questo momento di necessità, nessun infermiere guarda alle proprie competenze ma tutti stanno facendo tutto: scaricare materiale, trattare i pazienti, rispondere al telefono, organizzare chiusure di reparti. Dal magazziniere all'OSS, nessuno si permette di dire "questo lavoro non è di mia competenza". Si avverte tanta fatica ma allo stesso tempo tanta forza e amore per il nostro lavoro: per cui si combatte, si lavora nel proprio turno ma anche in turni aggiuntivi, ci si ferma ore in più per essere di supporto ai colleghi e passarsi le informazioni; si coprono i turni degli infermieri che, una volta venuti a contatto con pazienti positivi al Covid-19, devono rispettare l'isolamento preventivo. E' un momento in cui è facile incorrere in errori e sbagliare sotto stress».
E intanto, qual è la situazione per le strade? Mentre ad Andria si insiste allo sfinimento sulla necessità (anzi, l'obbligo) di restare a casa per arrestare la diffusione del virus, poiché sono ancora troppi i cittadini in giro, anche al nord c'è qualcuno che non è ligio al dovere: «Tutto il mondo è paese: anche qui c'è gente per strada, - ci racconta la nostra lettrice - anche qui talvolta manca il buonsenso, e per questo sono stati minacciati provvedimenti più stringenti. Da noi le misure sono partite prima rispetto al sud, ma l'incosciente che fa sport nel parco c'è anche qui. Restare a casa è fondamentale in questo momento». Ci uniamo all'appello della nostra concittadina e lo ribadiamo ancora una volta: non usciamo dalle nostre case, il contributo di tutti è imprescindibile affinchè si torni al più presto alla normalità.
«La situazione è veramente triste, - ci racconta la nostra lettrice - interi reparti stanno chiudendo per dedicarli interamente al Covid-19, spostando il personale da altre unità operative. Le terapie intensive non sono ancora sature ma cominciano a far fatica, in quanto si stanno aiutando altre province vicine che non ce la fanno più. Qui le strutture ospedaliere sono molto grandi, ma non dimentichiamoci che una parte degli ospedali va dedicata alle urgenze aldilà del Covid-19 come un infarto, un incidente stradale, un intervento di trapianto: sono strutture che vanno garantite sempre. Serve personale, per questo l'Emilia Romagna ha indetto un bando per l'assunzione di infermieri a 36 mesi per i reparti di malattie infettive, terapia intensiva e dialisi. A questo proposito, nessun medico si aspettava che diversi pazienti positivi al virus avessero complicazioni anche a livello renale: la polmonite genera disequilibrio nell'organismo e anche i reni ne soffrono, dunque i pazienti hanno bisogno di essere dializzati».
Durissimo è l'operato degli infermieri e del personale sanitario, al quale va tutto il nostro ringraziamento e, immaginiamo, quello dell'Italia intera per il lavoro che stanno portando avanti con tanti sacrifici. Ce lo conferma anche la nostra concittadina infermiera a Bologna: «Siamo tenuti ad indossare dispositivi di sicurezza, maschere e tute che non permettono di mangiare, bere o fare bisogni fino alla fine del turno: una volta indossato il tutto, non è possibile svestirsi a proprio piacimento. In questo momento di necessità, nessun infermiere guarda alle proprie competenze ma tutti stanno facendo tutto: scaricare materiale, trattare i pazienti, rispondere al telefono, organizzare chiusure di reparti. Dal magazziniere all'OSS, nessuno si permette di dire "questo lavoro non è di mia competenza". Si avverte tanta fatica ma allo stesso tempo tanta forza e amore per il nostro lavoro: per cui si combatte, si lavora nel proprio turno ma anche in turni aggiuntivi, ci si ferma ore in più per essere di supporto ai colleghi e passarsi le informazioni; si coprono i turni degli infermieri che, una volta venuti a contatto con pazienti positivi al Covid-19, devono rispettare l'isolamento preventivo. E' un momento in cui è facile incorrere in errori e sbagliare sotto stress».
E intanto, qual è la situazione per le strade? Mentre ad Andria si insiste allo sfinimento sulla necessità (anzi, l'obbligo) di restare a casa per arrestare la diffusione del virus, poiché sono ancora troppi i cittadini in giro, anche al nord c'è qualcuno che non è ligio al dovere: «Tutto il mondo è paese: anche qui c'è gente per strada, - ci racconta la nostra lettrice - anche qui talvolta manca il buonsenso, e per questo sono stati minacciati provvedimenti più stringenti. Da noi le misure sono partite prima rispetto al sud, ma l'incosciente che fa sport nel parco c'è anche qui. Restare a casa è fondamentale in questo momento». Ci uniamo all'appello della nostra concittadina e lo ribadiamo ancora una volta: non usciamo dalle nostre case, il contributo di tutti è imprescindibile affinchè si torni al più presto alla normalità.