Territorio
Contrasto al lavoro nero, Cgil ed imprese a confronto ad Andria
Deleonardis: «Il caporalato esiste», Spagnoletti: «Errore di tutta l'erba un fascio»
Andria - mercoledì 16 settembre 2015
9.04
Come contrastare il lavoro nero, come evitare che si fomenti il "caporalato", come controllare le campagne della Puglia per non morire mentre si opera, come aprire le relazioni tra imprese e sindacati in modo da non far si che tutte le aziende vengano considerate "cattive". Temi attualissimi, temi trattati durante una vera e propria agorà in Piazza Catuma, ieri sera, in un evento organizzato dalla Flai e dalla Cgil contro il lavoro nero in agricoltura dal titolo "6 piazze per i diritti", ed in cui oltre ai lavoratori ed alle organizzazioni sindacali vi è stata la presenza delle imprese. La scelta di Andria non è casuale: nelle campagne andriesi il 13 luglio scorso morì Paola Clemente, bracciante agricola di 49 anni di San Giorgio Jonico. Da quella vicenda, in realtà, l'opinione pubblica ha rilanciato sulle prime pagine nazionali una problematica apparsa in fase di declino, un po' nascosta probabilmente sotto il tappeto.
L'inizio è stato tutto con i numeri alla mano, numeri di quello che è il volume di controlli ed il fenomeno nelle campagne pugliesi: «Il caporalato esiste ed è una piaga che va combattuta - ha detto Giuseppe Deleonardis, segretario generale della Flai Cgil Puglia - Nel 2014 sono state 1.818 le aziende interessate, e dei 1.299 lavoratori verificati, 1.161 sono risultati non in regola. Ma possiamo già dire che solo nel mese di agosto di quest'anno, grazie alle nostre denunce e all'attenzione dei media, l'asticella si è alzata, e le ispezioni effettuate hanno riguardato 3mila lavoratori. In questo caso circa il 50-60% è risultato in nero. In Puglia sono solo 37.000 le imprese che assumono oltre 10 dipendenti, e 7.000 assorbono tre quarti della mandopera censita dagli elenchi anagrafici Inps. Eppure non è vero che è solo la frammentazione aziendale la causa dello sfruttamento e della precarietà. Registriamo nella regione 600 aziende ortofrutticole che fanno lavorazione e commercializzazione, che sono organizzate in filiera. Abbiamo oltre 500 cantine vitivinicole, anche queste fanno commercializzazione. Parliamo di realtà strutturate eppure i lavoratori assunti a tempo indeterminato nella regione Puglia non superano le 1.200 unità».
Andria, Cerignola, Noicattaro, Fasano, Presicce e San Marzano: contemporaneamente nelle piazze di queste comunità ci si è confrontati per coniugare sviluppo in agricoltura e diritti dei lavoratori secondo una piattaforma comune. «A sostegno del contrasto al caporalato - ha detto Deleonardis - la Flai ha predisposto una propria piattaforma, che interessa sia la legislazione nazionale che quella regionale. In Puglia abbiamo una legislazione unica, a partire dalle legge 28 di contrasto al lavoro nero, che prevede l'aspetto repressivo, gli incentivi a chi assume, l'incontro tra domanda e offerta con le liste di prenotazione, il documento unico di regolarità contributiva e gli indici di congruità. Ebbene, in questi anni non tutto è stato applicato e al tavolo che si costituirà in Regione grazie all'iniziativa dell'assessore Leo, dal prossimo 22 settembre, chiederemo che ogni aspetto della legislazione venga attuato. Così come ci trovano d'accordo le proposte avanzate dal Governo, con la confisca dei mezzi e dei beni e il sostegno ai lavoratori che denunciano. Ma è il momento di passare dalle parole ai fatti. Così come chiediamo venga approvato il Ddl sulla 'Rete di qualità', che deve premiare chi davvero applica i contratti e rispetta le norme».
Ad Andria la presenza dell'Assessore all'Ambiente della Regione Puglia Mimmo Santorsola oltre a Felice Pelagio e Gigi Antonucci della Cgil, in un tavolo che ha visto la partecipazione di tanti lavoratori ma anche del Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, produttore agricolo che portato la voce delle imprese andriesi: «In questa vicenda si è fatto di tutta un'erba un fascio - ha detto Spagnoletti - e questo è un aspetto negativo ed è un grande problema per tutte le aziende andriesi che invece operano con onestà e serenità. Il caporalato nel nostro territorio non esiste e ci sono tantissime aziende che lavorano con grande attenzione proprio ai lavoratori ed alle loro famiglie. Quindi, secondo me, si è sollevato un polverone che non ha tenuto conto di quanto di buono viene fatto e ben vengano i controlli e l'attenzione verso le campagne anche perchè noi chiediamo che si continui a lavorare sulla qualità e non sulla quantità. Qualità che è riconosciuta alle nostre produzioni e che questi danni di immagine in tutta Italia possono sicuramente minare. Siamo assolutamente aperti al confronto con sindacati, politica ed organi ispettivi per battere anche quelle piccole sacche di lavoro nero che eventualmente esistono».
L'inizio è stato tutto con i numeri alla mano, numeri di quello che è il volume di controlli ed il fenomeno nelle campagne pugliesi: «Il caporalato esiste ed è una piaga che va combattuta - ha detto Giuseppe Deleonardis, segretario generale della Flai Cgil Puglia - Nel 2014 sono state 1.818 le aziende interessate, e dei 1.299 lavoratori verificati, 1.161 sono risultati non in regola. Ma possiamo già dire che solo nel mese di agosto di quest'anno, grazie alle nostre denunce e all'attenzione dei media, l'asticella si è alzata, e le ispezioni effettuate hanno riguardato 3mila lavoratori. In questo caso circa il 50-60% è risultato in nero. In Puglia sono solo 37.000 le imprese che assumono oltre 10 dipendenti, e 7.000 assorbono tre quarti della mandopera censita dagli elenchi anagrafici Inps. Eppure non è vero che è solo la frammentazione aziendale la causa dello sfruttamento e della precarietà. Registriamo nella regione 600 aziende ortofrutticole che fanno lavorazione e commercializzazione, che sono organizzate in filiera. Abbiamo oltre 500 cantine vitivinicole, anche queste fanno commercializzazione. Parliamo di realtà strutturate eppure i lavoratori assunti a tempo indeterminato nella regione Puglia non superano le 1.200 unità».
Andria, Cerignola, Noicattaro, Fasano, Presicce e San Marzano: contemporaneamente nelle piazze di queste comunità ci si è confrontati per coniugare sviluppo in agricoltura e diritti dei lavoratori secondo una piattaforma comune. «A sostegno del contrasto al caporalato - ha detto Deleonardis - la Flai ha predisposto una propria piattaforma, che interessa sia la legislazione nazionale che quella regionale. In Puglia abbiamo una legislazione unica, a partire dalle legge 28 di contrasto al lavoro nero, che prevede l'aspetto repressivo, gli incentivi a chi assume, l'incontro tra domanda e offerta con le liste di prenotazione, il documento unico di regolarità contributiva e gli indici di congruità. Ebbene, in questi anni non tutto è stato applicato e al tavolo che si costituirà in Regione grazie all'iniziativa dell'assessore Leo, dal prossimo 22 settembre, chiederemo che ogni aspetto della legislazione venga attuato. Così come ci trovano d'accordo le proposte avanzate dal Governo, con la confisca dei mezzi e dei beni e il sostegno ai lavoratori che denunciano. Ma è il momento di passare dalle parole ai fatti. Così come chiediamo venga approvato il Ddl sulla 'Rete di qualità', che deve premiare chi davvero applica i contratti e rispetta le norme».
Ad Andria la presenza dell'Assessore all'Ambiente della Regione Puglia Mimmo Santorsola oltre a Felice Pelagio e Gigi Antonucci della Cgil, in un tavolo che ha visto la partecipazione di tanti lavoratori ma anche del Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, produttore agricolo che portato la voce delle imprese andriesi: «In questa vicenda si è fatto di tutta un'erba un fascio - ha detto Spagnoletti - e questo è un aspetto negativo ed è un grande problema per tutte le aziende andriesi che invece operano con onestà e serenità. Il caporalato nel nostro territorio non esiste e ci sono tantissime aziende che lavorano con grande attenzione proprio ai lavoratori ed alle loro famiglie. Quindi, secondo me, si è sollevato un polverone che non ha tenuto conto di quanto di buono viene fatto e ben vengano i controlli e l'attenzione verso le campagne anche perchè noi chiediamo che si continui a lavorare sulla qualità e non sulla quantità. Qualità che è riconosciuta alle nostre produzioni e che questi danni di immagine in tutta Italia possono sicuramente minare. Siamo assolutamente aperti al confronto con sindacati, politica ed organi ispettivi per battere anche quelle piccole sacche di lavoro nero che eventualmente esistono».