Enti locali
Continua la formazione delle Guardie Eco-zoofile federiciane
Ecco un piccolo excursus storico della Protezione Civile
Andria - venerdì 27 gennaio 2017
Nelle ultime lezioni di formazione delle guardie Eco-zoofile, tenute dal dottor Gianni de Trizio, esperto dei disastri ambientali e responsabile della Protezione civile per la provincia Bat, è stata presentata la storia e l'unità della Protezione Civile, insieme ai più notevoli eventi calamitosi dall'antichità fino ad arrivare ai giorni nostri, con il disastro a Seveso, in Brianza, del 10 luglio 1976.
La maggior parte delle calamità è in realtà dovuta ai terremoti, tra cui si ricordino quello di Casamicciola nel 1883 con 2.333 morti o quello calabrese del 1908, un'autentica apocalisse costata ben 85.926 vite. Ma da non dimenticare sono anche disastri ferroviari e clamorose frane. Tra i terremoti notevoli rientra quello attuale nel centro Italia, il cui numero delle vittime e dei danni non è ancora stato definito.
Parlando in termini di date, la prima è da ricordare è 2 settembre 1919, in cui fu emanata la prima legge in materia di soccorso in caso di calamità naturali, anche se limitata ai soli terremoti. Occorrerà attendere il 1925 per una prima normativa organica in materia di protezione civile e il 1926 per un'ulteriore definizione dell'organizzazione dei soccorsi che non si limitano ai disastri tellurici, ma vengono estesi a quelli di altra natura.
In attesa dell'arrivo sul luogo del disastro del Ministro dei Lavori Pubblici, o del Sottosegretario di Stato, tutte le autorità civili e militari dipendono dal Prefetto, rappresentante del governo nella provincia, che coordina i primissimi interventi. Stesso potere viene affidato ai Sindaci sul territorio comunale. L'alluvione di Firenze del 1966, la prima emergenza seguita dai media di tutto il mondo, evidenziò l'inadeguatezza della struttura centrale dei soccorsi. Nei primi giorni gli aiuti e i soccorsi arrivano quasi esclusivamente dai volontari ("gli angeli del fango") e dai militari di stanza in città. Solo sei giorni dopo l'alluvione il governo è in grado di mettere in campo una rete di soccorso organizzata.
La svolta arriva l'8 dicembre 1970, con la prima legge che delinea un quadro complessivo di interventi di protezione civile: "Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione Civile". Per la prima volta viene riconosciuta l'attività del volontariato di protezione civile: è il Ministero dell'Interno, attraverso i Vigili del Fuoco, ad istruire, addestrare ed equipaggiare i cittadini che volontariamente offrono il loro aiuto.
In seguito ai terremoti che colpirono nel 1976 il Friuli e nel 1980 la Campania, sistema dei soccorsi mostrò tutti i suoi limiti: si apre un dibattito civile e culturale con l'obiettivo di superare il vecchio assetto operativo. Comincia a farsi strada l'idea che i disastri vadano affrontati dopo averli "immaginati, descritti e vissuti" prima e che occorra dimensionare le strutture di intervento tenendo conto di scenari già elaborati e di misure di prevenzione già messe in atto. Si comincia a parlare di protezione civile non solo come soccorso, ma anche come previsione e prevenzione. I tempi sono ormai maturi per un cambiamento radicale.
Le unità logistiche di protezione Civile con i Volontari e sono i primi ad arrivare sul luogo della catastrofe: unità cinofile da disastro, cani e uomini, perfettamente allenati a calarsi sulle macerie di un terremoto da aerei ed elicotteri (in modo da raggiungere tutti i punti colpiti, anche in caso di inagibilità delle strade).
Quello del "protettore civile" è un mestiere poco noto: tutti hanno visto scene di crolli, fiumi di lava che coprono case, lingue di fiamme sulle pinete, ma pochi conoscono i retroscena, le manovre necessarie ai soccorsi.
La maggior parte delle calamità è in realtà dovuta ai terremoti, tra cui si ricordino quello di Casamicciola nel 1883 con 2.333 morti o quello calabrese del 1908, un'autentica apocalisse costata ben 85.926 vite. Ma da non dimenticare sono anche disastri ferroviari e clamorose frane. Tra i terremoti notevoli rientra quello attuale nel centro Italia, il cui numero delle vittime e dei danni non è ancora stato definito.
Parlando in termini di date, la prima è da ricordare è 2 settembre 1919, in cui fu emanata la prima legge in materia di soccorso in caso di calamità naturali, anche se limitata ai soli terremoti. Occorrerà attendere il 1925 per una prima normativa organica in materia di protezione civile e il 1926 per un'ulteriore definizione dell'organizzazione dei soccorsi che non si limitano ai disastri tellurici, ma vengono estesi a quelli di altra natura.
In attesa dell'arrivo sul luogo del disastro del Ministro dei Lavori Pubblici, o del Sottosegretario di Stato, tutte le autorità civili e militari dipendono dal Prefetto, rappresentante del governo nella provincia, che coordina i primissimi interventi. Stesso potere viene affidato ai Sindaci sul territorio comunale. L'alluvione di Firenze del 1966, la prima emergenza seguita dai media di tutto il mondo, evidenziò l'inadeguatezza della struttura centrale dei soccorsi. Nei primi giorni gli aiuti e i soccorsi arrivano quasi esclusivamente dai volontari ("gli angeli del fango") e dai militari di stanza in città. Solo sei giorni dopo l'alluvione il governo è in grado di mettere in campo una rete di soccorso organizzata.
La svolta arriva l'8 dicembre 1970, con la prima legge che delinea un quadro complessivo di interventi di protezione civile: "Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione Civile". Per la prima volta viene riconosciuta l'attività del volontariato di protezione civile: è il Ministero dell'Interno, attraverso i Vigili del Fuoco, ad istruire, addestrare ed equipaggiare i cittadini che volontariamente offrono il loro aiuto.
In seguito ai terremoti che colpirono nel 1976 il Friuli e nel 1980 la Campania, sistema dei soccorsi mostrò tutti i suoi limiti: si apre un dibattito civile e culturale con l'obiettivo di superare il vecchio assetto operativo. Comincia a farsi strada l'idea che i disastri vadano affrontati dopo averli "immaginati, descritti e vissuti" prima e che occorra dimensionare le strutture di intervento tenendo conto di scenari già elaborati e di misure di prevenzione già messe in atto. Si comincia a parlare di protezione civile non solo come soccorso, ma anche come previsione e prevenzione. I tempi sono ormai maturi per un cambiamento radicale.
Le unità logistiche di protezione Civile con i Volontari e sono i primi ad arrivare sul luogo della catastrofe: unità cinofile da disastro, cani e uomini, perfettamente allenati a calarsi sulle macerie di un terremoto da aerei ed elicotteri (in modo da raggiungere tutti i punti colpiti, anche in caso di inagibilità delle strade).
Quello del "protettore civile" è un mestiere poco noto: tutti hanno visto scene di crolli, fiumi di lava che coprono case, lingue di fiamme sulle pinete, ma pochi conoscono i retroscena, le manovre necessarie ai soccorsi.