Politica
Consiglio comunale, urla e spinte: interviene la forza pubblica
Tre presidenti per una seduta molto “partecipata” sul bilancio. Scontro sulla nomina del presidente
Andria - venerdì 13 aprile 2018
14.13
Quando si dice che la realtà supera l'immaginazione. Che quella di ieri sera sarebbe stata una seduta per così dire "partecipata" lo si era capito già dalla mattina con la proposta di delibera depositata dal consigliere anziano del Movimento 5 Stelle Doriana Faraone (Presidente del consiglio dopo la sfiducia alla Di Pilato) di portare in aula oltre ai punti all'ordine del giorno già previsti, anche la votazione del nuovo presidente del consiglio, convinti del fatto che il voto sul bilancio necessitasse della presenza di un presidente del consiglio "ufficiale" e non "pro tempore" . Linea condivisa dal centrosinistra, con le spiegazioni dottrinarie del prof. Sabino Fortunato, il Pd aveva anche annunciato voto contrario al bilancio a seguito della sentenza del Tar sugli aumenti delle aliquote IMU, TARI e TAsi a seguito della quale dall'amministrazione, a loro detta, mancavano chiarimenti sugli eventuali rimborsi.
Ma nessun avrebbe potuto immaginare che ieri a Palazzo San Francesco ci sarebbe stato bisogno dell'intervento delle Forze dell'ordine - presenti agenti del Commissariato di P.S. e della Polizia Municipale - per sedare gli animi: urla, spinte ed atteggiamenti rissosi. Poi la pausa dieci minuti e tre presidenti in un'unica seduta aperta da Doriana Faraone che, dopo un ping pong tra maggioranza ed opposizione, intervallato da pareri tecnici della dirigente Laura Liddo sulla questione del voto per il nuovo presidente, decide di lasciare l'aula motivando così la scelta: "Non riesco più ad andare vanti a causa della situazione che si è creata".
Il secondo consigliere anziano è Laura Di Pilato che a tre giorni dalla sfiducia in Consiglio torna paradossalmente a sedere tra il sindaco ed il segretario generale non prima però di aver annunciato di non essere disponibile a ricoprire il ruolo, dopo aver ricevuto dei rimbroti dal collega di partito Nino Marmo, per la precedente sua sfiducia dalla stessa carica, ma che non gli ha poi impedito di dichiarare sciolta la seduta. Le opposizioni abbandonano l'aula ed il consiglio prosegue con un nuovo presidente, il terzo Marcello Fisfola.
La maggioranza vota sul bilancio e se lo porta a casa. Questa la cronaca dell'accaduto.
Una cronaca oseremmo dire "asciutta", che sicuramente non mancherà adesso di sortire le consuete precisazioni e distinguo da parte delle varie forze politiche. Una vicenda che sicuramente, avendo toccato un punto veramente infimo e davvero oscuro, rimarrà agli annali delle vicende politico-amministrative di Palazzo di Città di questo secondo dopoguerra.
Ma nessun avrebbe potuto immaginare che ieri a Palazzo San Francesco ci sarebbe stato bisogno dell'intervento delle Forze dell'ordine - presenti agenti del Commissariato di P.S. e della Polizia Municipale - per sedare gli animi: urla, spinte ed atteggiamenti rissosi. Poi la pausa dieci minuti e tre presidenti in un'unica seduta aperta da Doriana Faraone che, dopo un ping pong tra maggioranza ed opposizione, intervallato da pareri tecnici della dirigente Laura Liddo sulla questione del voto per il nuovo presidente, decide di lasciare l'aula motivando così la scelta: "Non riesco più ad andare vanti a causa della situazione che si è creata".
Il secondo consigliere anziano è Laura Di Pilato che a tre giorni dalla sfiducia in Consiglio torna paradossalmente a sedere tra il sindaco ed il segretario generale non prima però di aver annunciato di non essere disponibile a ricoprire il ruolo, dopo aver ricevuto dei rimbroti dal collega di partito Nino Marmo, per la precedente sua sfiducia dalla stessa carica, ma che non gli ha poi impedito di dichiarare sciolta la seduta. Le opposizioni abbandonano l'aula ed il consiglio prosegue con un nuovo presidente, il terzo Marcello Fisfola.
La maggioranza vota sul bilancio e se lo porta a casa. Questa la cronaca dell'accaduto.
Una cronaca oseremmo dire "asciutta", che sicuramente non mancherà adesso di sortire le consuete precisazioni e distinguo da parte delle varie forze politiche. Una vicenda che sicuramente, avendo toccato un punto veramente infimo e davvero oscuro, rimarrà agli annali delle vicende politico-amministrative di Palazzo di Città di questo secondo dopoguerra.