Confisca Andria clan Lapenna
Confisca Andria clan Lapenna
Cronaca

Confisca definitiva di beni per Lapenna: provvedimento della Cassazione

Si tratta di un sequestro da circa 500mila euro effettuato nel 2011 dai Carabinieri

La Corte di Cassazione ha confermato sia la sentenza di primo grado, emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trani, sia quella di secondo grado emessa dalla Corte d'Appello di Bari il 13 novembre del 2013 (Articolo AndriaViva), dando il via libera alla confisca definitiva di beni mobili ed immobili per un valore di circa 500mila euro, ad un Sorvegliato Speciale andriese, il 42enne Giuseppe Lapenna, coinvolto in procedimenti penali per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I Carabinieri di Andria hanno eseguito questa mattina la notifica definitiva della confisca di una villa di lusso con piscina ubicata in c.da Montevitolo, comprensiva degli arredi, elettrodomestici, impianti tecnologici in genere, suppellettili di pregio, monili in oro, gioielli, orologi e beni di altre utilità, nonché 2 moto ed autoveicoli.

La misura di prevenzione personale e patrimoniale, era stata emessa il 3 marzo del 2011 dal Tribunale di Trani, poichè gli accertamenti patrimoniali, eseguiti dai Carabinieri di Andria e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari utilizzando la norma introdotta con il Pacchetto Sicurezza che consente di aggredire i Patrimoni di tutti i soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose, avevano evidenziato come il proposto nel tempo aveva mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alle proprie reali possibilità economico-finanziarie e capacità reddituali. Il 42enne, infatti, aveva intestato ai familiari le proprietà acquistate con i proventi di attività delittuose. Le indagini hanno evidenziato che Giuseppe Lapenna aveva sempre dichiarato redditi imponibili nulli ovvero ai limiti della soglia di povertà, a conferma della palese sproporzione tra quanto dichiarato rispetto al valore economico dei beni sottoposti a sequestro.

L'intero patrimonio confiscato è stato già affidato all'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la gestione dei Beni confiscati alla criminalità organizzata con sede a Reggio Calabria ed è entrato a far parte del patrimonio dello Stato.
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