Cronaca
Conclusa la tre giorni di sciopero degli Avvocati: giustizia e tribunali nel mirino
Astensione quasi totale nella BAT per la protesta dell'Organismo Unitario Avvocatura
Italia - venerdì 21 febbraio 2014
09.40
Tre giorni di astensione degli avvocati dalle udienze, dal 18 al 20 febbraio, per protestare contro le continue modifiche apportate in questi anni dal legislatore al settore giustizia e la soppressione dei tribunali minori. Lo sciopero ha registrato una partecipazione massiccia anche nella BAT dove si è sfiorata una percentuale quasi totalitaria di adesioni. La protesta indetta a livello nazionale dall'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana, ha puntato il dito soprattutto sulla riforma della professione forense varata dal governo Monti nel 2012 per giungere fino agli ultimi rincari dei costi della giustizia a carico dei cittadini approvati con la Legge di stabilità 2014 ad opera del governo Letta. Passaggio d'obbligo anche per la soppressione di numerosi tribunali operata dal Ministro Cancellieri nonché la reintroduzione della mediazione obbligatoria in determinate materie di diritto civile dallo scorso mese di settembre.
In particolare, la classe forense contesta l'aumento smisurato e continuo delle spese giudiziarie negli ultimi anni, in ultimo quello della marca da corrispondersi al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, passata da 8 a 27 Euro dal 1 gennaio 2014. A rendere l'accesso alla giustizia civile ancor più difficoltoso per i ceti meno abbienti ha contribuito anche la diminuzione dei compensi, di un terzo, per il gratuito patrocinio operato sempre con la legge di stabilità 2014, che ha reso più difficoltosa l'assunzione di tali cause da parte dei professionisti, visto anche il notevole ritardo con cui lo Stato provvede al pagamento delle già esigue parcelle.
La protesta riguarda anche i giovani avvocati decisamente penalizzati da una politica fortemente negativa: i neo avvocati, infatti, dal 2012 sono chiamati a sostenere le spese dell'iscrizione obbligatoria alla cassa forense, anche in assenza di reddito. Infatti, se da un lato la durata della pratica forense è stata ridotta da 24 a 18 mesi, dall'altro l'esame di abilitazione è stato reso ancora più difficile col divieto di utilizzare i codici commentati nella prova scritta a partire dal 2015 e con l'obbligo di portare alla prova orale ben quattro materie fondamentali (le due procedure più diritto civile e penale) più la deontologia.
In particolare, la classe forense contesta l'aumento smisurato e continuo delle spese giudiziarie negli ultimi anni, in ultimo quello della marca da corrispondersi al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, passata da 8 a 27 Euro dal 1 gennaio 2014. A rendere l'accesso alla giustizia civile ancor più difficoltoso per i ceti meno abbienti ha contribuito anche la diminuzione dei compensi, di un terzo, per il gratuito patrocinio operato sempre con la legge di stabilità 2014, che ha reso più difficoltosa l'assunzione di tali cause da parte dei professionisti, visto anche il notevole ritardo con cui lo Stato provvede al pagamento delle già esigue parcelle.
La protesta riguarda anche i giovani avvocati decisamente penalizzati da una politica fortemente negativa: i neo avvocati, infatti, dal 2012 sono chiamati a sostenere le spese dell'iscrizione obbligatoria alla cassa forense, anche in assenza di reddito. Infatti, se da un lato la durata della pratica forense è stata ridotta da 24 a 18 mesi, dall'altro l'esame di abilitazione è stato reso ancora più difficile col divieto di utilizzare i codici commentati nella prova scritta a partire dal 2015 e con l'obbligo di portare alla prova orale ben quattro materie fondamentali (le due procedure più diritto civile e penale) più la deontologia.