Vincenzo Antolini Andria
Vincenzo Antolini Andria
Politica

Comunali 2015, Antolini: «Tutti gli errori del PD. Ora subito il candidato Sindaco»

Una lunga riflessione da parte dell'ex coordinatore cittadino dei "democratici" dopo il voto

«Finalmente si apre una fase di un confronto e di riflessione sull'esito delle urne all'interno del centrosinistra andriese, grazie all'analisi del nostro candidato, prof Sabino Fortunato, cui va il mio personale ringraziamento per l'impegno profuso in questa difficile tornata elettorale, e grazie ad alcune dichiarazione rese dall'amico Lorenzo Marchio Rossi, cui vanno le mie più sincere congratulazioni per essere risultato il consigliere comunale più suffragato in assoluto. Entrambi giungono in qualche maniera, ed io direi sorprendentemente, alla stessa conclusione: si è perso a causa della mancanza di credibilità della classe dirigente del centrosinistra locale e, quindi, urge un rinnovamento del Partito Democratico. E la sorpresa non arriva dalla conclusione, che peraltro reputo non esaustiva, ma dal fatto che giunga da colui che è stato candidato da quella classe dirigente e da colui che ne è stato il principale dirigente cittadino e provinciale».

Il post voto continua a registrare interventi ed analisi. Questa, senza mezze misure, è di Vincenzo Antolini, già segretario negli anni scorsi del Partito Democratico andriese:«Non posso che rallegrarmene visto che tento di condurre la battaglia del rinnovamento del Pd andriese da alcuni anni, evidentemente con risultati scadenti, passando per primarie e congressi, che pur rimanendo gli unici strumenti utilizzabili, hanno in difetto di appassionare e coinvolgere soprattutto gli attori interni e di suscitare una scarsissima partecipazione spontanea e non indotta. Personalmente trovo difficile che questa prospettiva di rinnovamento si realizzi, specie se a promuoverla non è una nuova leva di militanti, ci avrebbe provato anche l'attuale coordinatrice cittadina, non fosse altro perché le nuove leve o sono numericamente esigue o stanno ben attente a non sporcarsi le mani nel PD, ne è la testimonianza l'estrema difficoltà che si sono riscontrate per formare le liste a sostegno del prof. Fortunato, che sono andate tutte al di sotto delle aspettative, ovviamente chi più chi meno. Ciò non di meno trovo che un ulteriore sforzo in questa direzione sia necessario, ma prima si devono analizzare politicamente le ragioni della pesante sconfitta».

Provo allora a dare qualche chiave di lettura. - ha detto Antolini - Per il sottoscritto era evidente che l'esito della tornata elettorale cittadina fosse preannunciato già dalla differenza di impostazione della campagna elettorale dei vari candidati consiglieri a sostegno dei vari sindaci: bastava contare le paline, i 6x3, i totem, gli spazi pubblicitari on-line e dei comitati elettorali aperti per avere l'idea del grado di competitività delle liste elettorali. Le domande allora diventano altre: per quale ragione attorno ad un Sindaco uscente, molto criticato fino a pochi mesi fa perfino da alcuni neo eletti di maggioranza, si è schierata una tale macchina da guerra elettorale, e per quale ragione attorno a Fortunato non siamo stati in grado di fare altrettanto? Una seconda ragione di riflessione è che la mite coalizione di centrosinistra si è confrontata con due giganti: da un lato i grillini che hanno catalizzato tutto il voto di opinione contrario a Giorgino, convincendo in molti che il centrosinistra fosse parimenti responsabile, se non connivente, dei guai morali e giudiziari e del disastro finanziario del comune; dall'altro Giorgino, che poi ha prevalso nonostante le grandi lacune amministrative della prima gestione, che ha inaugurato il presente convincendo la maggioranza dei cittadini che Andria è cambiata in meglio soprattutto mostrando i cantieri, molti ancora aperti, altri ultimati solo per la circostanza elettorale, che nella stragrande maggioranza dei casi sono frutto di una continuità amministrativa, per contro tutte le lacune di governo cittadino sono state scaricate sulle precedenti gestioni».

«In campagna elettorale la coalizione di centrosinistra ha commesso due errori: rincorrere i grillini sui temi morali, salvo ottenere l'effetto boomerang per cui siamo stati tacciati di aver iniziato a fare opposizione solo in campagna elettorale, qui ritorna il tema della credibilità dell'azione di opposizione che pure abbiamo tentato di svolgere negli ultimi 5 anni, evidentemente in maniera assolutamente inefficace; l'altro errore è stato quello di non aver spiegato bene cosa avremmo fatto per migliorare la città. Un'altra analisi politica e non prettamente numerica è necessaria sulla difformità enorme del risultato elettorale tra le comunali e le regionali nel comune di Andria. Al netto del fatto che qualche candidato consigliere regionale sia stato più o meno bravo a farsi votare anche da chi poi ha sostenuto Giorgino, la proporzione del dato è tale da necessitare di un'interpretazione più profonda. Personalmente, pur avendo vissuto poco la campagna elettorale per ragioni familiari e lavorative, ho avuto la sensazione che gli andriesi abbiano scientemente puntato sui cavalli vincenti. Non è stato nemmeno necessario fare appello al voto utile/inutile ad un centrodestra dilaniato a livello regionale ed uno competitivo a livello cittadino, l'elettorato andriese mi ha dato la sensazione di essere estremamente utilitaristico tanto da cercare dei punti di riferimento all'interno delle compagini di governo che prevede possano avere più possibilità di successo. Se questo mio ragionamento ha un fondamento, viene da chiedersi: dove stanno gli errori, atteso che il profilo di Fortunato è ineccepibile?».

«Su questo piano trovo ampie e gravi le responsabilità di chi doveva lavorare per individuare le candidature migliori ed il modo con cui si è giunti a candidare una persona di alto profilo professionale e morale, come Fortunato, ne ha minato l'autorevolezza e la credibilità sul nascere. Più lineare sarebbe stato condurre in maniera tranquilla la coalizione alle primarie, strada da me da sempre sostenuta, o in alternativa proporre una candidatura del PD e costruire attorno una coalizione senza passare dalle primarie, con chi ci stava. Invece si è scelta la linea "facciamo le primarie, ma anche no" che ha prima reso difficoltoso l'individuazione di candidati spendibili da parte del PD e dall'altra ha portato a confondere lo stesso Sabino Fortunato. Anche la formazione della lista del Partito Democratico, peraltro senza il coinvolgimento di alcun organo statutariamente proposto, è sembrata tesa all'autoconservazione dei consiglieri uscenti, tanto che in molti hanno scelto di tenersene lontani, ottenendo quindi un risultato oltremodo insoddisfacente, e che ha pagato, ad onor del vero, anche la mancanza di un candidato di riferimento per le regionali. Vantaggio quest'ultimo non capitalizzato a sufficienza dalla Lista alla comunali "Emiliano Sindaco di Puglia", non certo per mancanza di lealtà di Sabino Zinni, ma credo per le ragioni che illustravo precedentemente».

«Come ripartire e ricostruire? - ha detto Antolini - Dando per scontato che bisogna fare opposizione in maniera più efficace e più riconoscibile, innanzitutto bisogna chiudere definitivamente la stagione della diaspora dal PD, che si inaugurò a partire dal 2009. Tombare definitivamente tutte le ragioni che allora ci divisero ed iniziare ad allevare ed istruire la classe dirigente del futuro prossimo, insegnando le basi della politica come si faceva nei partiti di una volta, quelli che funzionavano sul serio. La seconda fase sta nell'abbandonare la logica dei congressi con i pacchetti di tessere, un partito che fa quasi 2000 iscritti per il congresso e meno di 100 l'anno successivo è un partito morto, bisogna tornare ad essere un partito che promuove una partecipazione vera, tornare nelle strade, nei quartieri, gomito a gomito con i cittadini, in questo siamo stati soppiantati dai grillini. La terza fase sta nel decidere da subito come individuare il prossimo candidato sindaco, molti segnali lasciano intuire che questa sarà una consigliatura breve, in molti pronosticano una candidatura da parlamentare per il Sindaco, io temo piuttosto altri e più drammatici scenari come un commissariamento per dissesto finanziario».
  • vincenzo antolini
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