Associazioni
Coldiretti plaude all'operazione "mozzarelle taroccate"
"Ma restano ancora senza etichettatura pane e pasta"
Andria - sabato 25 marzo 2017
13.12
Plauso di Coldiretti Puglia all'attività del Comando Regione Carabinieri Forestale della Puglia e del Coordinamento Territoriale Carabinieri dell'Ambiente del Parco Nazionale Alta Murgia di Altamura che ha portato, a seguito delle indagini guidate dal Capitano Palomba, in 40 aziende nelle province di Bari, Brindisi e della BAT, al sequestro di oltre 1500 kg di prodotti caseari che riportavano in etichetta le diciture "con Latte fresco Italiano", ma in realtà venivano realizzati con le cagliate industriali, come pure di mozzarelle etichettate con la dicitura "con Latte della Murgia Barese" prodotte, invece, con latte proveniente dell'Ungheria.
"Una caratteristica distintiva e straordinaria della produzione lattiero-casearia pugliese – aggiunge Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia - è la sicurezza alimentare e la qualità che esprime. Le nostre stalle sono le più controllate al mondo (in media un controllo, diretto o in auto controllo, settimanale) e offrono un latte dalle elevate caratteristiche nutrizionali. Per quanto riguarda la qualità, è da sottolineare come oltre il 45% delle nostre produzioni serve a realizzare i migliori formaggi al mondo, la cui qualità e distintività e strettamente legata alla produzione di latte dei nostri territori".
Per questo c'è grande attesa per l'entrata in vigore del decreto sull'indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all'inganno del falso Made in Italy. Ancora oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono fatti con latte straniero, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia chiaramente riportato in etichetta. Il decreto è già stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 del decreto "Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Un provvedimento, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, che rappresenta un importante segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario. Il via libera risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che, secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l'etichetta riporti il Paese d'origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.
"In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - le importazioni di latte dall'estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, 'manipolati' e trasformati in prodotti lattiero-caseari "Made in Puglia". Il consiglio per i consumatori è di stare attenti ai prezzi di vendita dei prodotti. Per produrre un chilogrammo di mozzarella si sostengono costi per il latte di almeno 3,5 euro/kg, per cui il prezzo al pubblico di un chilo di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore agli 8 euro/kg".
Il decreto riguarda - sottolinea la Coldiretti - l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:
a) "Paese di mungitura": nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
b) "Paese di condizionamento o di trasformazione": nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della seguente dicitura: "origine del latte": nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate - precisa la Coldiretti - le seguenti diciture: "latte di Paesi UE" per l'operazione di mungitura, "latte condizionato o trasformato in Paesi UE" per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu' Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l'operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all'art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
Il provvedimento entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.
L'obbligo di indicare in etichetta l'origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare, ha portato all'approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, secondo la Coldiretti. L'Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l'obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l'obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l'obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario - continua la Coldiretti - il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c'è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.
Il prossimo passo - conclude la Coldiretti - è l'entrata in vigore dell'obbligo di indicare l'origine del grano impiegato nella pasta come previsto nello schema di decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine del grano impiegato nella pasta condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e già inviato alla Commissione Europea.
"Una caratteristica distintiva e straordinaria della produzione lattiero-casearia pugliese – aggiunge Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia - è la sicurezza alimentare e la qualità che esprime. Le nostre stalle sono le più controllate al mondo (in media un controllo, diretto o in auto controllo, settimanale) e offrono un latte dalle elevate caratteristiche nutrizionali. Per quanto riguarda la qualità, è da sottolineare come oltre il 45% delle nostre produzioni serve a realizzare i migliori formaggi al mondo, la cui qualità e distintività e strettamente legata alla produzione di latte dei nostri territori".
Per questo c'è grande attesa per l'entrata in vigore del decreto sull'indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all'inganno del falso Made in Italy. Ancora oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono fatti con latte straniero, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia chiaramente riportato in etichetta. Il decreto è già stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 del decreto "Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Un provvedimento, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, che rappresenta un importante segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario. Il via libera risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che, secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l'etichetta riporti il Paese d'origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.
"In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - le importazioni di latte dall'estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, 'manipolati' e trasformati in prodotti lattiero-caseari "Made in Puglia". Il consiglio per i consumatori è di stare attenti ai prezzi di vendita dei prodotti. Per produrre un chilogrammo di mozzarella si sostengono costi per il latte di almeno 3,5 euro/kg, per cui il prezzo al pubblico di un chilo di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore agli 8 euro/kg".
Il decreto riguarda - sottolinea la Coldiretti - l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:
a) "Paese di mungitura": nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
b) "Paese di condizionamento o di trasformazione": nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della seguente dicitura: "origine del latte": nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate - precisa la Coldiretti - le seguenti diciture: "latte di Paesi UE" per l'operazione di mungitura, "latte condizionato o trasformato in Paesi UE" per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu' Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l'operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all'art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
Il provvedimento entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.
L'obbligo di indicare in etichetta l'origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare, ha portato all'approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, secondo la Coldiretti. L'Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l'obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l'obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l'obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario - continua la Coldiretti - il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c'è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.
Il prossimo passo - conclude la Coldiretti - è l'entrata in vigore dell'obbligo di indicare l'origine del grano impiegato nella pasta come previsto nello schema di decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine del grano impiegato nella pasta condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e già inviato alla Commissione Europea.