Cronaca
Clan "Pesce-Pistillo": 48 indagati e 19 arresti compiuti stanotte
Disarticolato il fiorente commercio di droga: San Valentino e Centro Storico per due famiglie divenute rivali
Andria - venerdì 7 febbraio 2014
12.47
Non si trattava più di un clan singolo ma di due famiglie che dal 2011 hanno cominciato a lavorare in modo distinto nel fiorente mercato della droga nonostante i forti legami di amicizia e soprattutto parentela. Ben 48 gli indagati di cui 19 posti stanotte agli arresti e clan "Pesce-Pistillo" disarticolato dopo una complessa indagine partita in differenti momenti da parte di Polizia e Carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Droga di ogni genere proveniente da Albania, napoletano, cerignolano e dalla Città di Barletta per rifornire un mercato divenuto sempre più ampio per le due famiglie, con una perfetta organizzazione che prevedeva una struttura apicale sino alla vendita, gestione dei soldi ed alle cosiddette "bacchette", cioè le vedette. Gli arresti di questa notte, eseguiti dalla Squadra Mobile dei Commissariati di Andria e Bari nonché dai Carabinieri sia provinciali che della Città di Federico con l'ausilio di oltre 100 uomini, elicotteri ed unità cinofile, ha permesso di rendere non più operativo l'intero gruppo criminale.
Nel dettaglio, dalla minuziosa ricostruzione degli inquirenti, i due gruppi criminali nel 2011 hanno avuto una separazione per via di dissidi interni sulla gestione organizzativa del traffico di droga ed in particolare sui canali di approvigionamento. In città, sino ad all'ora, vi era un vero e proprio patto con l'indicazione di quantità, uomini e modalità. Da quel momento in poi la famiglia Pesce si è insediata nel Centro Storico cittadino in particolare nei pressi della Chiesa di Santa Chiara, mentre la famiglia Pistillo ha proseguito i suoi affari nel Quartiere di San Valentino. Nell'agosto del 2011 la scarcerazione di Salvatore Pesce ha rotto gli equilibri assieme all'arresto ed al pentimento dei fratelli Di Ceglia. In città si è rischiata una recrudescenza di una guerra di mala, una vera e propria faida tra le famiglie per il controllo del traffico di droga, prontamente bloccata dalle forze dell'ordine grazie a diversi arresti mirati (15 in tutto) soprattutto dopo una sparatoria avvenuta sempre in quell'anno con il ferimento di un paio di soggetti. La telecamera sul campanile della Chiesa nel Centro Storico, ha permesso di riprendere tutti i movimenti e tutta l'organizzazione del clan in due anni di indagine da parte della Polizia. I Carabinieri, invece, si sono concentrati sul clan Pistillo nel Quartiere di San Valentino. I primi rilievi già a partire dal 2006 con la ricostruzione, passo dopo passo, di tutta l'organizzazione e soprattutto dei nuovi equilibri dopo la spartizione del territorio.
Il lavoro di coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ha permesso di far emergere l'enorme mole di denaro della cui disponibilità erano in possesso le famiglie nonché il ruolo attivo delle donne, vere e proprie tesoriere dei clan nonché collante tra carcere ed esterno. Le stesse donne, di cui una arrestata in questa operazione ed una deceduta nel corso delle indagini, avevano anche il compito di mantenere gli equilibri tra gli uomini. Una "bacchetta" arrivava a guadagnare sino a 7mila euro in un mese mentre tutte le famiglie si sostentavano e riuscivano a sostentare anche coloro i quali terminavano in carcere con ingenti somme di denaro messe a loro disposizione. I proventi, infatti, erano divisi perfettamente in parti uguali tra le varie mansioni dell'organizzazione. L'indagine di Polizia e Carabinieri, come ribadito dal Questore di Bari, Domenico Pinzello, e dal Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Rosario Castello, nonché dalle cariche locali come il Dirigente Modeo ed il Capitano Orlanducci, è stata estremamente poco invasiva in modo da poter procedere agli arresti senza nessuna fuga. Le indagini proseguono con l'intervento sui capitali ed il prossimo sequestro di ingenti milioni di euro. Gli altri 29 soggetti non arrestati, saranno denunciati a piede libero non essendoci più l'aggravante dell'attualità, essendo passati anche 2 o 3 anni da alcuni dei fatti contestati, per un quadro d'indagine che si sviluppa con fatti a partire dal 2004 sino al 2012.
Nel dettaglio, dalla minuziosa ricostruzione degli inquirenti, i due gruppi criminali nel 2011 hanno avuto una separazione per via di dissidi interni sulla gestione organizzativa del traffico di droga ed in particolare sui canali di approvigionamento. In città, sino ad all'ora, vi era un vero e proprio patto con l'indicazione di quantità, uomini e modalità. Da quel momento in poi la famiglia Pesce si è insediata nel Centro Storico cittadino in particolare nei pressi della Chiesa di Santa Chiara, mentre la famiglia Pistillo ha proseguito i suoi affari nel Quartiere di San Valentino. Nell'agosto del 2011 la scarcerazione di Salvatore Pesce ha rotto gli equilibri assieme all'arresto ed al pentimento dei fratelli Di Ceglia. In città si è rischiata una recrudescenza di una guerra di mala, una vera e propria faida tra le famiglie per il controllo del traffico di droga, prontamente bloccata dalle forze dell'ordine grazie a diversi arresti mirati (15 in tutto) soprattutto dopo una sparatoria avvenuta sempre in quell'anno con il ferimento di un paio di soggetti. La telecamera sul campanile della Chiesa nel Centro Storico, ha permesso di riprendere tutti i movimenti e tutta l'organizzazione del clan in due anni di indagine da parte della Polizia. I Carabinieri, invece, si sono concentrati sul clan Pistillo nel Quartiere di San Valentino. I primi rilievi già a partire dal 2006 con la ricostruzione, passo dopo passo, di tutta l'organizzazione e soprattutto dei nuovi equilibri dopo la spartizione del territorio.
Il lavoro di coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ha permesso di far emergere l'enorme mole di denaro della cui disponibilità erano in possesso le famiglie nonché il ruolo attivo delle donne, vere e proprie tesoriere dei clan nonché collante tra carcere ed esterno. Le stesse donne, di cui una arrestata in questa operazione ed una deceduta nel corso delle indagini, avevano anche il compito di mantenere gli equilibri tra gli uomini. Una "bacchetta" arrivava a guadagnare sino a 7mila euro in un mese mentre tutte le famiglie si sostentavano e riuscivano a sostentare anche coloro i quali terminavano in carcere con ingenti somme di denaro messe a loro disposizione. I proventi, infatti, erano divisi perfettamente in parti uguali tra le varie mansioni dell'organizzazione. L'indagine di Polizia e Carabinieri, come ribadito dal Questore di Bari, Domenico Pinzello, e dal Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Rosario Castello, nonché dalle cariche locali come il Dirigente Modeo ed il Capitano Orlanducci, è stata estremamente poco invasiva in modo da poter procedere agli arresti senza nessuna fuga. Le indagini proseguono con l'intervento sui capitali ed il prossimo sequestro di ingenti milioni di euro. Gli altri 29 soggetti non arrestati, saranno denunciati a piede libero non essendoci più l'aggravante dell'attualità, essendo passati anche 2 o 3 anni da alcuni dei fatti contestati, per un quadro d'indagine che si sviluppa con fatti a partire dal 2004 sino al 2012.